Habemus Papam: Arianne Ghersi intervista Marco Ansaldo
Tutte le immagini riportate nell’articolo (copertina compresa) sono originali, inedite e concesse in esclusiva a Caput Mundi da Marco Ansaldo.
Quale è il percorso di Leone XIV, quale fattore si può ipotizzare abbia “giocato a favore” della sua elezione?
La Chiesa ha il potere di sorprenderci quasi sempre per le scelte mirate che fa nei Conclavi. Nel giro di appena 4 votazioni i cardinali hanno spazzato via tutte le maggiori ipotesi fatte da vaticanisti e osservatori, per andare a pescare un porporato del tutto inatteso. Ma al momento stesso completo di tutte le caratteristiche in grado di affrontare un tempo geopolitico confuso come quello che stiamo attraversando, fatto di caos e di accelerazioni continue.
Robert Francis Prevost ha doti personali e spirituali di prim’ordine, con un percorso sia pastorale sia come dirigente ecclesiastico. Innanzitutto, per le origini: è uno statunitense, ma figlio di immigrati provenienti da parte di madre dalla Spagna, oltre che di sangue creolo, e da parte di padre da Francia e Italia. È un americano a tutto tondo, nel senso che si sente perfettamente anche latino-americano, avendo lavorato quasi vent’anni in Perù, lingua che addirittura parla con un accento evidente. Ha fatto studi di matematica, filosofia, teologia e diritto canonico. È un agostiniano (il cui acronimo dell’Ordine è OSA) che ha fatto prima il missionario all’estero e poi il Priore generale. È un uomo appassionato di sport, tennis e baseball, capace di andare a cavallo. È un poliglotta che parla correntemente 5 lingue.
Un americano del tutto controcorrente rispetto all’attuale amministrazione alla Casa Bianca, inclusivo, aperto al mondo, attento ai problemi dell’immigrazione. Un uomo capace di sferzare – da cardinale – la Russia di Putin accusandola con grande nettezza di essere stata protagonista “di un’invasione imperialista in Ucraina”.
Papa Francesco gli ha dato la porpora solo due anni fa, facendolo venire a Roma come Prefetto per il Dicastero dei Vescovi. In più, durante il Conclave, la scelta è caduta su di lui come coordinatore dei cardinali, che ne hanno potuto apprezzare le doti diplomatiche. Infine, pur attento alle riforme di Francesco, Leone XIV è un moderato che piace anche ai conservatori perché attento agli aspetti più tradizionali della Dottrina (ha subito indossato la mozzetta rossa, è tornato a vivere nell’Appartamento papale all’interno del Palazzo Apostolico, è prudente sulle questioni riguardanti le donne nella Chiesa e gli omosessuali). È persino il primo Papa boomer, attento ai social media e ai vantaggi e ai pericoli dell’Intelligenza Artificiale. Ecco perché è stato scelto. La Chiesa spesso sa vedere molto lontano.
Quali potrebbero essere le caratteristiche comuni e quali gli aspetti difformi rispetto al papato di Bergoglio?
Sicuramente le riforme. Papa Leone porterà avanti gli aspetti più attuali già affrontati dal suo predecessore ma, con il nome che si è scelto, sarà attento a quelle che Leone XIII a fine Ottocento considerava come questioni ineludibili: la difesa dei lavoratori degli sfruttati nell’Enciclica “Rerum Novarum” che ha incardinato la Dottrina sociale della Chiesa. Leone XIV aggiornerà questi aspetti, estendendoli alle questioni più urgenti che riguardano il mondo del lavoro, tenendo al centro l’etica e la morale. Al tempo stesso Papa Prevost sarà meno movimentista rispetto a Francesco e più cauto sia nelle esternazioni sia nell’approccio personale e nella guida del Vaticano, apparso negli ultimi anni un po’ frastornato dalle scosse impresse dal Pontefice argentino. Ma la sua missione principale sarà “la pace”, la prima parola che ha pronunciato.
Nei giorni precedenti il conclave, molti sono stati i nominativi ipotizzati. Quali figure erano davvero “di spicco”? Quali potrebbero essere le motivazioni che hanno fatto sì che non fossero eletti?
Ancora una volta gli italiani non sono stati scelti. Accade ormai da quasi mezzo secolo. Eppure, i nomi erano forti: Parolin, Pizzaballa, Zuppi, fra i tanti. Ma quando ci sono troppi candidati, è facile che si annullino fra di loro. Inoltre, così come la discussa conduzione della Segreteria di Stato del cardinale Tarcisio Bertone costò nel 2013 l’elezione all’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, considerato papabilissimo e invece subito scartato a favore di Jorge Mario Bergoglio, così nel 2025 Pietro Parolin è stato impallinato dagli stranieri sia perché toccato dal caso finanziario del suo diretto collaboratore, l’ex Sostituto cardinale Angelo Becciu, sia perché capo dei nunzi, quindi con grandissima esperienza diplomatica ma non dal punto di vista pastorale.
I voti sono allora andati su Pizzaballa e sul filippino Tagle, mentre i conservatori americani e africani puntavano sull’ungherese Erdo. Ma già dalla seconda e terza votazione la figura di Prevost emergeva come la candidatura più forte e capace di trovare un compromesso fra tutte le fazioni. Cosa che si è realizzata alla quarta votazione, nello spazio dunque di sole 24 ore.
La scelta del nuovo papa avrà dirette o indirette conseguenze geopolitiche?
Non c’è alcun dubbio. La storia più recente lo dimostra con l’elezione del polacco Karol Wojtyla e le conseguenze che la sua figura ha rivestito negli anni del crollo dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia. Leone XIV subito ha annunciato di stare preparando il viaggio in Turchia per i 1700 anni del Concilio di Nicea. Di seguito, il presidente ucraino Volodymir Zelenskij lo ha invitato a Kiev. Poi a una giornalista peruviana Papa Prevost ha detto di voler andare a Lima e nella sua diocesi di appartenenza.
Inoltre, si parla già della possibilità di un viaggio in Medio Oriente. Infine, un po’ più in là, Prevost ha anche detto di voler fare ritorno negli Stati Uniti, a vedere la famiglia a Chicago e sicuramente per un percorso diplomatico e pastorale che non potrà non prevedere un interessante incontro con il presidente americano Donald Trump per un confronto concreto sui temi più attuali. E siamo solo all’inizio.
Prospettive future e considerazioni personali
Credo che quello di Leone XIV sarà un Pontificato interessantissimo e del tutto adatto ai tempi che stiamo vivendo. Non resta che assistere a quello che accadrà intorno al mondo della Chiesa e al Vaticano, oltre alle ripercussioni politiche e internazionali che questa scelta dirompente comporterà. Quello che noto fin da subito è la grande speranza sul nuovo Pontefice, e come questo Papa, così come è stato per il suo predecessore, venga percepito con la necessità di trovare finalmente una figura morale alta a cui riferirsi, nello scadimento delle personalità che stanno governando il mondo.
Da un punto di vista personale, infine, vivere per l’ennesima volta con grande curiosità l’emozione di un Conclave, e continuare a seguire i vari scacchieri internazionali e del Vaticano in un tempo elettrizzante come questo, lo considero non soltanto un’esperienza professionale unica, ma una grazia.




