Il conflitto Israele – Iran
Arianne Ghersi intervista Hanieh Tarkian

A fronte della complessità dei mutevoli scenari geopolitici di cui il Medio Oriente è costante protagonista, dinanzi ad eventi con risvolti sia locali che internazionali, diventa quanto mai opportuno non solo documentare ed analizzare i fatti, bensì comprendere anche in qual modo siano percepiti da chi abbia diretta conoscenza della cultura e del pensiero locali.
Per tale ragione, si è deciso di pubblicare l’intervista ad una voce vicina alle posizioni del governo iraniano, la dottoressa Hanieh Tarkian, una donna Italo-iraniana, che ha completato il dottorato in Scienze Islamiche presso il Jamiat az-Zahra, il più importante centro femminile di studi islamici dell’Iran, ha conseguito un Master in Relazioni Internazionali e Studi Strategici ed è attualmente docente e coordinatrice del Master in lingua italiana in Studi Islamici organizzato dall’Università internazionale Al-Mustafa (Iran).
Alla luce del conflitto Israele – Iran quali sono le motivazioni del recondito odio reciproco?
L’ostilità di Stati Uniti e Israele nei confronti dell’Iran scaturisce dalla Rivoluzione Islamica del 1979, che ha trasformato l’Iran in un paese sovrano e indipendente, un cambiamento mai accettato da Washington e Tel Aviv. L’obiettivo principale di USA e Israele è indebolire e rovesciare la Repubblica Islamica per modellarla sui loro interessi, come prima del 1979, quando l’Iran dello Scià era una postazione strategica americana nel Medioriente e il principale alleato di Israele. Questioni come il programma nucleare o i diritti umani sono solo pretesti per questa aggressione e propaganda. Israele non avrebbe potuto attaccare l’Iran senza il sostegno incondizionato degli Stati Uniti. L’Iran, dal canto suo, si oppone a politiche di destabilizzazione e ingerenza, puntando alla stabilità regionale e all’autodifesa. Queste provocazioni e tentativi di destabilizzazione da parte di Stati Uniti e Israele si protraggono quindi da oltre quarant’anni.
In cosa consiste il cosiddetto “Asse della Resistenza”?
L'”Asse della Resistenza” è una coalizione di paesi e gruppi che lottano per la propria sovranità contro l’imperialismo e il terrorismo internazionale, sostenuto da Stati Uniti e Israele. Ne fanno parte l’Iran, un tempo la Siria di Bashar Assad, gruppi di resistenza palestinesi, Hezbollah in Libano, Ansarullah (gli Houthi) in Yemen e le milizie popolari in Iraq. Ispirato agli ideali di giustizia della Rivoluzione Islamica iraniana, l’Asse ha svolto un ruolo determinante nel combattere il terrorismo, in particolare l’ISIS, in Siria e Iraq su richiesta dei governi legittimi. Si oppone all’egemonia unilaterale statunitense e sionista, contribuendo attivamente alla formazione di un ordine mondiale multipolare giusto.
Nei giorni scorsi sono giunte diverse informazioni riguardo i danneggiamenti dei siti di arricchimento dell’uranio. Qual è la reale situazione e quali le conseguenze degli attacchi subiti?
Gli attacchi e i sabotaggi da parte di Israele e Stati Uniti contro il programma nucleare iraniano e i suoi scienziati non sono un evento recente, in passato scienziati nucleari iraniani sono stati assassinati da agenti del Mossad a Teheran. L’Iran ha accusato Israele di terrorismo e ha ribadito che il suo programma è esclusivamente civile e che continuerà, nonostante i danni subiti che non sono irreparabili, i materiali e gli strumenti importanti erano stati trasferiti, considerato il rischio di aggressione. Il parlamento iraniano ha inoltre votato per la sospensione della collaborazione con l’Agenzia internazionale per l’Energia atomica, accusata di non aver mantenuto un profilo imparziale e di aver dato il pretesto a Israele per aggredire l’Iran, inoltre secondo alcuni documenti trapelati, Grossi avrebbe collaborato e passato informazioni sensibili a Israele.
Dal punto di vista dottrinale, quale posizionamento è possibile individuare per l’Islam per quanto riguarda le tecnologie nucleari in genere?
La posizione ufficiale dell’Iran sulle armi nucleari si basa su una fatwa dell’Ayatollah Khamenei, la Guida Suprema, che proibisce l’acquisizione, lo sviluppo e l’uso di armi nucleari. Questo divieto è motivato dal fatto che le armi di distruzione di massa non sono considerate legittime secondo la dottrina militare islamica. Ciò è dovuto all’impossibilità di controllarne le conseguenze e al rischio di violare il principio etico di evitare l’uccisione di civili, in particolare donne e bambini. L’Iran ha sempre dichiarato che il suo programma nucleare è esclusivamente di natura civile, affermando che se volesse potrebbe costruire la bomba e nessuno potrebbe impedirglielo, semplicemente non la vuole. La contraddizione risiede nell’accusa mossa da Israele, una potenza nucleare non firmataria del trattato di non proliferazione, sostenuto dagli Stati Uniti, che è l’unica superpotenza ad averne fatto uso nell’arco della storia.
Quali i possibili scenari futuri?
L’Iran ha dimostrato di essere pienamente in grado di difendersi autonomamente, con elevate capacità militari e una produzione indipendente di armamenti. L’operazione “Promessa Veritiera 3”, come le precedenti, ha evidenziato la sua pianificazione strategica. Israele, al contrario, non può sostenere un conflitto prolungato senza il continuo e massiccio sostegno degli Stati Uniti, i cui sistemi di difesa sono costosi e saturabili. Un intervento diretto statunitense comporterebbe rischi per le loro basi regionali. La comunità internazionale è inefficace e incline a doppi standard. L’Iran non cerca l’escalation ma si difenderà con determinazione. La chiusura dello Stretto di Hormuz rimane un’opzione per fare pressione economica, nel caso ci fosse nuovamente una escalation. Alleati come Russia e Cina offrono supporto diplomatico, mentre il conflitto accelera il declino dell’egemonia statunitense e l’emergere di un ordine mondiale multipolare. Quello che è certo è che l’ostilità di Stati Uniti e Israele nei confronti dell’Iran continuerà e, nonostante la tregua, i tentativi di destabilizzazione, il sostegno a rivolte armate e ai gruppi terroristici separatisti continueranno, e così pure la propaganda con pretesti come il nucleare o i diritti umani. Continuerà anche l’oppressione del popolo palestinese da parte di Israele. Pertanto l’unica alternativa per questi popoli è continuare a resistere alle aggressioni e alle ingerenze.
Non riesco a capire come si possa ancora giustificare il bombardamento di ospedali e quartieri residenziali. Le vittime innocenti pagano il prezzo più alto di questa follia.
Dopo aver letto l’articolo, resto davvero turbata. Sembra che la guerra sia l’unica strada rimasta. Possibile che non esista un’alternativa diplomatica per evitare tutto questo dolore?
Tutti parlano della ‘guerra dei 12 giorni’ come se fosse finita, ma secondo me la situazione è ancora troppo instabile. Mi auguro si trovi un accordo vero e duraturo.