Israele, la guerra con Hamas e il crescente antisemitismo
Arianne Ghersi intervista Bruno Gazzo
I fatti del 7 ottobre 2023 sono universalmente noti, quale è stato il principale errore di Israele da allora?
Facciamo un passo indietro e consideriamo il vero grande errore di chi ha governato Israele: quello di non aver evitato che accadesse il 7 ottobre.
In quel giorno sono stati barbaramente uccisi da Hamas e dai vari gruppi Jihadisti presenti a Gaza 1200 ebrei israeliani e 250 sono stati rapiti, ancora oggi 52 sono nelle mani dei terroristi di cui solo una ventina si pensa che siano ancora vivi.
Non è solo una grave colpa del governo, ma anche degli alti gradi dell’esercito e dello Shin Bet.
Si è permesso che il Qatar mandasse 30 milioni di dollari ogni anno senza controllare per quale scopo questi soldi venissero utilizzati. Si è pensato che se gli abitanti di Gaza avessero migliorato le condizioni di vita non avrebbero attaccato Israele e invece Hamas la pensava diversamente: i soldi sono serviti per costruire più di 300km di tunnels sotterranei e per armarsi pesantemente di razzi. L’esercito pensava di controllare le attività di Hamas grazie ai sofisticati sistemi di intelligence, ma è stato un fallimento totale.
Se parliamo invece del dopo 7 ottobre, il governo di Israele non poteva altro che rispondere con una operazione di guerra a Gaza. Ricordo che Israele è stato attaccato anche da altri fronti come, per esempio, Hezbollah dal Libano e da altri proxies legati all’Iran.
Lo scopo di eliminare la minaccia dal Libano è stato raggiunto, ma a Gaza le operazioni si sono più volte interrotte perché c’erano gli ostaggi da liberare. Comunque, la volontà è quella di distruggere Hamas, unica vera condizione perché nella striscia si possa creare una governance diversa, magari con la collaborazione di Paesi come l’Arabia Saudita o qualcuno fra quelli che hanno firmato i patti d’Abramo con Israele.
Un altro grave errore è stato quello di non mostrare al mondo intero i filmati girati dagli stessi terroristi delle barbare uccisioni. Immagini molto dure, ma che forse avrebbero fatto capire all’opinione pubblica chi fossero veramente e di cosa erano capaci i terroristi di Hamas.
Invece, per rispetto verso i familiari delle vittime non lo si è fatto.
Purtroppo, Israele da sempre non ha investito sulla comunicazione, solo da quest’anno nel bilancio dello Stato sono stati stanziati 150 milioni di dollari. A differenza del Qatar che ha il canale satellitare Al Jazeera che trasmette la propaganda di Hamas, Israele non ha un canale satellitare né in inglese né in arabo per esempio.
Hamas ha vinto nella guerra della comunicazione. Aiutato da Al Jazeera e da tutti quei media occidentali odiatori di Israele spara continuamente fakes news che fanno il giro del mondo.
Le forze di Difesa Israeliane (IDF) sono un esercito di uno Stato democratico e quindi prima di dare una notizia o fare una smentita, devono fare delle indagini di verifica, questo però richiede tempo e in tanto le fakes news sparate da Hamas e dal suo fantomatico Ministero della salute sono state già ampiamente pubblicate. Poi succede che dopo qualche giorno il New York Time, la stessa BBC e altri media pubblichino la smentita alle prime dichiarazioni di Hamas, ma ormai il danno è fatto.
Hamas ha vinto nella comunicazione anche perché combatte le IDF come una organizzazione terroristica e non come un altro esercito regolare. Israele segue le regole di guerra della convenzione di Ginevra, mentre Hamas nasconde i suoi centri di comando sotto scuole ed ospedali. Così la sua propaganda ha facile gioco di comunicare al mondo che Israele attacca ospedali e scuole. Se però ci rifacciamo alla Convenzione di Ginevra chi nasconde armi negli ospedali o in altri edifici civili, trasforma gli stessi in legittimi obiettivi militari.
Israele ogni volta che attacca tali obiettivi comunica ai civili palestinesi, anche con sms sui cellulari, che la tale zona verrà bombardate e chiede loro di lasciarla. Addirittura, sopra gli edifici che devono essere colpiti vengono prima fatte scoppiare bombe esclusivamente sonore.
Altra cosa che avvantaggia Hamas nella propaganda è che i suoi terroristi non combattono in abiti militari. Quindi hanno buon gioco nel mostrare immagini di gente uccisa che sembrano civili mentre sono terroristi neutralizzati.
Nella politica mondiale si è creato un “black out” di posizionamenti: la “sinistra” è davvero ostile alla condotta di Israele? La “destra” è davvero “paladina” di Israele?
Non so cosa voglia intendere con “black out” di posizionamenti, ma il rapporto fra Israele e la sinistra si incrina nel 1956 quando l’Urss sostiene l’Egitto nella crisi di Suez e finisce il 5 giugno del 1967 allorché il Cremlino si schiera a fianco dei Paesi arabi nella Guerra dei Sei Giorni, accusando Israele di essere “frutto del colonialismo”, coniando il paragone “sionismo-razzismo” e lanciando la campagna “antisionista”. Mosca puntava sull’antisionismo come versione dell’anticolonialismo per reclutare i Paesi arabi nel blocco sovietico e i partiti comunisti occidentali la sostennero.
Quello che preoccupa però oggi è che, non solo nell’estrema sinistra, ma anche in partiti come il PD, 5Stelle e AVS questo antisionismo storico si sta trasformando pericolosamente in vero e proprio antisemitismo.
Per quanto riguarda la destra anche qui bisogna distinguere quella estrema da quella di governo. Nell’estrema destra l’antisionismo è legato strettamente all’antisemitismo. Di questo non c’è alcun dubbio.
La destra, o meglio il centro destra, sostanzialmente sostiene le ragioni di Israele. Forse il solo Berlusconi in passato espresse un pieno consenso verso Israele, ma oggi da Forza Italia alla Lega di Salvini per finire a Fratelli d’Italia della Premier Meloni tutti sostengono Israele anche se qualcuno fa giustamente notare le sofferenze dei civili palestinesi.
Mentre la sinistra sostiene l’immigrazione senza se e senza ma, il centro destra è conscio che una immigrazione islamica potrebbe essere pericolosa per il futuro democratico in Italia. Basti vedere cosa sta succedendo in Francia, in Gran Bretagna, in Belgio dove alcuni quartieri sono ormai in mano ai Fratelli Musulmani.
Dunque, il centro destra sostiene Israele anche perché è l’unica democrazia nel Medioriente che combatte il fondamentalismo islamico, Israele lo fa per la sua sopravvivenza, ma anche a nostra difesa, per “avvertirci” che i prossimi ad essere attaccati potremmo essere noi occidentali, cosa d’altronde mai nascosta nei documenti dei Fratelli Musulmani, a cui appartiene Hamas, già da alcuni decenni.
Il caos mediatico rende difficile capire davvero le condotte attuate. In merito agli aiuti umanitari, Israele boicotta le risorse o è Hamas ad affamare il proprio popolo?
A marzo di quest’anno Israele decise di bloccare gli aiuti umanitari nella Striscia. Attenzione questo non vuol dire che voleva affamare i gazawi. In realtà dal 7 ottobre migliaia di Tir con ingenti aiuti umanitari erano entrati a Gaza, ma tutti erano rubati da Hamas con la complicità dell’Onu e dell’UNRWA, un’agenzia dell’ONU infiltrata e connivente con Hamas.
Poi succedeva che Hamas vendeva a caro prezzo ai gazawi le risorse alimentari ricevute gratuitamente e anzi questa era diventata una delle principali fronti di reddito per i terroristi. Inoltre, in questo modo Hamas aveva il controllo sulla popolazione. In altre parole: se stai con noi mangi, anche se a caro prezzo, altrimenti no.
Ora Israele in collaborazione con gli Stati Uniti ha dato vita alla Gaza Humanitarian Foundation che distribuisce ai civili gazawi pacchi alimentari gratuitamente. In una decina di giorni, nonostante delle obiettive difficoltà e alcune interruzioni, sono stati distribuiti milioni di pasti e la situazione migliorerà sempre di più. Ora i posti di distribuzione sono quattro, ma presto se ne aggiungeranno altri.
Di questa iniziativa Hamas è terrorizzata e manda suoi uomini a creare disordini nelle vicinanze dei posti di distribuzione che talvolta sfociano in scontri con le truppe Israeliane che poi Hamas accusa di aver sparato sui civili.
In quanto alle accuse a Israele di voler affamare la popolazione francamente non ho visto immagini di adulti e civili denutriti a differenza delle immagini che arrivano da altre parte del mondo per esempio dal Sudan. Visto che Hamas sfrutta ogni possibile propaganda contro Israele, se immagini di una carestia di massa ci fossero, sarebbero ben diffuse dai terroristi e ampiamente pubblicate sui media occidentali sostenitori dei palestinesi.
Inoltre, questa accusa ad Israele fa parte della campagna di chi odia lo Stato Ebraico a sostegno dell’accusa folle di perpetrazione di un genocidio.
Il 6 e 7 giugno, in Italia, si sono svolte alcune manifestazioni a sostegno del “cessate il fuoco”, ma alcuni esponenti di quell’area politica sono critici. È una confusionaria presa di posizione? Quale è la logica che corrobora queste iniziative?

Vorrei partire dall’ultima parola che ho usato nel rispondere alla domanda precedente: genocidio.
Ecco è veramente allucinante che dal palco della manifestazione del 7 giugno organizzata da tutta la sinistra, si sia sentita più volte la parola genocidio.
Si è gridato anche “Dal fiume al Mare Palestina libera” che altro non è lo slogan di Hamas per affermare che bisogna uccidere tutti gli ebrei e con loro lo Stato di Israele.
Insomma, in Piazza San Giovanni c’erano gli odiatori di Israele.
Come scrive il mio amico Stefano Parisi su Il Riformista “Erano tutti lì: gli studenti ProPal, squadristi che impediscono agli studenti ebrei di parlare, che tentano di assaltare le sinagoghe in Italia e che, poi alle elezioni all’Università, non superano il 3% dei voti; gli accademici che li coccolano e li assecondano; i giornalisti militanti megafono della propaganda di Hamas; gli attori e i cantanti sempre dalla parte degli oppressi; gli street artist che dipingono, davanti alle scuole, Netanyahu che bacia Hitler sulla bocca; le organizzazioni umanitarie legate ai Fratelli Musulmani che raccolgono soldi per Hamas; i militanti BDS che minacciano le aziende di tutto il mondo che hanno rapporti con le aziende israeliane; gli ambientalisti che amano Greta Thumberg che si è scordata del climate change e si è messa la kefiah; i vecchi politici che andavano a braccetto con i leader di Hezbollah quando erano al governo; gli “ebrei italiani” che firmano appelli contro la pulizia etnica; le “palestinesi” nate in Israele che non hanno mai messo e mai metterebbero piede in “Palestina”; gli attivisti LGBTQ+ che vogliono Gaza libera ma a Gaza non potrebbero mai mettere piede; le femministe di “Non una di meno” che quando si mobilitano dimenticano le ebree stuprate, le iraniane sottomesse e violentate, le donne arabe umiliate; i ristoratori che mettono i cartelli che vietano agli ebrei di entrare nel loro locale; le anime belle che solidarizzano con loro; i sindaci che mettono il “sudario bianco” per Gaza sulle mura del loro municipio ma si rifiutano di ricordare i piccoli Bibas morti strangolati, i Presidenti delle Regioni che, senza senso del ridicolo, vietano rapporti della loro Regione con Israele.”
La definizione di antisemitismo dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (HIRA) che è stata adottata dall’Italia (in tale organismo l’Italia è rappresentata dall’Ambasciatore Luigi Maccotta), nelle sue prime righe esplicita che “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o alle loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche e edifici utilizzati per il culto.”
Poi in successivi punti si legge:
- Negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo.
- Applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro stato democratico.
- Usare simboli e immagini associati all’antisemitismo classico per caratterizzare Israele o gli israeliani.
- Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei Nazisti.
Ecco perché ritengo, senza ombra di dubbio che la manifestazione organizzata da Pd, 5Stelle, AVS e altri è stata una manifestazione non solo antisionista ma chiaramente antisemita.
La manifestazione del 6 giugno al Teatro Parenti a Milano organizzata da Azione e Italia Viva era di tutt’altro tenore, c’erano bandiere israeliane unite a quelle palestinesi e lo slogan era “Due Popoli per Due Stati”. Al di là delle buone intenzioni di dialogo continuare a insistere sulla proposta politica di “Due Popoli per Due Stati” è per me una cosa senza senso.
Questo è il classico modo di approcciare un problema con la nostra mentalità democratica occidentale, ma in Medioriente le cose funzionano diversamente.
Da una parte abbiamo Israele, che è uno Stato democratico, dall’altra abbiamo dei fanatici islamici come Hamas e nella West Bank l’Autorità Nazionale Palestinesi. Entrambe, per essere generosi, non sono organizzazioni democratiche, entrambe non riconoscono il diritto di esistere di Israele anche se con apparenti sfumature diverse.
Quando vedrò che nelle scuole gestite dall’Autorità Nazionale Palestinese comparirà per miracolo la cartina di Israele nei libri di geografia delle scuole, quando l’ANP non pagherà una indennità ai familiari e ai detenuti palestinesi stessi rinchiusi nelle carceri israeliane perché hanno ucciso cittadini israeliani con atti terroristici, quando succederà tutto questo allora potrò credere a “Due Popoli per Due Stati”.
Il vero progetto politico per la pace in quelle terre dovrebbe essere sintetizzato in “Due Popoli per Due Democrazie”. Ma non so se mai gli arabi sapranno costituirne una perché troppo legati al fanatismo religioso. Noi abbiamo avuto la Rivoluzione francese loro sono in dietro di qualche secolo.