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Reportage Africa ExPress: Sudan tra conflitto ed epidemie

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Non basta la guerra, ora arriva anche il colera.

Per gentile concessione di Africa-ExPress.info, ripubblichiamo il loro articolo originale

L’UE chiede immediato sblocco degli aiuti umanitari e protezione dei civili. Intanto il conflitto continua senza sosta e l’Italia addestra milizie di Haftar che appoggiano i paramilitari di Hemetti. USA e Khartoum: nuovi colloqui in Svizzera per un cessate il fuoco.

E’ guerra nella guerra in Sudan, il Paese dimenticato da tutti. Oltre a bombe, fame, violenze e morte, ora c’è un nuovo nemico: il colera. L’epidemia che ha colpito il Paese non si placa.

L’allarme è stato lanciato giovedì scorso da Medici senza Frontiere. Oltre 100 mila sudanesi sono già stati infettati e quasi 2.500 sono morti, uccisi dal micidiale batterio. Nella situazione generale caotica del Paese mancano le cure e, soprattutto, acqua pulita.

L’epidemia, dichiarata già un anno fa dal ministero della Sanità, sta colpendo in particolare le comunità di sfollati in regioni come il Darfur dove sta devastando i campi di Tawila. In questi siti decine di migliaia di civili vivono in miseria.

Colera in Sudan: campo per sfollati
Colera in Sudan: campo per sfollati

Negli ultimi mesi centinaia di persone sono fuggite verso i siti di Tawila dal campo profughi di Zamzam, situato alla periferia di El-Fasher e distrutto dalle RSF ad aprile. Durante l’attacco a Zamzam gli uomini di Hemetti avevano ammazzato centinaia di persone.

Acqua bollita e limone

Gli sfollati devono bollire l’acqua per poterla bere, la usano anche come disinfettante e chi può, arricchisce il prezioso liquido con qualche goccia di limone. E’ l’unica medicina che hanno per combattere il batterio.

Ora si è mossa anche l’Unione Europea, insieme a Giappone, Regno Unito e Canada. Hanno chiesto sia alle Rapid Support Forces, capeggiate da Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti”, sia alle Forze armate sudanesi (SAF), capitanata da Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan e capo del Consiglio sovrano e de facto presidente del Sudan, di lasciar entrare con la massima urgenza gli aiuti umanitari.

Dopo mesi primo convoglio

Nel comunicato congiunto è stato specificato che i civili vanno protetti e gli aiuti umanitari devono essere garantiti. E, secondo quanto riportato dall’ONU, sabato un convoglio di 18 camion con 440 metri cubi cibo e altro è arrivato a Al Malha, area nel Nord-Darfur.

Nel Paese si sta consumando una tra le peggiori crisi umanitarie del pianeta. L’insicurezza alimentare, la grave malnutrizione, oltre alla mancanza d’acqua potabile sono terreno fertile per il colera in gran parte del Paese.

Blindato Spartan 2-MAV fabbricato negli EAU, in dotazione alle RFS. Alcuni veicoli sono andati distrutti durante l’ultima battaglia a al-Fasher una settimana fa
Blindato Spartan 2-MAV fabbricato negli EAU, in dotazione alle RFS. Alcuni veicoli sono andati distrutti durante l’ultima battaglia a al-Fasher una settimana fa

Le madri sono disperate. Non sanno più come nutrire i propri figli. El-Fasher, capoluogo del Darfur settentrionale è sotto assedio e la popolazione vive sotto continui bombardamenti; è intrappolata, impossibilitata a fuggire e gli aiuti umanitari sono bloccati. Gli ultimi scontri tra le RFS e SAF risalgono a pochi giorni fa. In alcuni video postati sui social network, si vedono anche blindati Spartan 2-MAV fabbricati negli Emirati Arabi Uniti dalla società Streit Group, in dotazione alle RFS.

Allarme carestia

Una decina di giorni fa anche OCHA (Ufficio della Nazioni Unite per gli Affari umanitari ha chiesto alle parti di far passare i convogli con beni di prima necessità in tutto il territorio nazionale. Tom Fletcher, sottosegretario dell’ONU per OCHA, ha avvertito che l’allarme carestia a El-Fasher è in rapido aumento.

Nel capoluogo del Darfur settentrionale la situazione è davvero drammatica. I prezzi sono saliti alle stelle. Nei pochi ospedali ancora aperti manca tutto, persino il cibo terapeutico per i piccoli affetti da malnutrizione grave.

Triangolo di Uwaynat: confini Sudan, Libia, Egitto
Triangolo di Uwaynat: confini Sudan, Libia, Egitto

All’inizio di giugno le RFS hanno preso il controllo del Triangolo di Uwaynat, strategicamente importante perché è il territorio tra i confini di Sudan, Egitto e Libia.

Alleanze

Da tempo Egitto ed Emirati Arabi Uniti sostengono l’Esercito Nazionale Libico guidato dal generale Khalifa Haftar. Mentre Haftar e gli Emirati Arabi Uniti (EAU) sostengono le RSF ,il Cairo è schierato con l’esercito sudanese. Una faccenda piuttosto intricata. E va ricordato che EAU hanno sempre negato di appoggiare i ribelli sudanesi. Invece il sostegno di Haftar nei loro confronti è lampante.

Mercenari colombiani morti

Alla fine di novembre dello scorso anno un gruppo di mercenari colombiani è caduto in un’imboscata  tesa da combattenti alleati dell’esercito sudanese (SAF). I sudamericani facevano parte di un convoglio che trasportava anche armi. Erano stati reclutati da una società facente capo agli Emirati. Una volta arrivati a Abu Dhabi, sono stati trasportati in Libia e da lì, attraverso il deserto verso il confine sudanese.

E recentemente il Post, quotidiano on line, ha rivelato che soldati libici di Haftar vengono addestrati in gran segreto in Italia. Si tratta della forza speciale di Saiqa e della 155esima brigata. Compito di quest’ultima, composta da soldati provenienti dalle zone libiche di confine tra Egitto, Sudan e Ciad, è quello di controllare anche le rotte di migranti.

I corsi di addestramento delle milizie di Haftar si sono svolti nelle caserme Pisano di Capo Teulada (Sardegna) e in Toscana, nel Centro di addestramento di paracadutismo di Pisa. E, come sottolineato da il Post, l’Italia addestra anche le truppe del governo di Tripoli, riconosciuto a livello internazionale,

E facile quindi constatare che il flusso dei mercenari colombiani continua. Secondo quanto riportato dall’emittente di Stato, l’aviazione sudanese ha distrutto un aereo degli Emirati Arabi Uniti che trasportava soldati di ventura del Paese sudamericano mentre stava atterrando in un aeroporto in Darfur, controllato dai paramilitari di Hemetti. L’aereo è andato completamente distrutto e le 40 persone a bordo sono tutte morte. Ora il presidente colombiano sta tentando di capire quanti suoi connazionali fossero a bordo.

Bambini soldato

Entrambe le parti in causa sono state accusate di gravi violazioni dei diritti umani, tra queste anche il reclutamento di bambini soldato. Eppure le leggi sudanesi parlano chiaro: vietato arruolare minori di 18 anni. Al momento attuale è impossibile sapere quanti baby soldato siano al soldo delle RSF o di SAF.

Colloqui in Svizzera

Fino adesso non sembra che le parti in causa vogliano risolvere il conflitto via diplomatica. I precedenti colloqui di pace a Gedda, fortemente voluti da Arabia Saudita e Stati Uniti, si sono conclusi con un nulla di fatto. Altri mediatori, tra questi anche l’Unione Africana e IGAD (Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo) sono stati rifiutati da entrambe le fazioni.

Ma Washington non demorde. Lunedì scorso, Massad Boulos, consigliere speciale USA per l’Africa, nonché consuocero di Trump con forti interessi nel continente, ha incontrato “in gran segreto” in Svizzera il de facto presidente sudanese, al-Burhan.

L’incontro tra i due con le rispettive delegazioni non è stato riportato da media ufficiali dei due Paesi. Ma fonti indipendenti sudanesi hanno rivelato che il dialogo si sarebbe protratto per 3 ore.

L’emissario statunitense ha presentato una proposta volta a instaurare una tregua duratura per facilitare l’accesso degli aiuti umanitari, specie nelle zone maggiormente colpite da continui scontri.

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