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Poche ore al conclave

Chi attende con il fiato sospeso ha più domande che certezze

Le pagine di tutti i quotidiani sono piene di approfondimenti, previsioni, descrizioni più o meno colorate dell’aria che si respira a Roma, più specificatamente Oltretevere, in Vaticano, tra i porporati, nelle piazze e sulle strade gremite di fedeli e pellegrini che si confondono con i romani che sbuffano nel traffico ma che in fondo sanno di essere, ancora una volta, la prima fila di un mondo che guarda all’incedere della Storia. 

I giornalisti cercano di strappare dai cardinali una dichiarazione, una provocazione, uno sguardo che possa dare lo spunto per un articolo e fornire altre chiavi di lettura, altri borsini, nuove suggestioni. La formazione è data: scendono in campo i titolarissimi, gli outsiders, i sinistri, i destri, i conservatori, i progressisti, gli italiani, gli stranieri, i troppo giovani, i troppo vecchi, i periferici, i centrali. Tutto è lecito prima dell’“extra omnes”, che sarà un po’ come quel momento in cui si prende fiato prima di mettere la testa sott’acqua.

In ballo non c’è solo il futuro della Chiesa Cattolica. L’elezione di un Papa, più o meno direttamente, coinvolge un po’ tutti, persino chi cattolico non è, chi cristiano non è. Non tanto da affermare che il Vaticano incida e influenzi oggi come abbia fatto nella storia passata, ma sufficientemente da credere che chi succederà a Bergoglio avrà su di sé un peso non indifferente e un protagonismo che, in mezzo a tante debolezze e crisi della politica mondiale, in un modo o nell’altro farà valere. 

C’è chi spera, e lavora, affinché il nuovo Papa segua il solco di Francesco, accettando le sfide della contemporaneità che mettono a dura prova il dogma e la tradizione, con animo popolare e marcata riluttanza nei confronti del “potere” e della Chiesa, nella sua accezione più istituzionale e “curiale”. 

C’è anche chi si prodiga con ogni mezzo al fine di giocare la carta della discontinuità, che comprenda un ritorno alla “primogenitura” della chiesa cattolica, nella riscoperta di un’identità considerata fin troppo indebolita dall’apertura al mondo contemporaneo, che sotto troppi aspetti è considerato effimero e in balia dei venti. 

E poi ci sono i “centristi”, i “moderati”, che si presentano come coloro che, in nome della tenuta del cattolicesimo, si impegnano a mediare tra anime e correnti, senza strappi né provocazioni, tra le alte mura vaticane.

I cardinali si stanno incontrano tutti nelle cosiddette congregazioni generali e ogni parola espressa porta con sé il valore di un possibile accordo in vista di alleanze. Dal Sud del mondo, quello che cresce e che mostra vitalità vocazionale e missionaria, si rivendica maggiore spazio a discapito di un’Europa che langue sotto i colpi di una crescente secolarizzazione e di un Nordamerica alle prese con l’uragano Trump, che posta fotomontaggi di sé, sul soglio pontificio. Ecco che, a motivo di ciò, crescono le quotazioni di africani e asiatici, tanto nel solco della continuità con Francesco, quanto in quello della forte discontinuità.

Ma la compagine cardinalizia italiana (che presenta profili molto diversi tra loro) intende giocare un ruolo da protagonista, più o meno dichiaratamente, cosa che vogliono fare anche l’Ungheria e gli stessi Stati Uniti, questi ultimi maggiormente ascrivibili alla fronda conservatrice.

Serve la maggioranza qualificata per la fumata bianca. È probabile che al quarto/quinto scrutinio quel fumo salirà dalla canna della Cappella Sistina, magari regalando una sorpresa, un’elezione imprevista che avrà sbloccato eventuali empasse; d’altronde non è di oggi il detto “chi entra papa esce cardinale”.

Meno probabile che i nodi saranno definitivamente sciolti; motivo per cui tutti guarderanno alle prime parole dell’eletto, al nome che sceglierà e all’atteggiamento che mostrerà sin dalle prime battute. Mancano davvero poche ore e quella porta si chiuderà lasciandoci tutti con più domande che certezze.

  • Laurea in Relazioni Internazionali alla facoltà di Scienze Politiche di Perugia, dove ho conseguito anche una laurea specialistica in Politica Estera e Sistema Internazionale.
    Lavoro nel management locale di una multinazionale e sono coordinatore regionale dell'agenzia umanitaria ADRA in Umbria.
    Sono stato cinque anni membro del Cda della Fondazione antiusura Adventum e cinque anni membro del comitato esecutivo dell'ente OSA 8×1000. Attualmente sono anche Consigliere comunale della città di Perugia.
    Ho collaborato con riviste e radio nella cura di rubriche e nel lavoro di redazione.

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