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IA e potenziamento cognitivo del soldato

Nel contesto dei moderni conflitti ad alta intensità informativa, il successo operativo dipende sempre più dalla rapidità e dalla precisione delle decisioni piuttosto che dalla mera forza bruta: uno scenario in cui l’IA si afferma come un acceleratore cognitivo, in grado di trasformare il soldato in un nodo reattivo, informato e adattivo della rete tattica. Il potenziamento cognitivo tramite IA mira a migliorare la capacità di comprensione del contesto, l’anticipazione delle minacce e la selezione delle azioni più efficaci in tempi estremamente ridotti.

L’approccio cognitivo aumentato si basa su un’infrastruttura complessa di acquisizione, elaborazione e presentazione dell’informazione, al cui centro è presente una costellazione di sensori – ambientali, biometrici, acustici, ottici – che trasmettono continuamente dati grezzi ad un sistema di IA, il quale li filtra e li trasforma in output (risultati) cognitivamente rilevanti.

In particolare, il programma Hyper-Enabled Operator (HEO) sviluppato dallo U.S. Special Operations Command, prevede l’uso di visori intelligenti, terminali leggeri ed algoritmi predittivi atti a fornire consapevolezza situazionale in tempo reale. I dispositivi sono appositamente progettati per fornire “assistenza cognitiva”, supportando il soldato nelle fasi di identificazione, previsione e reazione.

Come dichiarato dal generale Raymond Thomas, ex comandante del SOCOM (Special Operations Command):

Vogliamo operatori capaci di prendere decisioni migliori e più rapide. L’IA deve aiutarli a trasformare il caos in opportunità.

Una delle applicazioni più avanzate del potenziamento cognitivo risiede nell’uso di modelli predittivi comportamentali, sviluppati attraverso tecniche di machine learning (apprendimento automatico), ovvero sistemi addestrati su enormi moli di dati operativi, addestrativi e biometrici, e che sono in grado di:

  • Prevedere la risposta del nemico in base a schemi ricorrenti
  • Calcolare la probabilità di successo di una manovra
  • Suggerire alternative tattiche personalizzate
  • Rilevare anomalie nello stato psicofisico del soldato

Un esempio è l’adozione di algoritmi bayesiani (atti a risolvere problemi di classificazione) nel sistema di IA “Athena”, testato dalla NATO nei programmi Joint ISR, che ha dimostrato capacità di analisi multistrato nel riconoscere minacce in ambienti dinamici.

Per rendere veramente efficace il potenziamento cognitivo, è essenziale che l’interfaccia tra umano ed IA sia fluida, intuitiva e non intrusiva: l’elaborazione del linguaggio naturale (NLP) è già stata integrata nei sistemi di comando vocale per droni, ma la prossima frontiera è rappresentata dalle interfacce neurali non invasive, in grado di decodificare segnali cerebrali a bassa frequenza e trasformarli in comandi digitali.

La DARPA sta sviluppando attraverso il programma N3 (Next-Generation Non-Surgical Neurotechnology) dei dispositivi EEG avanzati che permettono al cervello umano di comunicare direttamente con un sistema operativo militare. In un report ufficiale, l’agenzia afferma che:

L’obiettivo è fornire al combattente una capacità intuitiva di interazione con la macchina, simile a quella che oggi ha con i suoi sensi.

Mediante simili strumenti non vengono solo ampliate le possibilità di comando, ma diviene possibile anche leggere segnali di stress, stanchezza o disorientamento, attivando quando necessario sistemi di assistenza automatica di emergenza.

Oltre al supporto nel teatro operativo, l’IA viene utilizzata per ottimizzare l’addestramento cognitivo dei militari, costruendo profili psicologici dinamici e programmi di simulazione adattivi: il sistema SHIELD AI, sviluppato dalla startup omonima ed adottato da diverse unità USAF (US Air Force), crea scenari immersivi in cui la difficoltà e le variabili tattiche si adattano al comportamento del soldato, rinforzando abilità come la gestione dello stress, la memoria operativa e la resilienza cognitiva.

Il generale Charles Brown, ex-Capo di Stato Maggiore dell’U.S. Air Force, ha dichiarato nel 2022 che:

La nostra forza è nella mente dei nostri aviatori. Se riusciremo a renderli più lucidi, più veloci, più resistenti, allora vinceremo.

Uno dei problemi centrali del potenziamento cognitivo mediante l’IA è il rischio di sovraccarico informativo: l’integrazione di una pluralità di sensori e fonti può portare alla saturazione cognitiva dell’operatore, con effetti negativi sulla prontezza decisionale. Per questo motivo, i sistemi di IA vengono progettati per eseguire filtraggi adattivi, riducendo i segnali ridondanti e potenzialmente inutili in base al contesto operativo.

Il Cognitive Load Adaptive System (CLAS), sviluppato dal laboratorio C5ISR dell’esercito USA, è in grado di riconoscere indicatori neurofisiologici di affaticamento mentale e ridurre dinamicamente la quantità di dati forniti al soldato, migliorando le performance (prestazioni) decisionali in ambienti ad alta pressione psico-emotiva.

Il potenziamento cognitivo tramite IA ridefinisce i tempi ed i modi della presa di decisione sul campo di battaglia, introducendo una nuova temporalità operativa in cui l’umano e l’algoritmo collaborano nella selezione ed attuazione della risposta più efficace: una sinergica che, in contesti asimmetrici od ibridi, può determinare la superiorità informativa e la sopravvivenza tattica.

Nelle esercitazioni “Project Convergence”, organizzate dallo U.S. Army Futures Command, è stato dimostrato che l’integrazione dell’IA nelle operazioni combinate può ridurre il tempo di decisione da 20 minuti a meno di 20 secondi.

Il potenziamento cognitivo tramite IA offre vantaggi innegabili, ma solleva anche interrogativi di natura etica e dottrinale:

  • Chi è responsabile in caso di errore della macchina?
  • Il soldato mantiene il controllo, oppure è guidato da una logica computazionale non trasparente?
  • Qual è il limite tra supporto e dipendenza decisionale?

La NATO, nel 2021, ha pubblicato un documento-guida sull’adozione responsabile dell’IA nei contesti di difesa, affermando che:

Ogni decisione letale deve restare sotto controllo umano significativo e verificabile.

Pertanto, l’IA non si limita ad ottimizzare processi logistici o sistemi d’arma: sta entrando nella mente del combattente, offrendogli strumenti per pensare, prevedere ed agire meglio. Il potenziamento cognitivo rappresenta un salto paradigmatico nella gestione del conflitto, spostando l’enfasi dalla forza alla superiorità informativa e decisionale. Una rivoluzione che richiede tuttavia anche una nuova alfabetizzazione militare, in cui l’uomo impari non solo ad usare la macchina, ma anche a pensare responsabilmente assieme ad essa.


Riferimenti bibliografici:

  • Senior IT Manager, esperto in cybersecurity ed intelligenza artificiale. Dal 1999 opera nel settore IT dallo sviluppo, alla direzione di progetti, sia in ambito startup che in ambito corporation; negli ultimi anni si è specializzato in sicurezza informatica e nelle tematiche inerenti all’adozione dell’IA nei processi aziendali.
    Fondatore del blog "Caput Mundi", responsabile della gestione sistemistico-tecnico-operativa del sito ed operatore delle pubblicazioni sul blog e rispettivi profili social, coordinatore della sezione "Informatica e Tecnologia".

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