PolitologiaScienze Sociali e Umanistiche

Il senso di Dio per la geopolitica

Razionalismo e pensiero scientifico da un lato. Civiltà basata su valori religiosi, fideistici e trascendentali dall’altro. È questo lo scontro-incontro che incarna l’identità stessa dell’Occidente.

Questo scontro-incontro ebbe inizio nell’antica Grecia, culla ed origine della Civiltà occidentale. In quel contesto spazio-temporale una cultura con forti valori religiosi, trasmutati dal pantheon pagano olimpico, fu abbastanza matura da creare la filosofia classica che de facto creò il modo di concepire il mondo valido ancor oggi in Occidente. Ciò non cancellò la fede negli Dei, ma le accostò un pensiero logico che, a seconda dei punti di vista, la completò, la rafforzò o la indebolì.

Dopo la nascita del pensiero filosofico e scientifico greco la storia dell’Occidente è stata scandita da fasi alterne, in cui di solito ad un periodo di predominanza agnostico-scientifico ne seguiva uno all’insegna della supremazia nella fede religiosa. L’ultima di queste fasi, quella che stiamo ancora vivendo, è iniziata ai primi del XVIII secolo con l’Illuminismo, a sua volta figlio degli eccessi seicenteschi dovuti alle guerre di religione, Guerra dei Trent’anni in primis.

Da allora l’Europa, i Paesi extraeuropei abitati dai figli del Vecchio Continente e quelle poche Nazioni che hanno saputo occidentalizzarsi con successo (Giappone e Corea del Sud su tutte) hanno conosciuto uno sviluppo umano ineguagliato nella storia. Tale progresso ha interessato in particolare la scienza e le dottrine politiche (molte delle quali “ripescate” dalle vestigiali teorie dell’antica Grecia). Un’emancipazione del pensiero critico che a sua volta ha permesso all’Occidente di sviluppare la Rivoluzione Industriale, la quale ha prodotto il maggior benessere materiale medio mai posseduto dall’umanità.

Tutto questo ha messo difficoltà l’elemento religioso della nostra Civiltà, essenzialmente il cristianesimo. Da un lato le istituzioni laiche hanno enormemente e giustamente ridotto il peso delle Chiese nella conduzione della cosa pubblica (troppo spesso lasciandosi andare a gratuite persecuzioni), dall’altro il progressivo benessere materiale generalizzato ha fatto sì che il popolo necessitasse di un minor supporto spirituale alle durezze della vita. Se a questo aggiungiamo che le scoperte scientifiche quasi sempre vanno a confutare i testi sacri delle religioni (ed il cristianesimo non fa eccezione), in un’epoca in cui la maggioranza degli occidentali è più disposta a seguire la scienza rispetto alla religione il gioco è fatto: chiese sempre più vuote, diffuso per quanto limitato anticlericalismo e dilagare di agnosticismo ed ateismo.

Galileo Galilei.
Galileo Galilei.

Certo, il fatto che la vittoria (momentanea?) della scienza sulla fede abbia favorito la democrazia, oltre che allungare e migliorare le nostre vite, non significa che il decadimento dell’identità religiosa abbia avuto solo conseguenze positive. La religione è, da sempre, anche e non solo un organo di controllo delle umane passioni/pulsioni. Organo utilizzato, nel bene e nel male, da tutti i regimi politici ad eccezione di quelli dichiaratamente antireligiosi, che però a loro volta hanno sempre creato il surrogato di una “religione laica di Stato”. Pertanto, il venir meno di una “sentinella spirituale”, che meno prosaicamente potremmo definire assenza di paura di andare all’inferno dopo la morte, non ha avuto un bell’effetto sulla società. Questo perché, anche dove le leggi e le istituzioni laiche funzionano al meglio, l’essere umano convive con l’imperscrutabilità del dopo vita. Inevitabilmente l’assenza di una serie di paletti morali d’origine spirituale significa una maggiore rilassatezza sociale.

Dopo questa necessaria introduzione passiamo all’analisi geopolitica della “Forza di Dio” nel mondo.

L’Occidente, come al solito, negli ultimi duecento anni ha completamente decontestualizzato non solo la sua storia, ma anche quella del mondo non occidentale. Questo errore ci ha spesso convinti che il nostro progresso dovesse, per osmosi, cambiare il sistema di vita e le credenze di popoli che non di rado credono ancora che la Terra sia piatta. Ubriaco di positivismo razionalista e di ateo socialismo materialista (oltre che giustamente orgoglioso di aver camminato sulla Luna ed inventato gli antibiotici) l’uomo bianco per un po’ ha creduto che il peso della religione negli affari umani fosse destinato all’eterna vestigialità.

Certo le eccezioni ci sono state. Lo statunitense Frank Herbert (1920-1986), nel suo ciclo di romanzi “Dune”, da cui sono stati tratti un discusso capolavoro cinematografico e dei successivi sequel, immaginò un universo in cui la società e l’intero sistema di vita ruotano intorno ad una religione monoteista ispirata alla triade ebraismo-cristianesimo-islam e nata come ribellione al dominio dell’Intelligenza Artificiale che aveva schiavizzato l’umanità. Ma si tratta, come detto, di eccezioni: dopo la Seconda Guerra Mondiale ai più sembrava che la religione fosse avviata all’irrilevanza sociopolitica.

La rivoluzione iraniana del 1979.
La rivoluzione iraniana del 1979.

Sarebbe stato l’islam a suonare la sveglia, con un evento apparentemente catapultato da un’epoca passata: la rivoluzione islamica iraniana del 1979. In piena epoca materialista un Paese, per certi aspetti tra i più evoluti del mondo musulmano, rovesciò un Governo laico e mise al potere un predicatore fanatico avente il titolo religioso di Āyatollāh. Da allora la storia ha accelerato: crollo del comunismo ateista intollerante, risveglio religioso quasi sempre violento in tutto il mondo islamico e conflitti in cui la fede è stata un elemento fondamentale, vedasi la Guerra di Bosnia.

E oggi? Qual è l’effettiva “Forza di Dio” all’interno delle comunità antropiche in cui grosso modo è diviso il mondo? Questa domanda ha risposte diverse a seconda delle macroaree in cui è suddivisa l’umanità, aree che chiameremo “Civiltà” per accodarci al Maestro Samuel Huntington.

Nella Civiltà estremo orientale, ossia Cina e dintorni, la religione è un qualcosa di particolare. Laggiù, infatti, il predominio filosofico-culturale spetta al pensiero confuciano che, di per sé, non è una vera e propria religione, quanto un rigido codice di vita laico. Tale codice, divenuto col tempo una sorta di fede, esalta il rispetto delle istituzioni costituite e la venerazione delle gerarchie, prima familiari e poi sociopolitiche.

Certo, il confucianesimo è dovuto “scendere a patti” con le religioni precedenti (a cominciare dal taoismo) e col buddhismo. Le prime sono un insieme di tradizioni e/o superstizioni popolari, mentre il secondo ha diffuso un messaggio che (occidentalizzando il lessico) potremmo definire umanista. Ciò non toglie che nella Civiltà sinica la religione sia complementare allo Stato. Non a caso proprio in Cina il regime comunista è riuscito a sopravvivere poiché si è evoluto in un’immagine quasi sacrale di ideologia imperiale confuciana, una sorta di nuova dinastia avente (per ora) il mandato del cielo.

Passiamo ora all’islam, che la fa da padrone nella nostra epoca di risveglio religioso (anche perché è quello che storicamente si è meno “addormentato”). Pur con le enormi differenze dovute alla sua immensità, il mondo islamico ha sostanzialmente perso il treno del progresso scientifico e, di conseguenza, dell’allargamento del benessere. È un dato di fatto che in tutti i Paesi musulmani, anche in quelli in cui grazie alle materie prime si costruiscono grattacieli di cristallo, ad una minoranza di nababbi fa sempre riscontro una massa di diseredati. Questo anche e non solo a causa di una religione rivelata che (non avendo avuto un retroterra greco-romano né una filosofia scolastica come il cristianesimo) nega la possibilità stessa di progresso ed evoluzione. Pertanto, ricorrentemente, le masse islamiche possono reagire alla loro frustrazione solo idealizzando la tradizione, che nel loro contesto significa essenzialmente fanatismo e guerra santa (sia contro gli infedeli sia contro i presunti islamici “impuri”). Ciò fa sì che, nell’islam, la “Forza di Dio” sia l’elemento geopolitico per eccellenza, come lo è sempre stato dai tempi dell’egira del Profeta.

Suddivisione religiosa dell'India.
Suddivisione religiosa dell’India.

India. Il subcontinente indiano è una grandiosa eccezione storica. Laggiù, infatti, abbiamo l’ultima delle grandi religioni politeiste, l’induismo, che ha saputo resistere alla predicazione sia delle fedi monoteiste d’origine mediorientale sia alla “filosofia religiosa” buddhista, malgrado quest’ultima sia nata nell’India stessa. L’induismo, in particolare attraverso il sistema delle caste, condiziona ogni aspetto della vita umana nel subcontinente, sebbene una legislazione figlia del colonialismo britannico sia riuscita a fatica a trasformare l’enorme Paese in una democrazia. Oggi pertanto abbiamo una gigantesca federazione che, malgrado gli immensi contrasti interni ed una povertà spesso disarmante, riesce a funzionare. In questo contesto il fanatismo religioso induista non è assente, anche a causa della secolare e mortale lotta contro l’islam, ma è tenuto sotto controllo dall’impianto legislativo britannico. La domanda è per quanto durerà questo equilibrio tutto sommato vincente.

Africa nera. La regione subsahariana è caratterizzata da una doppia religiosità che quasi sempre si sovrappone in modo inestricabile. Le componenti fideistiche della maggioranza dei popoli bantu sono infatti le ancestrali credenze pagane, costituite da un’infinità di riti e tradizioni, a cui si sono sovrapposti il cristianesimo o l’islam, portati dai colonizzatori rispettivamente europei o arabo-berberi. Quanto il cristianesimo abbia soppiantato le precedenti fedi varia da luogo a luogo, ma semplificando enormemente possiamo definire un quadro generale: nell’Africa nera non islamizzata il cristianesimo è la religione che ha portato i valori occidentali che creano un ponte intellettivo tra loro e noi, mentre le credenze ancestrali costituiscono una sorta di “riserva fideistica” utilizzata dai popoli nei momenti di crisi. Non a caso durante le relazioni col mondo occidentale i leaders africani si presentano con una mentalità “cristiana”, mentre durante le endemiche guerre tribali la religiosità ancestrale domina i campi di battaglia. Tale visione, lo riconosciamo, pecca di paradigma occidentalizzante ed è accusabile di colonialismo intellettuale, ma sfidiamo chiunque a smontarne l’essenza.

Mappa dell'ateismo nel mondo (dati 2017).
Mappa dell’ateismo nel mondo (dati 2017).

L’Occidente. Concludiamo questo viaggio a casa nostra. In questa prima metà del XXI secolo non esiste Civiltà più laica e svuotata di sentimento religioso di quella occidentale. Che ciò rappresenti un bene o un male non sta a noi valutarlo, ognuno deve trovare la risposta dentro di sé. A noi spetta il compito di capire cosa questo comporti. Oggi l’Occidente ha raggiunto un benessere materiale, una libertà politica ed una forza scientifico-militare ineguagliata nella storia del mondo. Ciò in gran parte grazie alla sua quasi totale laicizzazione. Il rovescio della medaglia è la pressoché assenza di una “Forza di Dio”, ragion per cui quasi nessun occidentale sarebbe disposto a morire per la sua Civiltà, che anche se laica è per forza composta anche da un retaggio etico-religioso. Il risultato? L’Occidente ha attraversato gli oceani, inventato la medicina moderna, imbrigliato l’atomo, avviato la scoperta dei segreti della materia e dell’Universo e pure camminato sulla Luna. Ma oggi non riesce a sconfiggere dei quasi cavernicoli sulle montagne afghane pronti a morire per la loro fede né, ancor peggio, ha la volontà di difendere le proprie città ed il proprio sistema di vita dalla violenza di masse immigrate le quali, più o meno consciamente, continuano la guerra santa iniziata da Maometto nell’anno 622 d.C.

  • Laureato in Storia, autore di saggi storici e di svariati articoli di storia ed analisi geopolitica.
    Fondatore del blog "Caput Mundi", coordinatore sezione "Storia" e "Geopolitica" russa ed anglosassone.

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