Hamas: la genesi dei rapporti con Al Qaeda
Le infiltrazioni terroristiche
Secondo quanto riportato dal Jerusalem Post, fonti della sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese avevano segnalato l’attività nella Striscia di Gaza di un nuovo gruppo affiliato ad al-Qaida, noto come Jundallah[1] (“Soldati di Dio”). L’organizzazione, attiva soprattutto nel sud della Striscia, sarebbe nata nel Waziristan — area tribale montuosa e priva di controllo statale in Pakistan, spesso indicata come rifugio di Osama bin Laden — per poi radicarsi a Gaza grazie ad ex militanti di Hamas e della Jihad islamica in rotta con le rispettive leadership, accusate di un’eccessiva moderazione.
Il primo attacco rivendicato dal gruppo risale al maggio 2005: in quell’occasione, un portavoce identificato come Abu ‘Abdallah al-Khattab minacciò azioni ostili anche contro gli Stati Uniti.
Pochi mesi più tardi, nel settembre dello stesso anno, Mahmud Zahar[2], figura di spicco di Hamas, ammise pubblicamente la presenza di cellule di al-Qaeda a Gaza, parlando non solo di infiltrazioni fisiche ma anche di contatti telefonici tra la Striscia ed altri centri operativi all’estero.
Il presidente palestinese Mahmud ‘Abbas[3], a circa un mese dalla vittoria elettorale di Hamas, lanciò a sua volta un avvertimento: l’organizzazione terroristica stava tentando di radicarsi nei Territori Occupati. Pur senza fornire dettagli, le sue parole suscitarono allarme sia in Israele che all’estero, alimentando i timori di un accerchiamento di Tel Aviv e di altre località israeliane da parte di gruppi estremisti.
Il ruolo di al-Zawahiri
Le dichiarazioni di ‘Abbas trovarono eco in un videomessaggio di 29 minuti diffuso da Ayman al-Zawahiri, numero due di al-Qaeda, che attaccò duramente Hamas per aver accettato seggi parlamentari al fianco di esponenti dell’ANP. Al-Zawahiri accusava questi ultimi di aver “svenduto” la causa palestinese con gli accordi di Oslo e di aver firmato intese con Israele, in aperta violazione, a suo dire, dei precetti islamici.

In una delle sue dichiarazioni più dure, Ayman al-Zawahiri sosteneva che nessuno – palestinese o meno – avesse il diritto di cedere neppure un granello della terra palestinese, definita “territorio musulmano occupato dagli infedeli”[4]; a suo avviso ogni musulmano avrebbe il dovere di contribuire alla sua riconquista. L’esponente jihadista accusava inoltre i dirigenti laici dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) di aver “svenduto” la Palestina in cambio di “briciole” ed invitava Hamas a sposare senza compromessi la lotta armata, respingendo qualsiasi riconoscimento degli accordi di pace con Israele.
Al-Zawahiri metteva in guardia il movimento islamico palestinese dal “gioco americano”, ovvero il rischio di legittimare l’esistenza di Israele attraverso intese politiche. La durezza delle sue parole rifletteva le profonde fratture all’interno del mondo islamista: da un lato gruppi come i Fratelli Musulmani e Hamas, favorevoli ad un processo di islamizzazione graduale attraverso la partecipazione – seppur tattica – al sistema politico; dall’altro, al-Qaeda ed i suoi alleati, che rifiutavano in blocco il modello democratico occidentale e puntavano ad una trasformazione imposta dall’alto tramite la violenza.
Cambio di approccio
Hamas, da parte sua, prese subito le distanze dalla visione di al-Zawahiri e non ritenne necessario replicare alle sue critiche. I leader del movimento ribadirono la linea tradizionale: la loro azione armata si concentra esclusivamente contro chi occupa la Palestina, in netta contrapposizione con la strategia di al-Qaeda, che non esita a colpire anche nelle capitali occidentali ed in quelle del mondo musulmano per perseguire i propri obiettivi.
In una seconda presa di posizione, Ayman al-Zawahiri attenuò i toni, adottando un atteggiamento più conciliante nei confronti del neonato governo islamico di Hamas, all’epoca sotto forte pressione da parte dell’Occidente per le sue aspirazioni politiche e per il costante rifiuto di riconoscere Israele e gli accordi di pace in vigore — una posizione giudicata inaccettabile dalle potenze occidentali.
Le nuove parole del vice di Osama bin Laden colsero di sorpresa la leadership di Hamas, soprattutto per il momento in cui vennero pronunciate. L’intervento arrivò infatti mentre il movimento palestinese stava facendo il suo ingresso ufficiale sulla scena internazionale, con una visita di tre giorni a Mosca iniziata il 3 marzo 2006, su invito del presidente russo Vladimir Putin. L’iniziativa aveva persino ottenuto una cauta approvazione dall’amministrazione statunitense: una dichiarazione della Casa Bianca aveva espresso sostegno alla mossa russa, seppur accompagnato da un velato avvertimento a Hamas.

Washington esortava infatti i dirigenti del movimento a guardare oltre le difficoltà iniziali ed a comprendere che, per concretizzare le proprie ambizioni di lungo periodo, sarebbe stato necessario conquistare il favore dei principali attori della comunità internazionale. In questo scenario, lo stesso leader di al-Qaeda si inserì nel dibattito, dimostrando — pur nascosto in qualche remoto rifugio — di seguire con attenzione gli sviluppi politici globali.
Osama bin Laden
Nell’aprile del 2006, Osama bin Laden diffuse uno dei suoi abituali messaggi videoregistrati. In quel momento il governo guidato da Hamas si era appena insediato, ma il leader di al-Qaeda vi fece solo un cenno marginale, concentrando invece gran parte del discorso su quella che descriveva come una “cospirazione” ordita da Stati Uniti ed Israele. Secondo bin Laden, la decisione dei Paesi occidentali di sospendere gli aiuti economici ed imporre sanzioni al nuovo esecutivo palestinese rappresentava la prova di una vera e propria “crociata” contro l’Islam.
Nel suo intervento, il capo di al-Qaeda attribuì la responsabilità del conflitto non soltanto ai governi, ma anche alle popolazioni occidentali, accusandole di sostenere le politiche dei propri leader e di continuare ad inviare soldati nei territori musulmani per combattere.
La presenza di al-Qaeda
Da Gaza, il primo ministro di Hamas, Isma’il Haniyeh[5], prese immediatamente le distanze dalle dichiarazioni di bin Laden. Pur condannando quello che definì un “embargo ingiusto” contro il popolo palestinese, Haniyeh evidenziò come tale situazione spingesse movimenti ed individui a manifestare solidarietà, senza però accettare l’impostazione di al-Qaeda.
Anche altri esponenti di Hamas ribadirono l’autonomia del movimento rispetto alla rete jihadista internazionale. Durante l’ultimo giorno di un incontro a Mosca, Khalid Mishal[6], capo dell’ufficio politico dell’organizzazione a Damasco, sottolineò che Hamas non riceveva direttive da al-Qaeda ed agiva unicamente in base agli interessi del popolo palestinese. A Gaza, il portavoce Sami Abu Zehri[7] chiarì ulteriormente la posizione, spiegando che l’ideologia di Hamas era “profondamente diversa” da quella di bin Laden e dei suoi seguaci.
La percezione della presenza di al-Qa’ida in Palestina si rafforzò a partire da gennaio dello stesso anno, in seguito alla vittoria elettorale di Hamas. In quel periodo, nelle strade di Gaza e della Cisgiordania cominciarono a circolare videocassette, CD ed opuscoli firmati esplicitamente dall’organizzazione terroristica internazionale.
La figura di ʿAbdallah ʿAzzam
Secondo diverse ricostruzioni storiche, la partecipazione di palestinesi a movimenti jihadisti di respiro internazionale, come al-Qaeda, non rappresenta un fenomeno isolato: tra le figure più emblematiche spicca lo shaykh ʿAbdallah ʿAzzam[8], considerato il mentore spirituale di Osama bin Laden. Nato a Jenin, in Cisgiordania, nel 1941, ʿAzzam fu un influente studioso islamico ed un combattente di primo piano, destinato a lasciare un segno profondo nello sviluppo del radicalismo islamista moderno e nella genesi di al-Qaeda.

La sua formazione accademica culminò con un dottorato in fiqh[9] presso la prestigiosa Università di al-Azhar, al Cairo. In quell’ambiente entrò in contatto ed offrì sostegno alla famiglia di Sayyid Qutb[10] — cinque anni dopo l’esecuzione di quest’ultimo — e conobbe figure come lo shaykh cieco ʿUmar ʿAbd al-Rahman[11], poi condannato per il tentato attentato al World Trade Center[12] del 1993, ed Ayman al-Zawahiri, futuro leader di al-Qa‘ida.
ʿAzzam aderì ai Fratelli Musulmani palestinesi quando era ancora minorenne. Con l’invasione sovietica dell’Afghanistan, nel dicembre 1979, emise una fatwa in cui equiparava il conflitto afghano a quello palestinese, dichiarandoli entrambi jihad legittimi e sostenendo che l’uccisione degli “infedeli” in quei contesti fosse un dovere personale per ogni musulmano.
Dopo aver insegnato per un periodo all’Università Re ʿAbd al-ʿAziz di Gedda, in Arabia Saudita, lo studioso palestinese ʿAbdallah ʿAzzam si trasferì in Pakistan. Qui, nella città di Peshawar – storica capitale della Provincia della Frontiera Nordoccidentale, situata lungo la via che conduce al passo di Khyber ed alle Aree Tribali fino all’Afghanistan – fondò una struttura di accoglienza nota come Bait al-Ansar, o Ufficio Servizi per i Mujahidin. Questo luogo divenne presto un centro di riferimento per i volontari arabi diretti a combattere in Afghanistan, fornendo loro assistenza logistica, consulenza ed addestramento militare.
Fu nei primi anni Ottanta che ʿAzzam instaurò i primi contatti con Osama bin Laden, soggiornando in una delle residenze della famiglia in Arabia Saudita. Nel 1985, il futuro leader di al-Qaeda visitò il Pakistan ed iniziò ad impegnarsi attivamente nella guerra afghana contro le forze sovietiche. Il legame tra i due si consolidò anche grazie all’intermediazione di Abdallah Azzaz[13], genero di ʿAzzam, rafforzato da una visione ideologica condivisa. Anni dopo, elementi centrali del pensiero di ʿAzzam sarebbero riemersi nella retorica dei messaggi videoregistrati diffusi da bin Laden, in particolare dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.
Secondo fonti storiche, la vicenda legata allo shaykh ʿAbdallah ʿAzzam – figura di spicco ed autore dello statuto di Hamas – si concluse con un epilogo ancora oggi avvolto nel mistero. Il 24 novembre 1989, a Peshawar, tre ordigni piazzati lungo la strada esplosero mentre l’auto su cui viaggiava si dirigeva verso la moschea, come era sua abitudine. L’attacco, che costò la vita anche a due dei suoi figli, non fu mai rivendicato, rientrando nella lunga scia di omicidi mirati contro esponenti di Hamas.
Il “lascito ideologico” di ʿAbdallah ʿAzzam
Nonostante la morte prematura, il pensiero e gli scritti di ʿAzzam continuarono ad esercitare un’influenza profonda su molti arabi e musulmani, che lo considerarono un leader spirituale e seguirono il suo esempio nei conflitti afghani. In particolare, diversi combattenti di origine palestinese o giordana si ispirarono alle sue opere.
Tra questi, spiccano nomi noti negli ambienti jihadisti internazionali: ʿUmar Muhammad ʿUthman, conosciuto come Abu Qatada[14] e ritenuto negli ultimi anni emissario di Osama bin Laden in Europa; Abu Muhammad al-Maqdisi[15], guida ideologica e mentore di Abu Musʿab al-Zarqawi; ed Abu Anas al-Shami[16]. Quest’ultimo, nato in un campo profughi palestinese in Giordania, possedeva un’approfondita conoscenza della giurisprudenza islamica, che mise al servizio di Zarqawi per formulare fatwa in grado di legittimare, come obbligo religioso, il rapimento e l’uccisione di ostaggi. La sua carriera si concluse in Iraq, quando un missile statunitense colpì la sua auto.

Secondo quanto riportato in un documento datato agosto 2004, inviato dalla prigione giordana di Qafqafa[17], il leader salafita Abu Muhammad al-Maqdisi aveva esortato Abu Musab al-Zarqawi, allora a capo di al-Qaida in Iraq, ad espandere le proprie operazioni ad ovest del fiume, con un chiaro riferimento alla Cisgiordania ed alla Striscia di Gaza.
L’appello fu interpretato da molti seguaci come segnale di un certo malcontento da parte di al-Maqdisi, insofferente all’idea che il suo ex allievo concentrasse la lotta armata esclusivamente in territorio iracheno. I due si erano conosciuti a metà degli anni Novanta, condividendo la detenzione: in quel periodo, al-Maqdisi, figura di spicco dell’ideologia salafita jihadista, introdusse Zarqawi ad una visione dell’Islam fortemente politicizzata.
Dopo il rilascio, entrambi aderirono ad un gruppo jihadista salafita che, nel 1998, progettava un attentato contro turisti americani ad Amman. Il piano fu scoperto ed i due tornarono in prigione[18], per poi essere liberati meno di un anno dopo in seguito ad un’amnistia concessa dal re giordano ‘Abdallah.
Mentre Zarqawi approfittò della libertà per spostarsi prima in Afghanistan e poi in Iraq, avviando una brutale campagna di attentati, autobombe e rapimenti, al-Maqdisi fu nuovamente arrestato.
Allo stesso tempo, i campi profughi palestinesi in Giordania, Libano e Gaza continuavano a rappresentare un bacino di reclutamento per al-Qaida, complice la grave crisi economica ed il diffuso senso di disperazione.
Riferimenti bibliografici:
- https://leg15.camera.it/_dati/leg15/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/033/001/00000016.pdf
- https://www.aljazeera.com/news/2006/3/5/hamas-rejects-al-qaida-reprimand
- https://www.aljazeera.com/news/2006/4/24/hamas-rejects-bin-laden-message
- https://www.aljazeera.com/news/2006/2/3/hamas-ponders-truce-with-israel
- https://www.aljazeera.com/news/2011/6/16/profile-ayman-al-zawahiri-2
- https://cbonds.it/glossary/fiqh/
- https://it.insideover.com/schede/senza-categoria/chi-era-sayyid-qutb-il-padre-dellislam-politico.html
- https://www.nytimes.com/2017/02/24/nyregion/lynne-stewart-lawyer-for-omar-abdel-rahman.html
- https://www.senato.it/documenti/repository/lavori/affariinternazionali/osservatoriomediterraneo/n.%2019.pdf
- https://www.inss.org.il/wp-content/uploads/sites/2/systemfiles/(FILE)1298359986.pdf
- https://www.oasiscenter.eu/it/abdallah-azzam-e-il-jihad-globale
- https://www.theguardian.com/world/2013/jul/07/abu-qatada-jordan-deportation-battle
- https://www.bbc.com/news/uk-21955844
Note:
[1] Si chiamano Jundallah, traducibile con i “soldati di Allah” o la “Brigata di Dio”, sono di etnia baluca e vivono prevalentemente nella regione pakistana del Baluchistan, ma sono attivi in territorio iraniano, dove i baluchi sono oltre un milione. L’organizzazione venne fondata nel 2003 da un ex- talebano, tale Abdel Makel Rigi, già noto come narcotrafficante.
https://www.areaonline.ch/Jundallah-in-nome-degli-Usa-a2545b00
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Mahmud_al-Zahar
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Mahm%C5%ABd_Abb%C4%81s#:~:text=Ma%E1%B8%A5m%C5%ABd%20%CA%BFAbb%C4%81s%2C%20conosciuto%20anche%20con,presidente%20della%20Palestina%20dal%202005.
[4] Camera dei Deputati — 177 — Senato della Repubblica
XV LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
https://leg15.camera.it/_dati/leg15/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/033/001/00000016.pdf
[5] https://www.lettera22.it/chi-era-ismail-haniyeh/
[6] https://www.caputmundi.info/2025/08/15/hamas-la-genesi-dei-rapporti-con-la-siria/
[7] https://en.wikipedia.org/wiki/Sami_Abu_Zuhri
[8] https://it.wikipedia.org/wiki/%CA%BFAbd_All%C4%81h_al-%CA%BFAzz%C4%81m
[9] Fiqh è un insieme di regole e leggi pratiche che sono il risultato dell’interpretazione giuridica dei giuristi musulmani e anche un prodotto della comprensione umana e dell’interpretazione delle fonti del diritto.
Fiqh è diviso in due corpi di regole:
- Ibada (adorazione) – governa il rapporto tra il musulmano e Allah (Dio).
- Mu’amalat (transazioni): governa le relazioni tra le persone. Si divide in tre categorie principali:
- Attività politiche;
- Attività sociali;
- Attività economiche.
L’ultima di queste (attività economiche) governa specificamente le attività bancarie e finanziarie islamiche.
https://cbonds.it/glossary/fiqh
[10] https://it.insideover.com/schede/senza-categoria/chi-era-sayyid-qutb-il-padre-dellislam-politico.html
[11] https://www.counterextremism.com/extremists/omar-abdel-rahman
[12] https://www.nytimes.com/2017/02/24/nyregion/lynne-stewart-lawyer-for-omar-abdel-rahman.html
[13] https://en.wikipedia.org/wiki/Abdullah_Yusuf_Azzam
[14] https://www.bbc.com/news/uk-16584923
[15] https://ctc.westpoint.edu/abu-muhammad-al-maqdisi-a-counter-terrorism-asset/
[16] https://ctc.westpoint.edu/militant-imagery-project/0039/
[17] https://www.nytimes.com/2006/02/14/world/middleeast/us-and-israelis-are-said-to-talk-of-hamas-ouster.html
[18] https://www.washingtonpost.com/archive/opinions/2006/04/30/distance-learning-hamass-us-education/a051fed5-bdfb-43ef-85ed-2b866794367d/