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Medioriente ed Europa: l’amicizia fra Mongoli ed Iberici

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Il contesto

Il Medio Oriente, luogo di vitale rilevanza geopolitica, si estende dal Mediterraneo fino ai confini della Cina e dell’India. La sua posizione centrale ha reso questa parte di mondo protagonista di cambiamenti epocali, soprattutto protagonisti di grandi violenze. Infatti, il Medioriente è sempre stato vittima di guerre ed invasioni, in quanto diverse erano le potenze allogene che vedevano il potenziale strategico nel controllo di queste terre, soprattutto tra quelle europee.

Nel corso della storia infatti diverse realtà sono passate dal Medioriente, ognuna con l’obbiettivo di mantenere un suo controllo strategico, ma per lo più non ci sono riuscite. Il proliferare di continui conflitti, talvolta anche di stampo religioso, ha molto allontanato il mondo Europeo da quello Mediorientale, a tal punto che nella percezione comune europea attuale, la sua destabilizzazione e “democratizzazione” è un atto di bontà che si attua nei loro confronti. L’obbiettivo evidente però è sempre il tentativo di controllo di questa porzione di mondo così strategica, che probabilmente sarà nuovamente destinato a fallire.

Il tentativo del mondo odierno di interagire col Medioriente oscilla fra azioni belliche e campagne demonizzanti, in un approccio sicuramente poco lungimirante, del tutto opposto a quello passato, che certamente si scontrava in modo violento con questi popoli, ma poi cercava sempre di comprenderlo ed interagirci, piuttosto che combatterlo continuamente. In particolare, nel Medioevo, momento dove ci furono gli scontri più sanguinosi fra Medioriente e mondo Europeo, si tentavano anche approcci pacifici, spesso tendenti a vere e proprie amicizie e scambi culturali, così da creare un rapporto più duraturo e facilitare i rapporti.

Tra Europa e Medio Oriente nel Medioevo: condivisioni culturali e dialoghi

Dopo le Crociate, al contrario di quanto si potrebbe pensare, i rapporti con i popoli mediorientali si ampliarono, compresi quelli con l’Estremo Oriente, permettendo importanti viaggi ed ambascerie, alcune delle quali divennero leggendarie, come i viaggi di Marco Polo. L’incremento dei rapporti economici e culturali portò allo sviluppo di culture ibride che tutt’oggi caratterizzano popoli e nazioni, come la Georgia. La maggiore frequenza dei viaggi andò anche a suscitare una maggiore curiosità dei sovrani europei per quel mondo, i quali iniziarono ad invitare accademici, soprattutto arabi, a corte ed intraprendere ambascerie conoscitive.

I viaggi di Marco Polo.

Nel corso della storia, si potrebbero trovare molte interazioni di convenienza tra europei ed orientali: da Alessandro Magno che assunse al suo fianco ex generali e funzionari persiani per la gestione del nuovo immenso regno, fino ad arrivare ai giorni nostri con l’On. Antonio Razzi inviato speciale europeo, mandato a dialogare con Kim Jong Un. Nel medioevo i rapporti e cambi avvenivano in modi molto diversi; infatti, ambasciatori e regnanti stessi facevano parte della corte e venivano trattati come amici, o spesso al pari, del sovrano ospitante.

Tra i rapporti più noti nel Medioevo vi sono soprattutto quelli con il mondo arabo, come nel caso di Ruggero II di Altavilla ed il suo stretto rapporto con il cartografo Al-Idrisi, che trascorse quindici anni alla corte di Sicilia nell’XI secolo per stilare una delle primissime mappe del mondo conosciuto, la Tabula Rogeriana, un’opera straordinaria per l’epoca. Un altro esempio famoso è il grande rapporto epistolare di Federico II di Svevia con l’Emiro Al-Malik al-Kamil, che portò alla Sesta Crociata, nota anche come la “Crociata pacifica”, e ad una condivisione di conoscenze e testi di grande valore letterario e filosofico.

L’apertura europea al mondo mediorientale, non solo arabo, non si limita a questi casi, anzi, ve ne sono molti altri. Tuttavia, uno dei rapporti più affascinanti, seppur poco conosciuto, è quello tra Enrico III di Castiglia e Tamerlano, un rapporto che, se fosse continuato, avrebbe potuto modificare gli equilibri mondiali.

Enrico III e Tamerlano: un rapporto oltre le barriere culturali e fisiche

Enrico III di Castiglia successe al padre in un momento molto delicato dello scenario mondiale. In Europa c’era una grande instabilità: la Guerra dei Cent’anni che contrappose Inghilterra e Francia, che vide spesso l’Iberia come teatro di guerra o di alleanze; la Cattività Avignonese che divise interi Paesi; le lotte interne al Sacro Romano Impero, in particolare Lussemburgo, l’avanzata dei Turchi sotto il Sultano Bayezid nei Balcani ed infine le guerre tra Venezia e Genova, infiammarono per quasi due secoli lo scenario mediterraneo. In uno scenario così caotico ogni mossa avrebbe avuto conseguenze quasi immediate, con la vita dei sovrani sempre appesa a un filo.

Il giovane Enrico, appena sedicenne, dimostrò di essere un governante capace. Attuò importanti riforme che rafforzarono la posizione del sovrano nel regno, concedendo maggiore rilevanza alla piccola nobiltà e, in generale, aumentando la presenza della corona sul regno. Dal 1393 al 1400, la Castiglia passò dall’essere un regno regionale di poca rilevanza ad una potenza in grado di contrapporsi persino alle grandi realtà nazionali dell’epoca, come la Francia.

Enrico III di Castiglia
Enrico III di Castiglia

Enrico III non si limitò però a concentrarsi sull’Europa: le sue mire si estesero anche verso l’Oriente, nel momento in cui la cultura castigliana fu fortemente influenzata dalle tradizioni dell’Oriente romano e del mondo arabo. Nel 1399, infatti, inviò un’ambasceria guidata dal suo dignitario De Sotomayor per dialogare con Costantinopoli, recentemente sopravvissuta ad un altro assedio turco, ma soprattutto per entrare in contatto con la nuova potenza mediorientale, l’Impero Timuride, guidato dal temuto Khan mongolo Tamerlano, che in meno di vent’anni estese il suo dominio dal Medio Oriente fino all’Egitto e al Caucaso, rappresentando una minaccia per l’Europa, ma soprattutto per i Turchi.

L’obiettivo di Enrico fu quello di trattare direttamente con Tamerlano, stabilendo un rapporto stabile che potesse permettere alla Castiglia di accedere alle Vie della Seta sotto la protezione del Khan.

La prima ambasceria ebbe un grande successo nel consolidare i rapporti. Secondo la storiografia attuale, la corte castigliana vantò l’unico ambasciatore stabile Timuride inviato in Europa. I dettagli di questo interessante rapporto ci sono giunti grazie alla cronaca del consigliere personale di Enrico III, Ruy Gonzalez de Clavijo, che guidò la seconda ambasciata verso Samarcanda, accompagnato da dignitari tra cui un messo Timuride, che garantì il passaggio sicuro.

Purtroppo, i contenuti ufficiali dell’ambasciata non sono noti, poiché il sovrano ordinò che non fossero trascritti, ma solo riferiti verbalmente al ritorno. Fortunatamente, fu disposto che il viaggio fosse trascritto in una cronaca, per soddisfare la sua grande curiosità verso questo mondo così distante. Da quanto emerge, Enrico e Tamerlano si chiamarono rispettivamente usando termini molto intimi come “padre” e “figlio” ed il Khan regalò al sovrano castigliano cortigiane e svariati doni dall’oriente per arricchire la corte. Affascinato e grato dei doni, Enrico III fece recapitare tramite la seconda spedizione, tomi religiosi custoditi da un frate teologo, per discutere di religione con il Khan, il quale pare fosse molto interessato alla teologia cattolica ed alla lingua latina.

Tamerlano
Tamerlano

Il rapporto tra i due sembra essere stato talmente personale che, una volta giunti a Samarcanda, Tamerlano chiese di incontrare l’ambasceria solo per sapere delle condizioni di salute di Enrico III, che era fragile ed infermo, per poi rimandare i colloqui ufficiali.

Enrico III riuscì ad instaurare un legame talmente personale con Tamerlano, che lo considerava pari ai suoi stessi figli, a tal punto che fu molto facile trattare con lui. Il successo di queste relazioni, considerando la distanza culturale e le migliaia di chilometri di distanza, rimane a suo modo un apice nella storia. Sebbene entrambi i sovrani morirono nel 1406 senza concludere nulla, la loro forte amicizia avrebbe potuto cambiare gli equilibri europei e la storia del Mediterraneo.

Quel poco che ci è giunto di questo rapporto dimostra che, in un’epoca di identità etniche e religiose molto radicate, esisteva una grande volontà di conoscere l’altro ed anche una grande apertura verso diverse culture, testimoniata anche dalla traduzione di opere che hanno influenzato il nostro sistema culturale e sono entrate nel corso storico nazionale.

Nell’epoca dei “secoli bui”, infatti, grazie ai rigidi ma condivisi fondamenti sociali e storici dei popoli, si trovavano incontri e scambi che favorirono importanti cambiamenti sociali, politici e culturali.

Al contrario, oggi, nell’era della globalizzazione e del multiculturalismo, l’ignoranza storica ed il disinteresse per le culture, hanno creato un’enorme distanza tra Europa e Medio Oriente. Non c’è più alcun vero percorso di condivisione, non ci sono più le conversazioni tra accademici mediorientali ed europei su temi di importanza concettuale e culturale come la teologia e filosofia.

Ad oggi siamo in un vortice di fanatismo, senza ragionare sulle dinamiche dell’altro e valutarne la reale integrabilità, laddove noi abbiamo abbandonato i nostri fondamenti in cambio del nulla e dall’altra parte hanno ancora dei forti assoluti, tali da renderci assolutamente inconciliabili ed antagonisti all’occhio dell’altro.

Oramai, infatti, il dialogo e l’interesse per quell’area geografica si riducono a mero consumo o critica, da discorsi sul velo islamico, all’ordinare un kebab in una qualunque strada nostrana.

  • Laureato in Storia medievale. Ha studiato in particolare il Medioevo Mediterraneo e come l'eredità romano-cristiana abbia influito sulla nascita di Nazioni e Imperi. Responsabile culturale di un gruppo giovanile e tirocinante assistente al Parlamento Europeo: ha seguito soprattutto la Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI).

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2 thoughts on “Medioriente ed Europa: l’amicizia fra Mongoli ed Iberici

  • Andrea Giglietti

    Articolo che offre spunti preziosi,
    i rapporti tra Europa e Medio Oriente non sono stati solo guerra e contrapposizione, ma anche amicizie, scambi culturali e cooperazione.
    Oggi invece, viviamo una fase in cui prevalgono diffidenza e grandi semplificazioni…
    forse dovremmo recuperare quello spirito di dialogo e collaborazione reciproca che nel passato ha permesso di costruire ponti anche nei momenti più particolari.
    Solo così l’Europa potrà avere un ruolo credibile e non limitarsi a oscillare tra condanne ideologiche e interventi militari.

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  • Diego D'Alonzo

    Affascinante. Questo è un capitolo culturale che solitamente passa sottobanco nella narrazione moderna ma con questo articolo si mette in risalto un qualcosa che permette di meglio intravedere quanto errata sia la concezione che ancora si ha dell’ “oscuro medioevo”

    Risposta

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