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Verso il “soldato aumentato” grazie all’IA

Negli ultimi due decenni, le forze armate di numerose potenze globali hanno investito risorse crescenti nello sviluppo di capacità tecnologiche che superano il concetto tradizionale di combattente. Il “soldato aumentato” è l’espressione più compiuta di una strategia militare incentrata sull’integrazione uomo-macchina, in cui l’intelligenza artificiale (IA) funge da moltiplicatore delle capacità operative, cognitive e fisiche del personale militare.

Tale visione non è più confinata alla fantascienza, ma trova concreta attuazione in programmi come l’”Integrated Visual Augmentation System” (IVAS) dell’esercito statunitense, sviluppato da Microsoft sulla base del visore HoloLens, che combina realtà aumentata, sensori termici, mappatura del terreno in tempo reale e funzioni di targeting (individuazione degli obiettivi) avanzate (Novet, 2021).

Il concetto di soldato aumentato si afferma nei primi anni Duemila, nel contesto dell’evoluzione della “Revolution in Military Affairs” (RMA), che promuoveva un’elevata integrazione di tecnologia, informazione e dominio dello spettro operativo. Ma è con l’inizio della cosiddetta “Terza Compensazione Strategica” (Third Offset Strategy) che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) ha esplicitamente introdotto l’idea di “aumentare” l’essere umano, non solo mediante tecnologie esterne, ma anche con soluzioni biotecnologiche, interfacce neurali e sistemi predittivi basati su IA.

Già in uno studio del 2017 il maggiore Christopher Andrew Macak della Marina degli Stati Uniti sottolineava come la vera competizione strategica non sarà più solo su piattaforme, ma su chi sarà in grado di potenziare meglio l’uomo attraverso l’integrazione uomo-macchina (Macak, 2017).

La costruzione di un soldato aumentato non si limita all’introduzione di singole tecnologie, ma si fonda su un’architettura sistemica che integra:

  • Sensori biometrici ed ambientali, che raccolgono dati fisiologici, cognitivi e tattici.
  • Dispositivi di realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) per fornire un ambiente operativo informato e adattabile.
  • Interfacce neurali sperimentali, come quelle sviluppate dal programma N3 (Next-Generation Nonsurgical Neurotechnology) della DARPA, in grado di trasmettere comandi mentali a droni o computer.
  • Sistemi di supporto decisionale basati su intelligenza artificiale e deep learning, capaci di elaborare in tempo reale quantità massicce di dati tattici.

Secondo il report pubblicato dal CSBA nel 2018, l’integrazione efficace tra soldato e IA richiede una profonda revisione dottrinale, nonché un addestramento specifico per evitare l’effetto di sovraccarico cognitivo che potrebbe compromettere le operazioni in ambienti ad alta intensità informativa (Ryan, 2018).

Le applicazioni operative del soldato aumentato sono già oggetto di test in scenari simulati e in teatri operativi reali. Gli effetti strategici comprendono:

  • Espansione del dominio sensoriale: i sensori incorporati nei caschi o nelle divise possono ampliare il campo visivo, la percezione acustica e termica oltre le capacità naturali umane.
  • Velocizzazione del ciclo decisionale: i sistemi di IA che assistono il soldato possono filtrare il rumore informativo, proponendo le opzioni più rilevanti in contesti critici.
  • Riduzione delle vulnerabilità fisiologiche: esoscheletri od interfacce neurali possono compensare condizioni estreme, lesioni o stress operativi prolungati.

Un esempio concreto è rappresentato dal “Exoskeleton Tactical Assault Light Operator Suit” (TALOS), progettato per le forze speciali statunitensi: tale sistema non solo supporta il peso dell’equipaggiamento, ma è integrato con un modulo di IA per monitorare in tempo reale i parametri vitali e intervenire in caso di ferite da combattimento (Defense News, 2019).

Un soldato indossa il sistema TALOS durante un’esercitazione

Il dominio tecnologico sul campo di battaglia è una delle principali dimensioni della competizione tra grandi potenze. Gli Stati Uniti, la Cina e la Russia stanno conducendo programmi paralleli per sviluppare soldati aumentati. In Cina, il China Electronics Technology Group Corporation (CETC) ha annunciato piani per la fusione tra IA e genomica per ottimizzare le prestazioni psicofisiche dei militari, con un’enfasi sulla “neuroenhancement warfare” (guerra basata sull’incremento delle capacità neurosensoriali) (Kania, 2020).

Ciò apre scenari in cui la competizione militare non sarà solo fondata su missili ipersonici o armi a energia diretta, ma anche sulla capacità di produrre operatori dotati di superiorità sensoriale, cognitiva e decisionale.

Ma l’introduzione di soldati aumentati pone anche alcune criticità sistemiche:

  • Compatibilità dottrinale: le forze armate devono rivedere le proprie tattiche, procedure e protocolli per incorporare i nuovi strumenti.
  • Sostenibilità logistica: le tecnologie avanzate richiedono sistemi di supporto, manutenzione e alimentazione sofisticati e vulnerabili.
  • Accettazione culturale: il personale militare, soprattutto nelle forze tradizionali, può manifestare resistenze all’integrazione con macchine o algoritmi, percepiti come un rischio alla propria autonomia operativa.

Il generale statunitense James McConville, Capo di Stato Maggiore dell’U.S. Army, ha dichiarato in un’intervista come l’essere umano resterà sempre il centro della decisione in combattimento, ma sarà affiancato da sistemi che ne aumentino le capacità, non che le sostituiscano (JBSA news, 2020).

Il paradigma del soldato aumentato rappresenta una delle più profonde trasformazioni nella storia dell’apparato militare moderno. Esso si colloca all’incrocio tra biotecnologia, informatica, neuroingegneria e tattica militare e se da un lato offre prospettive operative di straordinaria efficacia, dall’altro impone una revisione strutturale e culturale del modo di concepire l’uomo in guerra. L’IA non sostituisce il combattente, ma ne ridefinisce i confini funzionali, aprendo una nuova era della condotta bellica fondata sull’integrazione simbiotica tra uomo e macchina.


Riferimenti bibliografici:

  • Senior IT Manager, esperto in cybersecurity ed intelligenza artificiale. Dal 1999 opera nel settore IT dallo sviluppo, alla direzione di progetti, sia in ambito startup che in ambito corporation; negli ultimi anni si è specializzato in sicurezza informatica e nelle tematiche inerenti all’adozione dell’IA nei processi aziendali.
    Fondatore del blog "Caput Mundi", responsabile della gestione sistemistico-tecnico-operativa del sito ed operatore delle pubblicazioni sul blog e rispettivi profili social, coordinatore della sezione "Informatica e Tecnologia".

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