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La storia delle forze speciali israeliane parla italiano

L’incredibile storia di Fiorenzo Capriotti

La storia della nostra nazione è ricca di personaggi che hanno fatto grande questo Paese. Personaggi più o meno conosciuti, più o meno presenti nei libri di storia che si trovano a scuola e nelle librerie o nelle fiction televisive che vengono create per raccontarne la biografia.

Esistono poi figure, sconosciute ai più, che allo stesso modo hanno contribuito a rendere importante il nostro Paese, dando lustro all’immagine dell’Italia in numerosi Paesi stranieri. Penso a figure come Rodolfo Siviero[1], Luigi Del Bianco[2] o Amedeo Guillet[3], solo per citarne alcuni. Tra questi italiani sconosciuti, ve n’è uno in particolare che ha stregato la mia curiosità e nella cui storia mi sono imbattuto per puro caso: Fiorenzo Capriotti.

Fiorenzo Capriotti nacque l’8 settembre del 1911 ad Ascoli Piceno e giovanissimo, appena diciottenne, si arruolò nella Regia Marina. Come primo imbarco venne assegnato sull’incrociatore “Quarto” che nel 1929 era di stanza in Cina e, come vedremo più avanti, fu proprio in quell’occasione che conobbe un altro italiano che fu determinante nel segnare lo straordinario cammino della sua avventura.

Dopo aver partecipato alla guerra d’Etiopia e alla guerra civile spagnola, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale venne trasferito alla X^ Flottiglia MAS per via delle sue spiccate capacità di manovratore degli M.T.M. (Motoscafo Turismo Modificato).

Con la X^ Flottiglia il 26 marzo del 1941 partecipò in Grecia all’attacco nella baia di Suda e il 26 luglio dello stesso anno[4] all’attacco di Malta, episodio durante il quale venne gravemente ferito e catturato dalle forze armate britanniche. Trascorse la prigionia tra Inghilterra, Scozia, Missouri e isole Hawaii, rifiutando sempre di cooperare per ottenere una liberazione anticipata.

Nel 1946, dopo cinque anni di prigionia, fu finalmente liberato. Poté fare ritorno in Italia come reduce di guerra e si congedò dalla Marina.

Due anni dopo, nel 1948, avvenne il famoso incontro a cui accennavo all’inizio di questa storia, quello destinato a segnare profondamente la sua avventura. Durante un viaggio nella Capitale, reincontrò il Capitano di Vascello Agostino Calosi, che aveva conosciuto anni prima durante il periodo in cui era imbarcato in terra cinese. Il Comandante Calosi, al momento del loro incontro, era il capo del SIS Marina (Servizi Informazioni Segreto afferente alla forza armata di mare) e l’organizzatore di una nuova struttura segreta particolare che stava per operare nel neonato stato di Israele.

Prima di continuare con il racconto dell’avventura di Capriotti è utile inquadrare il contesto dell’epoca, con particolare riferimento ai legami tra Italia ed Israele.

Nel 1948 al Mossad, che in quel periodo si muoveva con estrema disinvoltura sul territorio italiano, era stato assegnato il compito di reperire ogni tipo di armamento per l’Haganah[5], impedendo allo stesso tempo che gli stati arabi ne ricevessero. L’Italia era stata scelta per via della sua posizione geografica e per la “fluida” condotta politica del governo ancora fortemente influenzata dai risultati della fine della Seconda Guerra Mondiale. Oltretutto il Mossad godeva di molte simpatie anche a livello governativo, al punto che nell’aprile del ’48 a Trento lo stesso De Gasperi ebbe un incontro con Ada Sereni[6], nel quale il Presidente del Consiglio promise di chiudere un occhio (possibilmente due, come ricorderà la Sereni nei suoi racconti) sulle attività dei servizi segreti israeliani in Italia[7].

La presenza sul territorio italiano di ingenti quantità di armi e la presenza di truppe alleate, favoriva enormemente il lavoro del Mossad, con la compiacenza delle autorità italiane. Mentre in alcuni aeroporti clandestini (nella Piana del Sele e nel Tavoliere delle Puglie) l’embrione dell’aereonautica israeliana si addestrava all’uso dei primi Spitfire e Messerschmith, presso Formia[8] muovevano i primi passi gli operatori subacquei della Marina Israeliana che, equipaggiati con materiali italiani, ricevevano l’addestramento di base, lo stesso degli operatori Gamma della X^ MAS.

Tramite il Comandante Calosi, Capriotti entrò in contatto con Ada Sereni e con un altro agente del Mossad, Yeuda Arazi, i quali avevano il compito di ottenere un accordo per formare in Israele un gruppo di operatori subacquei in grado di utilizzare i barchini esplosivi della X^MAS che erano stati nel frattempo acquisiti dal Mossad in giro per l’Italia.

Per portare a termine il compito, il Comandante Calosi mise insieme un gruppo di tre operatori subacquei tutti provenienti dalla X^ flottiglia: il Capitano Geo Calderoni, del battaglione nuotatori paracadutisti; il sottotenente di vascello Nicola Conte, pilota di mezzi subacquei; e il capo di terza classe Fiorenzo Capriotti, pilota esperto di MTM. Il loro contributo sarà determinante a creare quella che diventerà la forza speciale della Marina, oggi conosciuta in tutto il mondo con il nome di “Shayetet 13” (Tredicesima Flottiglia) [9].

Nel giugno del 1948 i tre operatori italiani arrivarono in Israele sotto falso nome, come un gruppo di ebrei provenienti dalla Romania (Capriotti si presentò con il passaporto di un tale Mr. Katz) e vennero subito trasferiti a Cesarea dove si incontrarono con i primi 12 ragazzi israeliani che avrebbero dovuto formare, tutti provenienti dal Palmac[10] e dal Palyam[11]. Tra questi vi era Yohay Ben Nun, l’uomo che fonderà appunto la Flottiglia 13 e che nel 1960 diventerà Capo di Stato Maggiore della Marina Israeliana. Come luogo d’addestramento venne scelto il Mare di Galilea, meglio noto come Lago di Tiberiade, dove nei mesi precedenti erano stati raggruppati i barchini d’assalto esplosivi che il Mossad aveva reperito per la neonata formazione militare. Da luglio ad ottobre gli istruttori italiani sottoposero il gruppo di giovani marinai israeliani a duri addestramenti sia diurni che notturni, con lo scopo di formarli in maniera ottimale e il più velocemente possibile. Il duro addestramento e la dedizione di tutti portarono immediatamente i risultati sperati, al punto che la notte del 22 ottobre di quell’anno gli operatori israeliani furono impiegati con successo nella loro prima missione operativa nelle acque del porto di Gaza.

Come prima azione il gruppo di incursori israeliani affondò la nave ammiraglia della marina militare egiziana, la “Re Farouk”, e un dragamine. Questa missione ebbe dei risultati di rilievo strategico perché liberò le coste dalla pressione egiziana e consenti all’esercito israeliano di conquistare la striscia di Gaza. Per questa azione il gruppo riceverà il plauso dello stesso primo ministro Ben Gurion, che rimase profondamente colpito dalla nuova capacità che aveva appena dimostrato di avere lo Stato di Israele. L’episodio fu talmente importante per la storia militare di Israele che ancora oggi il 22 ottobre viene celebrato dalla Marina Israeliana come Navy Day.

Al termine della formazione del personale di quello che sarà il primo nucleo dello Shayetet 13, Capriotti fece ritorno in Italia con un passaporto israeliano e si preparò alla seconda fase del suo compito: quello di reperire il materiale per la componente subacquea della 13^ Flottiglia. Ma al suo ritorno in patria, Capriotti dovette sospendere la sua attività perché gli Inglesi, intervenuti come forza di polizia militare nel porto di Gaza a seguito degli affondamenti, recuperarono i resti dei barchini e ne capirono la provenienza, creando pertanto le basi per un incidente diplomatico con lo Stato italiano.

Per superare questa impasse, Capriotti, con l’aiuto di Isacar Haimovich, a quel tempo capo della commissione economica dell’Ambasciata israeliana a Roma, aprì uno studio tecnico in Svizzera, nella città di Lugano, che fungeva da copertura per la creazione di una catena commerciale che doveva reperire e acquisire mezzi subacquei da inviare in Israele per lo Shayetet 13.

L’ufficio di Lugano provvedeva anche alla creazione di nuova componentistica di materiale militare servendosi dell’aiuto di alcuni ingegneri italiani, componentistica che lo stesso Capriotti supervisionava nella parte del montaggio e del collaudo a mare durante i suoi numerosi viaggi tra la Svizzera ed Israele.

L’ufficio tecnico di Lugano venne chiuso nel 1955, quando Capriotti fece ritorno in Italia e si dedicò ad altra attività lavorativa ma, nel corso degli anni, strettissimo rimase il suo legame con Israele e con la marina militare che aveva contribuito a formare.

Legame talmente forte ed indissolubile che il 22 ottobre del 1992, durante il Navy Day della Marina, l’Ammiraglio Ami Ayalon, Comandante della Marina Israeliana, conferì a Fiorenzo Capriotti la nomina di Comandante ad honorem dello Shayetet 13, privilegio che ad oggi non è stato mai più assegnato ad un cittadino straniero.

Ricostruire l’incredibile storia di questo militare ed imprenditore italiano che tanto ha fatto per dare lustro all’immagine del nostro Paese in terra di Israele è stato abbastanza complesso. Lo stesso Capriotti ha avuto non poche difficoltà nel pubblicare i suoi due libri autobiografici, al punto di doverseli pubblicare da sé, facendoli stampare da una tipografia di Ascoli Piceno. Ed effettivamente reperire questi due volumi non è stato affatto semplice.

Fino ai primi anni duemila da molti è stato considerato scomodo il fatto che ci potesse essere una storia che legava in maniera così forte la partecipazione dello Stato italiano alla costruzione della Marina israeliana ed anche per questo motivo è stato difficile per Capriotti fare in modo che le sue memorie non andassero perdute. Materiale per ricostruire questa storia ve ne è veramente pochissimo e le persone che hanno preso parte a queste incredibile avventura sono ormai tutte morte. Così come Fiorenzo Capriotti, che il 10 novembre del 2009 si è spento nell’ospedale civico di San Benedetto del Tronto.

La mia speranza è che, anche con la lettura di questa breve narrazione biografica, si possa mantenere vivo il ricordo di questa straordinaria ed affascinante storia italiana.


Note:

[1] Storico dell’arte, ma anche agente segreto, svolse un’importante attività di recupero delle opere d’arte trafugate dai nazisti nella Seconda guerra mondiale. Fece parte del gruppo dei “Monuments Men“. A partire dagli anni ’50 si è occupato di tutte le opere d’arte rubate ed esportate dall’Italia.

[2] Friulano emigrato in America, contribuì alla realizzazione del “Mount Rushmore National Memorial”. Il mastro carpentiere italiano partecipò, con un ruolo fondamentale, alla realizzazione dei volti dei presidenti americani del Monte Rushmore.

[3] Ufficiale di Cavalleria durante la Seconda Guerra Mondiale, diplomatico italiano, da molti è stato definito il Lawrence d’Arabia italiano. La sua storia incredibile è stata raccontata magistralmente dallo scrittore Sebastian O’Kelly.

[4] Per questa missione venne decorato con la medaglia d’argento al valor militare.

[5] Haganah (in ebraico “La Difesa”) era l’organizzazione paramilitare ebraica attiva in Palestina durante il mandato britannico che, dopo la creazione di Israele, venne integrata nelle forze di difesa (IDF) israeliane, nello specifico all’interno di Tsahal.

[6] Esponente di spicco del movimento sionista italiano, antifascista che militò nelle brigate ebraiche, fu elemento chiave del Mossad nell’Italia del dopo guerra. La sua bellissima storia è raccontata nel libro “I clandestini del mare” del 1973.

[7] De Gasperi voleva dare una svolta ai legami con il neonato stato di Israele anche per fare in modo che fosse dimenticato l’antisemitismo fascista del 1938.

[8] Sul promontorio di Gianola, a Formia, era stata allestita la base segreta del Mossad nota col nome di “The Hill”.

[9] La Shayetet 13 (o 13^ Flottiglia) è l’unità di incursori della Marina israeliana. Si occupa anche di missioni antiterrorismo navale e di liberazione di ostaggi in ambiente marittimo. E’ universalmente riconosciuta come una delle unità di Forze Speciali migliori al mondo.

[10] La Palmac era la forza di combattimento regolare degli insediamenti ebraici (Yishuv) nella Palestina britannica, prima della fondazione dello Stato di Israele.

[11] La Palyam era la compagnia di uomini della Palmac creata per le operazioni marittime e anfibie.

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