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Reportage Africa Express: Le mani di Trump sulle ricchezze del Congo

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Pronto il trattato di pace con il Ruanda

Per gentile concessione di Africa-ExPress.info, ripubblichiamo il loro articolo originale

Il documento dovrebbe essere siglato a Washington fra pochi giorni. Gli Usa non vedono l’ora di mettere mano su cobalto, coltan e altri minerali rari, necessari per combattere le loro guerre in atto altrove. Dietro quindi anche Israele alleato del Paese africano.

“Sono davvero felice dei risultati ottenuti. Insieme al segretario di Stato, Marco Rubio, siamo finalmente riusciti a concludere un meraviglioso trattato tra il Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo per mettere fine alla loro guerra, che dura da decenni”. Con queste parole, scritte sul social network del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha dato sfogo alla sua gioia. Eppure il documento citato dal capo di Stato americano non è ancora stato siglato dai ministri competenti dei due Paesi.

Donald Trump
Donald Trump

Qualche mese fa il presidente congolese, Felix Tshisekedi, ha offerto agli Stati Uniti l’accesso esclusivo a minerali critici e progetti infrastrutturali in cambio di sostegno per riportare la pace nell’est del Paese.

Pace per business

Certo, i minerali del Congo-K fanno gola a Washington, ma con un conflitto di tale portata in atto è impossibile fare business. Pertanto gli USA hanno tutto l’interesse di promuovere una pace duratura nella parte orientale della RDC, volta a incentivare gli investimenti del settore privato statunitense nella regione.

Già qualche giorno fa, in un comunicato congiunto, le équipe tecniche di Kigali e Kinshasa, e Allison Hooker, sottosegretario per gli Affari Politici del governo Trump, hanno annunciato di aver preparato una bozza dell’accordo di pace, che in linea di massima dovrebbe essere siglato il 27 giugno prossimo da ministri dei due governi, in presenza del Segretario di Stato USA.

Soldati congolesi si dirigono al fronte
Soldati congolesi si dirigono al fronte

Il condizionale è d’obbligo, visto che in precedenza altri tentativi per arrivare a una soluzione per fermare il conflitto sono falliti. Il presidente angolano, João Lourenço, incaricato dall’Unione Africana come mediatore, ha dovuto gettare la spugna a fine marzo.

Retroscena

Va ricordato a questo punto che il presidente congolese, non appena salito al potere nel 2019, ha sempre manifestato molto interesse per Israele, anzi è uno strenuo difensore della causa dello Stato ebraico. Dunque di riflesso Felix Tshisekedi pone anche molta fiducia negli USA.

Nel 2019 Tel Aviv e Kinshasa avevano siglato un accordo di cooperazione in materia di sicurezza, in base al quale Israele si offriva di addestrare ed equipaggiare l’esercito congolese per combattere Allied Democratic Forces (ADF), un gruppo ribelle di origine ugandese, che dal 1995 opera per lo più nella parte orientale del Congo-K. Il raggruppamento armato ha giurato fedeltà all’ISIS in Africa centrale (ISCAP). Nel 2021 gli Stati Uniti hanno inserito ADF nella lista dei gruppi terroristi.

Ma, appena scoppiata la guerra con Hamas, Netanyahu ha rimpatriato gli istruttori presenti in RDC. Addirittura Africa ExPress aveva trovato che uno dei testimoni, presentato come “oculare” degli stupri del 7 ottobre, citati dal New York Times, quel giorno si trovata in Congo-K, in una base militare dove si addestrano le truppe. Il capo di Stato congolese, comunque è stato tra i primi africani a sostenere Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023.

Inoltre, uno dei più discussi uomini d’affari israeliano, il multimiliardario Dan Gertler, controlla vari siti minerari in Congo-K. E’ in ottime relazioni con la classe politica, passata e presente.

Dan Gertler
Dan Gertler

Nel corso degli anni, il nome di Gertler è stato collegato a ripetute accuse di corruzione. Nel maggio 2013, un rapporto pubblicato da Kofi Annan, ex segretario generale delle Nazioni Unite, ha rivelato le enormi perdite subite da Kinshasa a causa dei rapporti con le società estere di Gertler, facendo luce per la prima volta sull’entità di questo ingente danno economico.

Ma nel 2023 il leader congolese ha chiesto al presidente USA allora in carica, Joe Biden, di far annullare le sanzioni contro il multimiliardario israeliano, in quanto Kinshasa non ha più nessuna rimostranza nei confronti di Gertler e il suo gruppo.

Colloqui preliminari

Prima della stesura del trattato provvisorio, i tecnici dei due Paesi hanno avuto colloqui con la Hooker e Massad Boulos, consigliere principale per l’Africa di Washington, nonché consuocero del presidente. Il figlio Michael è sposato con Tiffany Trump.

Miliziani dell’M23 fotografati a Bukavu
Miliziani dell’M23 fotografati a Bukavu

Il documento preparato dalle parti contiene disposizioni su questioni quali il disarmo, l’integrazione dei gruppi armati non governativi e il ritorno dei rifugiati e degli sfollati e altro. E’ previsto anche il rilancio dell’economia con investimenti nelle infrastrutture e naturalmente nel settore minerario. Washington, attraverso la U.S. Development Finance Corporation (DFC), sta pianificando un programma di impegno finanziario, condizionato però alla stabilità del Paese.

Accuse reciproche

Finora il Ruanda ha sempre negato di appoggiare i ribelli M23, che comprende per lo più miliziani di origine tutsi. Kigali insiste sul fatto che la sua presenza militare nell’est del Congo-K è semplicemente una misura difensiva contro le minacce di gruppi armati come le FDLR (acronimo per Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda). Questo raggruppamento è composto in gran parte da hutu, legati al genocidio ruandese del 1994. E il governo di Paul Kagame accusa quello di Felix Tshisekedi di sostenere le FDLR, addebito che Kinshasa ovviamente ha sempre respinto.

Territori occupati

M23/AFC (AFC, acronimo per Alleanza del Fiume Congo, è una coalizione politico militare, fondata il 15 dicembre 2023 in Kenya e della quale fa parte anche M23, ndr) hanno preso il controllo di Goma, capoluogo del Nord-Kivu a fine gennaio. Poco dopo hanno conquistato anche Bukavu (nel Sud-Kivu). I ribelli hanno poi creato strutture di governance nelle regioni sotto il loro controllo.

Negli ultimi mesi sono state uccise migliaia di persone, mentre centinaia di migliaia di civili sono stati costretti a fuggire dalle loro case per gli incessanti combattimenti.

Nel documento che dovrebbe essere siglato fra meno di una settimana restano ancora aperte parecchie questioni, soprattutto per quanto concerne i ribelli. Non è chiaro se e quando dovranno ritirarsi dalle zone occupate.

Questa guerra, come tutti conflitti, non terminerà semplicemente con una firma. Ci vuole tempo per riportare una pace duratura nell’est del Congo-K. Da oltre trent’anni i residenti non hanno conosciuto altro che sofferenza, violenza e distruzione. Il processo di pace richiede fiducia reciproca e una grande determinazione da parte di tutti gli attori coinvolti, come leader politici, organizzazioni internazionali e non per ultimo, la popolazione civile.

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