GeopoliticaGeopolitica e Relazioni InternazionaliPolitologiaScienze Sociali e Umanistiche

Argentina, intervista a Giorgio Ballario

4.9/5 - (295 votes)

“Milei si è rafforzato al governo grazie al sostegno di Trump e alle divisioni peroniste”

Abbiamo raggiunto Giorgio Ballario, giornalista, scrittore e redattore con uno sguardo alle vicende argentine per conto del magazine barbadillo.it, per conoscere motivi e prospettive dell’affermazione del presidente ultraliberista Javier Milei.


Quali prospettive apre l’affermazione del partito di Milei per la seconda parte del suo mandato presidenziale?

Sulla carta nel secondo biennio presidenziale Milei dovrebbe avere la strada libera per realizzare il suo programma politico, che nei primi due anni è avanzato a fatica e quasi sempre per decreti-legge perché non aveva la maggioranza al Congresso. Non ce l’ha neppure adesso, ma le elezioni di medio termine l’hanno rinforzato e può contare sulla vicinanza dei parlamentari del Pro (coalizione dell’ex presidente Macri), perciò varare leggi a lui favorevoli sarà più semplice.

Però restano molte incognite su di lui, come persona, e soprattutto sul suo entourage, a partire dalla sorella Karina, coinvolta come altri notabili di La Libertad Avanza in grossi scandali di corruzione e vicinanza a soggetti criminali. Inoltre, Milei sinora ha avuto il merito di frenare l’inflazione, però l’economia nazionale è ben lontana dalla ripresa: l’industria è in difficoltà, il mercato interno langue ed è cresciuto il già enorme debito con l’FMI.


Il successo, anche personale, di Milei lo pone in qualche maniera sullo stesso piano fagocitante della destra “classica” degli omologhi Trump e Bolsonaro o si tratta di un caso diverso?

È evidente che Milei si ispira al modello Trump, ma non credo che abbia né le capacità politiche del presidente statunitense, né tanto meno una situazione economica favorevole che lo aiuti in questo senso.

Fra l’altro, Milei imita Trump in certi atteggiamenti esteriori, ma per certi versi ne è molto diverso: il presidente argentino proclama un liberismo davvero selvaggio – addirittura avrebbe voluto abolire la banca centrale, la moneta nazionale e ridurre al minimo le funzioni dello Stato – laddove Trump è molto più interventista in difesa del lavoro e del prodotto nazionale. L’abbiamo visto con la politica dei dazi.

Milei, viceversa, appartiene alla scuola degli economisti sudamericani che vogliono uno Stato debole, l’economia e le risorse nazionali completamente privatizzate e se sono di proprietà straniera ancora meglio. Laggiù li chiamano “vendepatria” e non c’è bisogno di traduzione.


Il fronte peronista si lecca le ferite di una sconfitta inaspettata, anche e non solo per la precedente affermazione alle provinciali di settembre. Si intravede una possibile coesione fra le varie correnti che lo animano o nemmeno la prossima sfida per la Casa Rosada determinerà una candidatura unitaria e di sintesi?

Non c’è dubbio che il successo di Milei nel 2023, bissato lo scorso ottobre, sia anche e soprattutto colpa della coalizione peronista, che ci ha messo molto di suo per farsi battere nelle urne. La netta vittoria peronista alle provinciali di Buenos Aires di settembre li aveva illusi che si potesse ripetere anche alle politiche di medio termine, ma così non è stato perché erano scadenze elettorali diverse e anche perché c’è stato l’intervento a piedi uniti di Trump in difesa di Milei e non è stato un fatto di poco conto.

Nelle settimane prima del voto è arrivato da Washington un sostegno senza precedenti: prima sotto forma di acquisto di pesos argentini per un totale di 400 milioni di dollari (un provvedimento raro, negli ultimi trent’anni gli Usa l’avevano fatto solo altre tre volte); poi con un mega accordo di swap valutario da 20 miliardi di dollari per dare ossigeno all’economia del paese sudamericano; infine, l’alleggerimento dei dazi sulla carne e altri prodotti agricoli esportati dall’Argentina, una mossa che tra l’altro ha fatto infuriare gli allevatori texani. Insomma, per dirla un po’ facile, Trump si è comprato la vittoria del suo alleato di ferro Milei.

Tornando ai peronisti, mi auguro che la scoppola sia salutare. Adesso c’è un anno e mezzo di tempo per trovare un candidato che se la possa giocare (al momento si parla del governatore della provincia di Buenos Aires, Axel Kiciloff) e per ritrovare un programma e figure politiche giuste per rinsaldare le file, perché non da oggi le formazioni che si riconoscono nella dottrina politica di Peròn sono frammentate e divise.

E poi, aggiungo, sarà necessario accantonare in via definitiva la figura ormai ingombrante dell’ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner e del circolo che ruota intorno al cosiddetto “kirchnerismo”, un’ideologia ormai più woke e progressista che peronista. È vero che Cristina e i suoi, tra cui spicca il figlio Maximo Kirchner, hanno la maggioranza all’interno del movimento peronista; ma è anche vero che dopo la condanna per corruzione lei ha dimostrato di essere un personaggio molto divisivo, che non può andare oltre al 30% del consenso nel Paese e quindi non può vincere contro una candidatura Milei bis.


Oltre al rafforzamento dell’allineamento a Washington cosa bisogna aspettarsi in ambito geopolitico dal presidente Milei?

Sin dal primo giorno della sua presidenza Milei ha fatto un’inversione ad “U” nella politica estera argentina degli anni precedenti. Giustamente, dal suo punto di vista.

Allineandosi agli Usa “senza se e senza ma” ha preso le distanze dalla tradizionale geopolitica di Buenos Aires, che in passato ha sempre rivendicato una certa indipendenza da Washington e cercato un equilibrio politico, economico e commerciale con gli altri Paesi dell’America Latina e del sud del mondo.

Si pensi non solo alla strategia “terzomondista” del generale Peròn, ma persino all’Argentina della giunta militare, che intratteneva stretti rapporti con l’Urss e con alcune nazioni del blocco comunista. E più di recente all’ingresso dell’Argentina nei Brics.

Adesso, questa posizione è completamente saltata, Milei è legato a filo doppio agli interessi degli Usa (anche per i motivi che ho spiegato nella risposta precedente) che vedono in lui un prezioso alleato geopolitico in un continente dove colossi come Messico e Brasile hanno governi di sinistra molto critici sulla rivisitazione della dottrina Monroe (il vecchio “cortile di casa”) portata avanti da Trump.

In questo senso, se davvero il Cile andrà alla destra di Kast, si potrà realizzare un asse filoamericano nel cono sud in grado di sparigliare i giochi continentali.

  • Salerno, 22 febbraio 1989. Laureato in Scienze politiche si è specializzato in Storia contemporanea e geopolitica dell’America Latina.
    Collabora con diverse testate, fra le quali Eurasia - rivista di studi geopolitici e Diorama letterario. Nell’autunno 2019 ha fondato la rivista bimestrale di approfondimento politico-culturale Il Guastatore, di cui è stato editore e coordinatore di redazione.
    Coautore del libro “Il socialismo del XXI secolo. Le rivoluzioni populiste in Sudamerica” (Circolo Proudhon edizioni, 2016) è autore dei saggi biografici “Juan Domingo Perón” (Fergen, 2021) e "Filippo Corridoni. La vita e le idee dell'Arcangelo sindacalista" (Passaggio al Bosco, 2021).
    Ha approfondito il concetto di “guerriglia” curando per le case editrici milanesi Oaks e Iduna e la fiorentina Passaggio al Bosco una serie di testi sui leader della lotta anti-imperialista degli stati del Sud del mondo.

    Visualizza tutti gli articoli
  • Torinese, classe 1964 ex giornalista del quotidiano "La Stampa", su cui ha scritto per 23 anni, è un autore di noir, tra i quali spicca la serie di romanzi dedicata all’Italia coloniale degli anni Trenta il cui protagonista è il maggiore dei Carabinieri Aldo Morosini, pubblicata dalle Edizioni del Capricorno.
    Autore anche di “Vita spericolata di Albert Spaggiari” (Idrovolante Edizioni, 2016) si occupa di politica argentina per conto del magazine Barbadillo.it.

    Visualizza tutti gli articoli
Ti è piaciuto questo articolo? Apprezzi i contenuti di "Caput Mundi"? Allora sostienici!
Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *