Il Campo dei Santi
A 100 anni dalla nascita di Jean Raspail
A cento anni dalla nascita di Jean Raspail, il capolavoro profetico dello scrittore francese – Il Campo dei Santi – viene pubblicato in una nuova edizione integrale basata sull’ultima versione del 2011, che includeva anche il saggio introduttivo “Big Other” dello stesso Raspail. Una versione inedita in Italia, rivista dal suo autore e con “Big Other”, che segue quella storica del 1973. Oggi Il Campo dei Santi raggiunge per la prima volta il grande pubblico con la distribuzione in edicola insieme al quotidiano “La Verità” e “Panorama” con la prefazione di Maurizio Belpietro e, dai primi giorni di settembre, in libreria con “un’edizione del centenario” da oltre 500 pagine con la prefazione di Boni Castellane.
“A cogliere il senso profondo di questo capolavoro della letteratura è stato Rod Dreher, uno dei più acuti conservatori (e critici) della modernità. Il Campo dei Santi, spiega, non parla tanto di migranti, ma di noi e di come noi popoli dell’Occidente, a lungo paralizzati dall’umanitarismo sentimentale e dall’odio di sé di un’élite spiritualmente corrotta, abbiamo ancora il potere di riscrivere questa tragica storia” (Francesco Borgonovo).

Jean Raspail (Chemillé-sur-Dême, 5 luglio 1925 – Parigi, 13 giugno 2020)
“Vi sarà comunque un altro genocidio, cioè la nostra scomparsa”
Quando uscì, nel 1973, Le Camp des saints di Jean Raspail venne preso come un romanzo di fantascienza. In Francia ebbe un modesto successo e vendette più copie negli Stati Uniti, anche se in seguito l’editore Laffont si rese conto che, con il passare del tempo, il libro era diventato un long-seller e grazie al passaparola ogni anno vendeva ancora ottomila copie. Oggi, a quarant’anni di distanza, si calcola che in Francia abbia venduto circa mezzo milione di copie e molti lo paragonano ai classici della distopia contemporanea, quali Il mondo nuovo di Aldous Huxley e 1984 di George Orwell.
In Italia, invece, è un romanzo quasi clandestino e il suo autore un emerito sconosciuto: l’unica traduzione disponibile, Il campo dei santi, è stata pubblicata dalle Edizioni di Ar, piccola casa editrice che svolge un encomiabile lavoro di controcultura ma che non può garantire grande diffusione ai suoi prodotti. Se all’inizio degli anni Settanta il romanzo di Raspail poteva apparire come un brillante divertissement fantapolitico, già vent’anni dopo i temi sollevati dall’autore francese si erano rivelati profetici.
E oggi, quando Nordafrica e Medio Oriente sono squassati da cambiamenti epocali e milioni di diseredati del Sud del mondo premono alle frontiere invisibili del Mediterraneo, Il campo dei santi non ha più l’aspetto di un romanzo fantascientifico o di un’utopia negativa: praticamente è cronaca. Facciamo un passo indietro. Raspail, etnologo e autore già affermato di romanzi storici e d’avventura, scrive Le Camp des saints nei primissimi anni Settanta, quando l’immigrazione dal Terzo Mondo verso l’Europa è ancora un fenomeno marginale.

Eppure lo scrittore francese ha già immaginato tutto. Anzi, rileggendolo quarant’anni più tardi è come se avesse visto chiaramente nel futuro. Il titolo deriva da un versetto dell’Apocalisse: “Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra, Gog e Magog, convocandoli per la guerra in tal numero da eguagliare l’arena del mare. Saliti sull’altopiano della terra, cinsero d’assedio il Campo dei Santi e la città diletta”. Nel romanzo si narra di milioni di diseredati dell’area del Gange che aizzati da una specie di profeta straccione s’impadroniscono di centinaia di “carrette del mare” e intraprendono un folle viaggio verso l’Europa. “A quel tempo ho immaginato una massa di immigrati asiatici – ha spiegato Raspail in una recente intervista – ma l’etnia era indifferente, per me simboleggiavano l’intero Terzo Mondo”.
L’invasione è pacifica, ma il numero dei miserabili in arrivo dall’Asia è già di per sé una minaccia per la Francia e per l’intera Europa. Eppure – e qui sta la genialità e la preveggenza di Jean Raspail – i governi e le élites culturali non sanno come affrontare il problema. Anzi, con la complicità di religiosi, intellettuali radical-chic e organizzazioni umanitarie cercano di preparare il terreno con una martellante campagna propagandistica che deve far accettare all’opinione pubblica l’avvento della società multirazziale. Cioè praticamente quanto sta capitando oggi in Italia con la tambureggiante campagna-stampa in favore dello ius soli. Quando la flotta degli immigrati arriva sulla Costa Azzurra, un gruppo di cittadini che tenta di resistere viene bombardato dalla stessa aviazione francese, inviata dal governo a proteggere la marcia trionfale degli immigrati. L’orda asiatica non trova quindi alcuna opposizione sul piano militare né sotto l’aspetto istituzionale e men che meno – sembra dirci l’autore – dal punto di vista culturale.
La Francia è un Paese vecchio, non più abituato alla guerra, senza più un’identità né una religione. Quindi soccombe senza combattere al numero e alla vitalità dei popoli diseredati del Terzo Mondo, che impongono facilmente il loro stile di vita ai cittadini francesi. I quali, anche grazie al martellamento propagandistico, accettano passivamente gli eventi, malgrado rimanga loro il dubbio se l’avvento della società multietnica sia davvero il migliore dei mondi possibili. In Francia Il campo dei santi ha suscitato reazioni contrapposte e scontate accuse di razzismo, ma buona parte della cultura transalpina ha preferito ignorare la provocazione di Raspail e boicottare il libro.
In Italia, come detto, il romanzo è stato tradotto solo nel ’98 ed è passato sotto silenzio: anche se le immagini dei clandestini albanesi che arrivavano in Puglia nei primi anni Novanta e quelle più recenti degli immigrati africani che sbarcano a Lampedusa sono praticamente le stesse del quadro dipinto nel libro di Raspail (Giorgio Ballario, dal libro-catalogo della mostra Profeti inascoltati del 900 – Sessantasei personalità fuori dagli schemi illustrate dai disegni di Dionisio di Francescantonio e da approfondimenti di intellettuali, scrittori e critici d’arte).