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Il tesoro del nuovo Faraone

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Il Grande Museo Egizio (GEM)

Le immagini spettacolari del Grande Museo Egizio le abbiamo viste tutti in televisione.

Il nuovo GEM è stato inaugurato ufficialmente e in pompa magna lo scorso 1° novembre dal presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi, con una cerimonia fastosa alla quale hanno partecipato ospiti da tutto il mondo.

In realtà, il museo era già accessibile al pubblico. Nel 2023, c’era stata una prima preapertura con visite guidate della Sala Grande, della Piazza dell’Obelisco, della sezione del museo dedicata ai bambini e delle aree del giardino, dei ristoranti e dei negozi; a fine 2024 erano state aperte parzialmente altre 12 sale e gallerie. Questa preapertura serviva anche per studiare l’afflusso turistico. In questo modo, i responsabili del Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Egitto – che ha l’incarico della gestione e conservazione dei reperti archeologici del Paese e, per questo, è il “proprietario” del Grande Museo Egizio – hanno potuto progettare la gestione più efficiente e ottimizzare l’allestimento delle sale prima di procedere all’inaugurazione ufficiale.

In questo contesto è stata importante la partecipazione italiana, che si è focalizzata su aspetti legati alla gestione, all’accessibilità del museo e alla consulenza sull’interpretazione dei reperti, con la collaborazione scientifica del Museo Egizio di Torino.

Uno sforzo comune

Il progetto dell’edificio che ospita il museo è frutto di una collaborazione internazionale: il concorso è stato indetto dal governo egiziano e vinto nel 2003da una squadra di architetti guidata dallo studio Heneghan Peng Architects (HPARC), con sedi a Dublino e Berlino. I lavori sono iniziati nel 2006, affidati al grande gruppo di costruzioni franco-belga BESIX.

Il sostegno internazionale è stato fondamentale per realizzare un progetto che ha richiesto uno sforzo economico ingentissimo, superiore a un miliardo di dollari. In particolare, il Giappone ha contribuito con un prestito di 300 milioni di dollari della Japan Bank for International Cooperation nel 2017, coprendo costi altrimenti insostenibili per le finanze egiziane e poco digeribili per gli strati più umili della popolazione, considerando un PIL pro capite di poco più di 4’000 $ (anno 2024, fonte: Trading Economics), pari al 33% della media mondiale.

Polemiche o meno, il GEM è oggi realtà. Va a sostituire la sede storica del vecchio museo egizio di inizio ‘900 sulla Piazza Tahrir, ormai insufficiente a contenere l’enorme quantità di reperti. Durante le sommosse popolari del 2011, il vecchio museo aveva subito un saccheggio che aveva causato la distruzione di due mummie ed era stato colpito da alcune bombe molotov. L’intervento immediato dell’esercito per spegnere le fiamme fu provvidenziale per salvare i reperti e, fortunatamente, molte delle opere disperse o razziate sono poi state recuperate.

La scelta del luogo del nuovo museo è assolutamente strategica. Il GEM fa parte di un progetto di riqualificazione dell’Altopiano di Giza chiamato “Giza 2030“. È collocato sulla strada del deserto che porta ad Alessandria, facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici, recentemente potenziati, con una nuova stazione della metropolitana nelle vicinanze. Solo un paio di chilometri lo separano dalla Sfinge e dalle Piramidi, ed è stato allestito un percorso pedonale diretto tra i due siti; in alternativa, è disponibile un servizio navetta.

Grande Museo Egizio: la vastità degli spazi espositivi.

L’Ottava meraviglia

Chi ha progettato il museo e ne ha approvato i piani non voleva sfigurare rispetto ai monumenti circostanti. È un complesso gigantesco: quasi 500’000 m², dei quali 81’000 m² di superficie espositiva, che lo rendono il museo archeologico più grande al mondo, e accoglie oltre 100’000 reperti, dalla preistoria all’epoca romana.

Architettonicamente, l’edificio richiama la forma triangolare delle piramidi, che ritorna spesso come leitmotiv. La facciata è in pietra di alabastro traslucida. Di fronte al museo si trova la grande piazza, che abbiamo visto nei filmati dell’inaugurazione, dominata dall’obelisco di Ramsete II “Il Grande” e adornata di palme da dattero. L’accesso avviene da un grande atrio con illuminazione e ventilazione naturali; ed è sempre Ramsete II ad accoglierci, con la sua gigantesca statua in granito collocata su una base circondata da una bassa vasca triangolare. Fino al 2018, la statua era esposta al traffico e allo smog della piazza del Cairo che porta il suo nome. Già qui entra in gioco un po’ d’Italia: l’archeologo genovese Giovan Battista Caviglia scoprì la statua nel 1820 nel tempio di Ptah a Menfi, capitale dell’Egitto durante l’Antico Regno. Ramsete II fu un faraone importantissimo e longevo (visse dal 1303 al 1212 a.C.), e secondo alcuni studiosi potrebbe essere colui che ostacolò l’uscita degli ebrei dall’Egitto, come raccontato nel libro dell’Esodo della Bibbia.

Visto da vicino, Ramsete II è enorme: circa 12 metri per 83 tonnellate, ma sembra sparire nell’immenso atrio. Non è solo: a poca distanza si trovano le statue di Tolomeo II e Arsinoe II, più piccole ma sempre monumentali. Percorso quasi interamente il lungo foyer, si accede alla collezione ai piani superiori. Al primo piano si trova il museo per bambini. La salita avviene in tre modi: con una scala mobile, con un monta carrozzine o per la grande scalinata di 180 metri, suddivisa in sei sezioni. I 108 scalini (l’equivalente di sei piani) lungo i quali è collocata una galleria di 6.000 m² con 90 reperti: statue di faraoni, steli, sarcofagi e colonne provenienti da tutto l’Egitto. Al termine della salita, prima di entrare nelle sale, le piramidi di Cheope e Micerino si stagliano nitide dietro le grandi vetrate: un colpo d’occhio di grande impatto.

La collezione

L’esposizione copre la storia dell’Egitto a partire dai tempi preistorici. Le gallerie raccontano cronologicamente 3’000 anni di presenza umana lungo il Nilo, dall’Antico Regno (2649-2130 a.C.), al Medio Regno (2030-1650 a.C.), al Nuovo Regno (1550-1070 a.C.), al Terzo Periodo Intermedio (1070-664 a.C.), al Periodo Tardo (664-332 a.C.) fino al periodo Greco-Romano (332 a.C.-395 d.C.).

Nemmeno le migliori fotografie possono restituire l’emozione di ammirare i manufatti, che riflettono lo splendore delle differenti culture dell’antico Egitto.

L’allestimento è stato una sfida notevole per i progettisti: esporre oggetti relativamente piccoli in spazi monumentali già stabiliti e immutabili, all’interno di vetrine climatizzate “intelligenti” che regolano temperatura e umidità. Un’altra sfida importante è stata creare un sistema di orientamento per gestire fino a 15.000 visitatori al giorno. Per ottimizzare tempi e fatica, una guida interattiva mostra, tramite app e geolocalizzazione indoor, dove ci si trova in tempo reale e indica il percorso più rapido per raggiungere una destinazione all’interno del museo.

Grande Museo Egizio: la qualità e quantità delle opere esposte.

Due grandi spazi espositivi

All’interno del GEM sono stati ricavati due spazi espostivi separati. Al secondo piano si trova lo spazio dedicato al corredo funerario aureo di Tutankhamon, il Faraone bambino (1341-1323 a.C.), scoperto dall’archeologo inglese Howard Carter nel 1922. Il tesoro comprende oltre 5.500 pezzi e occupa 7’500 m². Oltre alla celebre maschera funeraria, sono in mostra strumenti musicali, gioielli, oggetti da caccia e sei carri da guerra. L’allestimento, progettato dallo Studio tedesco Atelier Brückner di Stoccarda, si distingue per approccio narrativo e scenografico: non è una semplice mostra, ma un vero viaggio. Secondo Shirin Frangoul-Brückner, Amministratrice Delegata di Atelier Brückner, Il percorso può essere visitato in due direzioni: in un senso è cronologico: si scopre l’identità del giovane faraone, il rito della mummificazione e la credenza della vita dopo la morte; in senso inverso è storico: si segue Howard Carter nel ritrovamento e nello studio scientifico della mummia.

Un altro spazio di 20’000 m², dotato delle tecnologie più avanzate per la conservazione e la climatizzazione, ospita le due barche del faraone Khufu, scoperte nel 1954 e considerate i manufatti organici antichi meglio conservati al mondo. Una è completamente ricostruita, l’altra è in fase di restauro. Questa sezione testimonia l’importanza del Nilo per il commercio e la cultura.

La tecnologia al servizio dell’Egittologia

Il GEM è pensato per essere ben più che un’attrazione turistica. C’è un aspetto divulgativo, il museo offre un’esperienza digitale totale con proiezioni e applicazioni immersive di realtà aumentata e realtà virtuale che permettono al visitatore di interagire con contenuti digitali o di immergersi in ambienti ricostruiti in 3D. Inoltre, l’intera collezione è stata digitalizzata.

Grande importanza hanno la didattica e lo studio: il museo è concepito come luogo culturale ed educativo per la popolazione egiziana, al suo interno si trovano una grande biblioteca, centro educativo e auditorium per conferenze e spettacoli. Ma non solo; tutto il complesso è stato progettato per essere uno dei centri di conservazione e restauro più avanzati al mondo, dove il lavoro degli specialisti è visibile al pubblico attraverso pannelli trasparenti, secondo il concetto di restauro aperto.

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