Reportage Africa ExPress: Trattati di pace su Congo-K
Siglati a Washington e Doha, stentano a decollare.
Per gentile concessione di Africa-ExPress.info, ripubblichiamo il loro articolo originale
Finora non è stato rispettato il cessate il fuoco concordato sotto l’egida del Qatar tra i miliziani dell’M23/AFC e il governo di Kinshasa. Gli islamisti massacrano fedeli cristiani in Ituri.
Nuovi scontri tra i ribelli M23/AFC /RDF e i Wazalendo (gruppo di autodifesa) sono scoppiati ieri mattina nel Sud-Kivu, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Lo ha riportato ieri Radio Okapi, emittente e giornale online di MONUSCO (Missione di Pace dell’ONU in RDC).
Il gruppo armato M23 prende il nome da un accordo firmato il 23 marzo 2009 dal governo del Congo-K e da un’ex milizia filo-tutsi. La formazione ha ripreso le ostilità nel primo trimestre del 2022 ed è sostenuta dal vicino Ruanda. Mentre AFC , che significa Alleanza del Fiume Congo, è una coalizione politico militare, fondata il 15 dicembre 2023 in Kenya e della quale fa parte anche M23. E RDF è l’acronimo per Forze di Difesa, cioè l’esercito, del Ruanda.
Aggressioni di M23/AFC
Il gruppo di autodifesa ha poi respinto gli aggressori dal comune di Kamakombe, che si trova nel territorio di Kabare. I wazalendo sono intervenuti anche in occasione di un’altra incursione di M23 a Mazizi, nel territorio di Walungu, dove sono stati registrati anche morti e feriti.

Così come nel Sud-Kivu, anche nel Nord-Kivu si continua a combattere. Venerdì una nuova ondata di sfollati si è diretta verso a Mweso, nel territorio di Masisi. Dal 25 luglio gli M23 stanno lanciando vaste operazione per neutralizzare i miliziani di FDLR (Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda, ribelli quasi interamente formate da Hutu) e di VDP (Volontari per la Difesa della Patria). Negli ultimi giorni si sono svolti altri attacchi dei ribelli sostenuti dal Ruanda in diverse zone del Nord-Kivu. Insomma la situazione ingarbugliata e quindi confusa
Uccisione di contadini nel Nord-Kivu
Reuters, citando l’Ufficio congiunto delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (UNJHRO), che monitora il Congo, racconta che un’operazione di M23 iniziata il 9 luglio 2025 avrebbe portato all’uccisione di oltre centocinquanta contadini, nel territorio di Rutshuru, nella provincia del Nord Kivu. L’assassinio dei contadini è stato confermato dal nostro stringer nel Congo-K.
Gli attacchi hanno preso di mira soprattutto presunti membri delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR).
Reuters ha interpellato a questo proposito Bertrand Bisimwa, leader di M23, secondo cui il gruppo è stato informato con una lettera di quanto rivelato da UNJHRO. Il leader formerà una commissione per indagare su queste accuse, finora non confermate.

Anche Radio Okapi, proprio oggi ha parlato nuovamente degli attacchi di M23 in diversi villaggi situati nel territorio di Rutshuru. M23 dopo aver cacciato gli abitanti, si sarebbe poi appropriato di tutti i loro raccolti. Secondo i ribelli i campi della zona apparterebbero a membri FDLR. Isaac Kibira, uno dei notabili di Bambo, ha spiegato che le coltivazioni sono per il 99 per cento di proprietà degli autoctoni. “Ora la popolazione di questa area rischia la carestia”, ha poi aggiunto.
Difficile via verso la pace
Come volevasi dimostrare, dopo gli annunci in grande stile di accordi di pace tra la RDC, il Ruanda e l’AFC-M23, i trattati non sono riusciti, almeno finora, a calmare le battaglie sul terreno. Ma i colloqui continuano. Devono continuare, perché non si risolve un conflitto che dura da oltre 30 anni con qualche firma. E’ più difficile conquistare la pace che vincere una guerra.
Il 27 di giugno i ministeri degli Esteri di Ruanda e Congo-K, rispettivamente Olivier Nduhungirehe e Thérèse Kayikwamba Wagner, hanno siglato uno “storico trattato di pace” a Washington in presenza del segretario di Stato americano, Marco Rubio.
Trump in attesa dei presidenti di Kigali e Kinshasa
Donald Trump, fiero di essere il promotore di tale accordo, ha invitato Paul Kagame, capo di Stato del Ruanda e Felix Tshisekedi, il suo omologo congolese, alla Casa Bianca. Gli Stati Uniti stanno esercitando una forte pressione perché in tale occasione i due leader siglino un trattato di pace permanente.
Mentre il 19 luglio scorso, Kinshasa e esponenti di M23/AFC hanno firmato una dichiarazione di principio a Doha, con cui intendevano spianare la strada a un accordo di pace tra le due parti. Ma l’intesa finora non ha portato a grandi risultati. Il cessate il fuoco non è stato rispettato e nemmeno la liberazione di prigionieri, come previsto nell’accordo. Il Qatar continua a esercitare pressioni sulle parti, affinché vengano mantenute le varie proposte siglate sotto la sua egida.
Carneficina di ADF
Come se non bastassero le aggressioni nel Nord e Sud-Kivu, ora anche ADF, Allied Democratic Forces, un’organizzazione islamista ugandese, presente anche nel Congo-K dal 1995, sta mettendo a ferro e fuoco la provincia di Ituri, nell’est del Paese.

Da oltre un mese in questa provincia congolese si sono moltiplicati gli attacchi degli islamisti. Nella notte tra sabato e domenica scorsa i miliziani di origine ugandese hanno ammazzato senza pietà a colpi di arma da fuoco e machete oltre 40 fedeli riuniti in preghiera per il Giubileo dei giovani nella chiesa Bienheureuse-Anuarite di Komanda. Oltre 15 persone sono state ferite, mentre altre risultano ancora disperse. La popolazione tutta è ancora sotto choc.
Dall’inizio di luglio sono stati registrati più di 30 attacchi – cui 15 rivendicati da ADF – nei dintorni di Komanda, in un triangolo a cavallo dei territori di Irumu e Mambasa.
Militari ugandesi
La causa scatenante delle incessanti aggressioni sembra essere stata l’offensiva dell’esercito ugandese all’inizio di luglio contro uno dei principali campi del gruppo armato nelle foreste di Mambasa. Da allora, gli estremisti islamici hanno esercitato una forte pressione nella zona e sulla strada che porta a Komanda. E proprio ieri hanno ammazzato almeno altre 3 persone nel villaggio di Idohu, che dista meno di 30 chilometri da Komanda.
Va ricordato che i militari ugandesi sono presenti nel Congo-K dal 2021, nell’ambito dell’operazione Shujaa, per contrastare insieme ai soldati di FARDC i terroristi ADF. Nel febbraio di quest’anno Kampala ha inviato altri 750 uomini proprio nell’Ituri per combattere diversi gruppi armati, tra questi anche CODECO (acronimo per Cooperativa per lo sviluppo nel Congo, formato da combattenti di etnia Lendu).