L’Abisso Nascosto: Tesori Sommersi dell’Archeologia Ligure
La Liguria, terra di aspre montagne che si tuffano in un mare cristallino, non è solo una meta ambita per le sue bellezze paesaggistiche e i suoi borghi pittoreschi. Sotto la superficie delle sue acque si cela un mondo sommerso di inestimabile valore storico e culturale: quello dell’archeologia subacquea.
Un campo affascinante che ci permette di ricostruire un passato millenario, fatto di commerci, naufragi e civiltà che hanno solcato e abitato queste coste.
Un Mare, Mille Storie
Il Mar Ligure, per la sua posizione strategica nel cuore del Mediterraneo, è stato fin dall’antichità una via di comunicazione fondamentale. Greci, Fenici, Etruschi e Romani hanno navigato queste rotte, lasciando dietro di sé tracce tangibili del loro passaggio. Ed è proprio il fondale marino che custodisce molte di queste testimonianze, preservandole dal tempo e dall’azione dell’uomo.
Le Sfide dell’Archeologo Subacqueo: tra Tecnologia e Pazienza
L’archeologia subacquea è una disciplina complessa e affascinante che richiede competenze multidisciplinari. Gli archeologi devono essere anche subacquei esperti, capaci di operare in condizioni spesso difficili, a profondità considerevoli e con visibilità ridotta. L’utilizzo di tecnologie avanzate, come side scan sonar, sub botton profiler, ROV (Remotely Operated Vehicles) e strumentazione per il rilievo 3D, fondamentali per la mappatura, la documentazione e il recupero dei reperti, sempre nel rispetto delle più rigorose metodologie scientifiche. Le sfide non si limitano all’operatività in immersione: la conservazione dei reperti una volta recuperati è un’altra fase cruciale, che richiede laboratori specializzati e trattamenti specifici per evitare il deterioramento degli oggetti esposti all’aria dopo secoli passati sott’acqua.
Tutela e Valorizzazione: un Patrimonio da Proteggere e Raccontare
Il patrimonio archeologico sommerso della Liguria è un bene fragile e non rinnovabile. La sua tutela è affidata alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona, che opera in sinergia con altre istituzioni e centri di ricerca.
La valorizzazione di questi tesori è altrettanto importante. Musei come il Museo Navale Romano di Albenga, il Museo della Navigazione di Imperia o sezioni dedicate come quella nella vasca degli squali dell acquario di Genova o nei musei archeologici della regione, offrono la possibilità al pubblico di ammirare da vicino i reperti recuperati e di comprendere l’importanza di queste scoperte. Inoltre, iniziative come la creazione di parchi archeologici subacquei e percorsi di visita guidata per subacquei certificati, permettono una fruizione consapevole e sostenibile dei siti, sensibilizzando l’opinione pubblica sull’importanza della conservazione.
Dove la Storia Emerge dalle ProfonditÃ
La Nave Romana di Albenga: Dove tutto è cominciato
La nave romana di Albenga non è un semplice relitto, ma una capsula del tempo che ci ha restituito un’immagine vivida e dettagliata dei commerci marittimi in epoca romana. In questo sito nasce l’archeologia subacquea in Italia. Sul relitto sono state condotte numerose campagne di scavo, nell ‘ultima è stata prelevata la pompa di sentina della nave unico esemplare originale mai trovato.
Scoperta e Contesto Storico:
- Quando e come fu scoperta: Fu scoperta nel 1925 da un pescatore locale, Antonio Bignone, che nelle sue reti trovò alcune anfore. Tuttavia, le campagne di recupero sistematiche iniziarono solo nel 1950 grazie all’intuizione e alla perseveranza dell’archeologo Nino Lamboglia, considerato il padre dell’archeologia subacquea italiana.
- La datazione: Il naufragio si colloca tra il 100 e il 90 a.C., un periodo cruciale per la romanizzazione della Liguria e l’espansione dei commerci romani nel Mediterraneo occidentale.
- La posizione: Il relitto si trova a circa 40 metri di profondità , proprio di fronte all’antica città di Albingaunum, l’odierna Albenga, nei pressi dell’Isola Gallinara.
Le Caratteristiche della Nave:
- Tipo di imbarcazione: Si tratta di una nave oneraria (o nave da carico), del tipo “corbita”, con propulsione esclusivamente a vela. Era un’imbarcazione di grandi dimensioni per l’epoca, capace di trasportare carichi eccezionali.
- Dimensioni: Stime indicano una lunghezza di circa 40 metri e una capacità di oltre 450 tonnellate. Questo la rende uno dei più grandi relitti di navi onerarie romane conosciuti nel Mediterraneo.
- Stato di conservazione: Nonostante il tempo trascorso sott’acqua, parti significative dello scafo e soprattutto del carico si sono preservate, offrendo preziose informazioni sulla costruzione navale romana e sulle tecniche di stivaggio.
Il Carico Inestimabile:
- Le anfore vinarie: Il cuore del ritrovamento è costituito da un numero enorme di anfore vinarie, che erano il principale contenitore per il trasporto del vino nell’antichità . Si stima che la nave potesse trasportare oltre 10.000 anfore.
- Provenienza e destinazione: Le anfore recuperate sono di tipo Dressel 1A, provenienti principalmente dalla Campania (specialmente dalla zona del Vesuvio e dell’ager Falernus). La nave era probabilmente diretta verso la Gallia meridionale (Francia meridionale) e la Spagna, rotte commerciali vitali per l’economia romana.
- Informazioni storiche: L’analisi delle anfore ha permesso di identificare i produttori, le tecniche di vinificazione e le rotte commerciali, fornendo uno spaccato unico sull’economia agricola e commerciale dell’epoca romana. Ogni anfora, vuota, pesava circa 21 kg e conteneva circa 26 litri di vino, per un peso complessivo di circa 45 kg a pieno carico.
- Altri reperti: Oltre alle anfore, sono stati recuperati anche altri oggetti, come elmi in bronzo e oggetti personali dell’equipaggio, che aggiungono dettagli sulla vita a bordo.
L’Impatto sull’Archeologia Subacquea:
- Il metodo Lamboglia: Il recupero della nave di Albenga segnò una svolta nell’archeologia subacquea. Nino Lamboglia utilizzò per la prima volta tecniche scientifiche sistematiche per lo scavo e il recupero di un relitto, stabilendo protocolli che sarebbero diventati la base per l’archeologia subacquea moderna. L’utilizzo della nave “Artiglio” per le operazioni di recupero fu un’impresa pionieristica.
- Le sfide del recupero e della conservazione: Il recupero di reperti da profondità considerevoli e la loro successiva conservazione (soprattutto per materiali organici come il legno dello scafo) presentano sfide tecniche e scientifiche notevoli, che richiedono laboratori specializzati.
La Valorizzazione del Sito:
- Il Museo Navale Romano di Albenga: Molti dei reperti recuperati dal relitto sono esposti nel Museo Navale Romano di Albenga, allestito nel Palazzo Peloso-Cepolla. Qui è possibile ammirare centinaia di anfore, parte del fasciame della nave e una ricostruzione della sezione maestra con le anfore stivate, che permette di apprezzare l’enormità del carico.
- Immersioni sul relitto: Per i subacquei esperti, è talvolta possibile, previa autorizzazione e con l’ausilio di diving center autorizzati, immergersi sul sito del relitto, anche se il carico in situ è visibile solo in occasioni straordinarie e su prenotazione. La visita richiede brevetti specifici per immersioni profonde.
Lavori recenti
Nel 2014 abbiamo iniziato una pulizia del sito che appariva poco leggibile a causa di una massiccia frammentazione delle anfore dovuta alle reti a strascico negli anni. È iniziata quindi una attività durata qualche anno di spostamento dei frammenti in una zona esterna al relitto con successiva delimitazione delle zone di interesse che volevamo indagare.
Fu in questa occasione che scoprimmo un profilo quadrato di legno nella sabbia di circa 120 cm di lato che poteva essere compatibile con la cassa che conteneva la pompa di sentina della nave. A quel punto furono organizzate ben due campagne di scavo per scavare due metri dentro la cassa e smontare la pompa che dopo essere stata restaurata ora è esposta al museo della Nave Romana di Albenga.
Il Relitto B di Albenga: Un Altro Tuffo nella Storia Romana
Accanto al celebre relitto della nave oneraria con le sue 10.000 anfore (spesso chiamato semplicemente “Nave Romana di Albenga” o “Relitto A” per distinguerlo), i fondali antistanti Albenga custodiscono un altro, affascinante, testimone dell’epoca romana: il Relitto B. Questo sito, meno noto al grande pubblico ma di grande interesse per gli specialisti, offre un ulteriore tassello nella comprensione dei traffici marittimi antichi in Liguria.
Datazione e Contesto:
- Epoca: Anche il Relitto B risale all’età romana, ma la sua datazione è leggermente successiva o contemporanea rispetto al “Relitto A”. Le anfore e i materiali ceramici rinvenuti lo collocano indicativamente nel I secolo a.C., forse nella prima metà .
- Differenze con il “Relitto A”: A differenza del primo, che trasportava quasi esclusivamente anfore Dressel 1A di produzione campana, il Relitto B presenta un carico più eterogeneo, fornendo indizi su rotte e commerci leggermente diversi o su un periodo di transizione nelle produzioni e negli scambi.
Caratteristiche e Carico:
- Profondità : Il Relitto B si trova a una profondità maggiore rispetto al Relitto A, circa 54 metri, rendendolo accessibile solo a subacquei con abilitazioni per immersioni tecniche.
- Composizione del Carico: Il suo carico è costituito da una varietà di anfore e ceramiche che lo rendono unico. Sono state identificate anfore del tipo Dressel 1C (sempre per il vino, ma con un’area di produzione più ampia rispetto alle 1A) e Lamboglia 2, oltre a diverse forme di ceramica Campana (A e C) e altri vasi comuni. Questa mescolanza di tipologie ceramiche suggerisce rotte commerciali più complesse o scali intermedi.
L’Importanza Archeologica:
- Diversificazione dei commerci: La presenza di anfore Dressel 1C e Lamboglia 2 è significativa. Le Dressel 1C erano prodotte in Campania, ma anche in altre aree, e il loro ritrovamento contribuisce a tracciare la diffusione del vino italiano in Gallia e Spagna. Le anfore Lamboglia 2, spesso associate alla produzione di olio, indicano una diversificazione del carico rispetto al puro vino del “Relitto A”.
- Complementarietà di studio: Il Relitto B, studiato in parallelo al “Relitto A”, permette agli archeologi di ottenere un quadro più completo e sfumato dei traffici marittimi liguri e mediterranei nel I secolo a.C., confrontando tipologie di navi, carichi e rotte.
Accessibilità e Tutela:
- Immersioni: Data la maggiore profondità , le immersioni sul Relitto B sono riservate a subacquei tecnici e sono soggette a specifiche autorizzazioni ministeriali, spesso gestite attraverso i diving center locali in occasioni di apertura straordinaria.
Il Relitto di Marina degli Aregai: I Segreti di una Nave Romana nell’Imperiese
Al largo delle coste di Santo Stefano al Mare, non lontano dal moderno porto di Marina degli Aregai, giace sul fondo marino un altro importante tassello della storia marittima antica della Liguria: un relitto di nave romana. Questa scoperta, avvenuta a circa 60 metri di profondità , offre ulteriori preziose informazioni sulle rotte commerciali e sulla vita a bordo delle imbarcazioni che solcavano il Mar Ligure tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.
La Scoperta e la Collocazione:
- Posizione: Il relitto si trova a una sessantina di metri di profondità , al largo del porto di Marina degli Aregai, nella zona più meridionale delle Secche di Santo Stefano al Mare, un’area già nota per la sua ricchezza biologica.
- Scoperta: Sebbene la presenza di anfore fosse nota da tempo ai pescatori, la scoperta archeologica e l’identificazione come relitto romano sono state consolidate grazie a sopralluoghi mirati, anche da parte di subacquei esperti della zona, che hanno permesso di avviare indagini più approfondite.
La Datazione e il Carico:
- Periodo: I reperti ceramici e le anfore rinvenute permettono di datare il naufragio tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., un periodo di intensa attività commerciale e di consolidamento del dominio romano nel Mediterraneo.
- Tipo di nave: Si trattava verosimilmente di una nave oneraria di medie dimensioni, dedicata al trasporto di merci.
- Il carico principale: Il carico è costituito principalmente da anfore, in particolare del tipo Dressel 1A, anfore vinarie di produzione campana, simili a quelle trovate sulla Nave Romana di Albenga. Questo sottolinea l’importanza del commercio del vino italico lungo le coste liguri, che fungevano da crocevia per le rotte verso la Gallia e la Spagna. Si stima che l’imbarcazione trasportasse circa 3500 anfore, molte delle quali ancora intatte e coperte dalla sabbia.
- Significato del carico: La presenza di queste anfore conferma la Liguria come un punto nodale per il transito e lo smistamento di prodotti agricoli, in particolare il vino, dalla penisola italiana verso le province occidentali dell’Impero.
Le Sfide e l’Interesse per l’Immersione:
- Profondità : La profondità a cui giace il relitto (circa 60 metri) lo rende un’immersione accessibile principalmente a subacquei tecnici con adeguate certificazioni ed esperienza.
- Stato di conservazione: Le anfore sono spesso ben conservate, alcune ancora nella posizione originaria di stivaggio, offrendo una visione suggestiva del carico della nave.
- Ambiente marino: Oltre all’interesse storico, il relitto è diventato una vera e propria oasi biologica, attirando una ricca fauna marina. Questo lo rende un sito di interesse anche dal punto di vista naturalistico.
- Tutela: Essendo un sito archeologico protetto, le immersioni sono soggette ad autorizzazioni e spesso organizzate da diving center locali specializzati, che operano nel Porto Turistico Marina
Il Relitto dei Rocchi della Baia Blu
A poca distanza dalla suggestiva costa di Lerici, nel cuore del Golfo dei Poeti, giacciono due rocchi di colonna di marmo, erano tre ma uno fu prelevato con una gru danna marina militare e posto a terra. Dagli scavi effettuati non siamo riusciti a trovare materiale che ci dicesse qualcosa sulo scafo probabilmente una chiatta ma sostanzialmente non si è capito dove andasse.
La Posizione
Il relitto prende il nome dalla località in cui è stato rinvenuto, una zona a ridosso della costa di Lerici, nota per le sue acque limpide e le piccole calette. È situato a una profondità relativamente accessibile, rendendolo un sito interessante anche per l’archeologia subacquea più didattica o di monitoraggio
Fruizione e Tutela
Il sito è gestito dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio competente, che ne cura la tutela e la ricerca. Per i subacquei certificati, l’area può essere accessibile tramite diving center locali che operano nel rispetto delle normative vigenti, offrendo un’esperienza di immersione che unisce l’interesse storico all’incantevole ambiente marino del Golfo dei Poeti.
La Scialuppa Napoleonica di Noli: Un Frammento di Storia tra Mare e Campagne
Al largo del pittoresco borgo di Noli, sulla costa ligure, giace un relitto che, pur non essendo un’imponente nave da guerra o un mercantile carico di tesori, è intriso di un fascino storico unico: la scialuppa armata napoleonica di Noli. Questo piccolo natante affondato rappresenta un tangibile legame con uno dei periodi più turbolenti e affascinanti della storia europea: le Guerre Napoleoniche.
La Scoperta e il Contesto Storico
Il relitto della scialuppa, che si trova a una profondità di 65 metri, è stato individuato nel 1999 da subacquei del centro Noli Diving, che avevano visto un piccolo cannoncino i quali hanno poi prontamente segnalato il ritrovamento. Le successive indagini archeologiche hanno permesso di confermarne la datazione e l’importanza.
L’operazione di scavo è stata svolta con la fondamentale partecipazione dei palombari della Marina Mililitare (CONSUBIN) che hanno scavato 3 giorni in saturazione, il che consente di lavorare a lungo in profondità sebbene a fronte di lunghissimi tempi di decompressione.
Ci troviamo all’inizio del XIX secolo, un’epoca in cui le coste liguri erano un teatro strategico cruciale per le campagne militari di Napoleone Bonaparte. La Liguria, annessa all’Impero Francese o trasformata in Repubblica Ligure satellite, era fondamentale per il controllo dei traffici marittimi e per il supporto alle truppe che si muovevano tra la Francia, l’Italia e l’Europa centrale, fu in questo contesto che nella battaglia navale di Genova tra la Francia e gli Anglo Napoletani la scialuppa fu affondata.
Le Caratteristiche della Scialuppa
Si tratta di una scialuppa di grandi dimensioni, ovvero un’imbarcazione ausiliaria che veniva utilizzata per diverse funzioni:
- Trasporto truppe: Data la sua natura “militare” e l’epoca, è probabile che fosse impiegata per il trasporto di soldati tra navi maggiori e la costa, o per operazioni di sbarco anfibio.
- Logistica: Poteva servire per il rifornimento di viveri, munizioni o altro materiale alle navi in rada o alle guarnigioni costiere.
- Comunicazioni: Essendo agile e veloce, poteva essere usata per inviare messaggi o ordini rapidi.
Le sue dimensioni, stimate intorno ai 12-14 metri di lunghezza, la rendono una scialuppa di notevole capacità . Nonostante il legno sia in parte degradato dall’azione del mare e del tempo, la struttura generale è ancora riconoscibile, con la chiglia, parti del fasciame e alcune costole ben visibili.
Il Ritrovamento del Carico e dei Materiali
Il relitto ha restituito un numero limitato ma significativo di reperti, che hanno contribuito a contestualizzare il naufragio:
- Fucili: Sono stati trovati fucili in uso alla marina napoleonica dell’epoca,
- Oggetti di bordo: Piatti di ceramica , bussola, sestante
- Oggetti personali: Qualche moneta
Il Relitto Romano di Portofino 3: Un Carico di Anfore Galliche nelle Acque del Promontorio
Il “Relitto di Portofino 3” è il nome dato a una nave romana naufragata al largo del celebre promontorio di Portofino, all’interno dell’Area Marina Protetta. Questo sito è particolarmente significativo perché offre uno spaccato sui commerci che collegavano l’Italia con le province romane della Gallia.
La Scoperta e la Posizione:
- Localizzazione: Il relitto si trova a una profondità di 55 metri, in un’area che richiede immersioni tecniche per essere esplorata. La sua posizione al largo del promontorio di Portofino lo rende parte di un ecosistema marino protetto e di grande biodiversità .
- Rinvenimento: La scoperta di questo relitto è avvenuta più recentemente rispetto ad altri siti più noti, grazie anche all’impegno di subacquei e archeologi che collaborano con la Soprintendenza e l’Area Marina Protetta di Portofino. Il ritrovamento è stato ufficializzato nel 2018.
Datazione e Tipologia della Nave:
- Epoca: I reperti ceramici, in particolare le anfore, hanno permesso di datare il naufragio alla fine del I secolo a.C. o ai primi decenni del I secolo d.C., un periodo di grande fioritura per i commerci marittimi romani.
- Nave oneraria: Si trattava di una nave da carico (oneraria), probabilmente di medie dimensioni, adibita al trasporto di merci su rotte costiere e di medio raggio nel Mediterraneo occidentale.
L’immersione è decisamente impegnativa per via della profondita della scarsa visibilitò e della corrente che spesso è presente.
Il Carico: Le Anfore Galliche:
- Specificità del carico: Ciò che rende il Relitto di Portofino 3 particolarmente interessante è il suo carico predominante di anfore galliche. A differenza di molti relitti romani in Italia che trasportavano anfore italiche (come le Dressel 1A o 1B per il vino campano), questo relitto testimonia un flusso commerciale inverso o complementare.
- Provenienza: Le anfore galliche erano prodotte nelle regioni della Gallia (l’attuale Francia), in particolare nella Gallia Narbonense, e contenevano principalmente vino prodotto in quelle aree.
- Significato commerciale: La presenza di questo carico suggerisce che la nave stesse trasportando vino gallico verso i mercati italiani o verso altri porti del Mediterraneo, indicando una vivace rete di scambi che non si limitava all’esportazione di prodotti italiani, ma prevedeva anche l’importazione di merci dalle province. Questo offre una visione più complessa e articolata dell’economia romana.
L’Importanza Archeologica e Ambientale:
- Rotte commerciali: Il relitto contribuisce a delineare le rotte marittime tra la Liguria e la Gallia in epoca romana, fornendo dati concreti sui prodotti scambiati e sulle dinamiche economiche dell’Impero.
- Archeologia subacquea profonda: Le indagini su questo relitto hanno spesso coinvolto l’uso di tecnologie avanzate, come ROV (Remotely Operated Vehicles) e tecniche di immersione profonda, contribuendo allo sviluppo dell’archeologia subacquea.
Foto “Filmare” per la soprintendenza del mare nazionale (crivello in azione, rilievi 3D, tubo sorbona in fase di aspirazione)
Fruizione e Tutela:
- Tutela del patrimonio: Il sito è costantemente monitorato e protetto da una grata per preservare il suo valore storico e ambientale, evitando saccheggi e garantendo la conservazione dei reperti in situ.