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Reportage Africa ExPress: il “golpe istituzionalizzato” in Mali

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Il presidente golpista “di transizione” in Mali si inchioda alla poltrona: resterà al potere 5 anni e più.

Per gentile concessione di Africa-ExPress.info, ripubblichiamo il loro articolo originale

Arrestati una cinquantina di militari. Gli islamisti cambiano tattica: attaccati siti strategici per l’economia. Assalito un convoglio di mercenari russi. Incursioni dei terroristi anche in Burkina Faso.

Poco più di un mese fa la giunta militare “di transizione” al governo in Mali ha promulgato una legge che permette all’attuale presidente de facto, Assimi Goïta, di restare al potere per altri cinque anni, vale a dire fino al 2030. Ma non finisce qui. Teoricamente Goita potrebbe restare incollato alla poltrona  per tutta la vita, perché la norma precisa che i “cinque anni” sono rinnovabile tutte le volte che è necessario e tutto ciò senza consultare la gente.

La decisione, che trasforma il Paese in una dittatura, ha provocato reazioni. Non tutti i militari sono d’accordo. Infatti le autorità stanno proseguendo con un’ondata di arresti nei ranghi dell’esercito: negli ultimi giorni sarebbero stati fermati già una cinquantina di uomini in divisa, tra loro anche due generali.

Nessun commento

Finora nessun commento ufficiale da parte delle autorità, ma nei ranghi dell’esercito si mormora: ” Alcuni militari volevano destabilizzare la transizione”.

Nei giorni scorsi il regime di Bamako ha arrestato anche l’ex primo ministro Moussa Mara, una delle ultime voci politiche forti. Aveva osato criticare la dittatura militare, che lo scorso mese di maggio aveva sciolto tutti partiti.

Mel frattempo hanno ripreso forza gli attacchi degli islamisti del JNIM (Gruppo di Sostegno dell’Islam e dei Musulmani), legati ad al Qaeda, che pochi giorni fa hanno attaccato due zuccherifici e la filiale di Bewani della Banque de Développement du Mali nei pressi di Ségou, nella parte sud-occidentale del Paese.

Attacco alla filiale BDM.
Attacco alla filiale BDM.
Zuccherificio in fiamme in Mali
Zuccherificio in fiamme in Mali

Il bilancio materiale degli assalti agli zuccherifici è stato pesante: più di 40 camion dati alle fiamme, oltre a gru, trattori e veicoli. Sono stati bruciati anche uffici e attrezzature informatiche. Più di tre tonnellate di scorte di zucchero sono andate in fumo.

Gli estremisti islamici sembrano aver cambiato strategia: prendono di mira siti importanti per colpire l’economia del Mali.

Uccisi mercenari russi

In questo periodo i miliziani di JNIM si sono scatenati anche in altri zone. Il 1° agosto hanno teso un’imboscata nei pressi della città di Ténenkou, nella regione di Mopti ai mercenari del Cremlino, Africa Corps, che ha sostituito Wagner. Durante l’aggressione gli estremisti islamici hanno ucciso diversi soldati di ventura. Video dell’attacco sono stati diffusi prima sui canali WhatsApp dei jihadisti, poi sono stati  ripresi su X (ex Twitter).

Paramilitari russi del gruppo Wagner, oggi Africa Corps in Mali.
Paramilitari russi del gruppo Wagner, oggi Africa Corps in Mali.

Bukina Faso nel mirino dei jihadisti

Nelle ultime settimane anche il Burkina Faso non è stato risparmiato da ripetuti attacchi dei terroristi. Nella regione del Sahel, a fine luglio un convoglio che trasportava generi alimentari e carburante, diretto a Gorom-Gorom, è stato aggredito da miliziani di EIGS (Stato islamico nel Grande Sahara). Diversi militari e autisti sono stati brutalmente ammazzati e alcuni automezzi sono stati incendiati. I camion erano sotto scorta dell’esercito di Bamako e uomini di VDP (Volontari per la Difesa della Patria).

Lo stesso giorno è stato attaccato anche un campo militare a Dargo, nel centro-nord del Paese. Il bilancio è stato piuttosto pesante. Secondo fonti locali sarebbero stati uccisi una cinquantina di soldati burkinabé.

A fine luglio sono state prese di mira anche altre postazioni dell’esercito di Ouagadougou in diversi villaggi delle regioni Boucle du Mouhoun, nel centro-est e est del Paese. Anche durante questi attacchi sono morti diversi ausiliari VDP e civili.

Niamey lancia milizia patriottica

Il governo nigerino ha annunciato di voler creare una milizia patriottica sul modello del Burkina Faso (VDP), volta a combattere i terroristi. Niamey ha lanciato il programma “Garkuwar Kassa” per reclutare e formare i giovani a sostegno delle forze armate.

Va ricordato che in Burkina Faso l’esercito e i VDP sono stati accusati dalla ONG Human Rights Watch di aver commesso massacri a Solenzo nella regione di Boucle du Mouhon lo scorso mese di marzo.

Membri di questa milizia burkinabé, secondo un rapporto pubblicato il 29 luglio da Global Initiative – Gitoc (Iniziativa globale contro il crimine transnazionale organizzato), sarebbero implicati in traffici di bestiame illegali tra il Burkina Faso, Ghana e Costa d’Avorio. Le mandrie vengono generalmente rubate durante gli scontri.

VDP: primi nel commercio illegale di bestiame

Il traffico di bestiame è sia uno “strumento economico” sia un “mezzo di coercizione” non solo per i jihadisti del JNIM, ma soprattutto per i VDP, che sono ormai in cima alla classifica stilata dal Global Initiative.

Giunte di AES nascondono perdite

E mentre i jihadisti non concedono tregua, i familiari di molti soldati del Mali, Burkina Faso e Niger sono preoccupati della sorte dei propri cari. Spesso vengono informati con mesi di ritardo della morte o sparizione di un loro congiunto. Le giunte militari al potere nei Paesi di AES (Alleanza degli Stati del Sahel) tendono a minimizzare o addirittura nascondere le perdite subite negli scontri con i terroristi.

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