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La resistenza ucraina nelle regioni occupate

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Tra il 20 e il 27 febbraio 2014, la Federazione Russa inviò in Crimea, senza dichiararlo pubblicamente (e negandolo poi di fatto), proprie truppe con addosso anonime uniformi militari, verdi ma sprovviste di mostrine e di altri simboli che potessero ricondurre ad un corpo d’appartenenza. Questi militari, che vennero poi comunemente chiamati “Omini Verdi”[1], presero con la forza il controllo del governo locale. A seguito di questa operazione, l’11 marzo un nuovo governo di Crimea, filorusso, decise di dichiarare indipendenza dall’Ucraina e richiese di essere annesso alla Russia in caso di vittoria del consenso nell’imminente referendum popolare appositamente indetto.

All’indomani di quella aggressione, il governo ucraino in carica avviò segretamente i preparativi per la creazione di una rete di resistenza nazionale, a volte anche identificata come Forza di Difesa Territoriale[2].

Parallelamente a questa, su iniziativa popolare locale, nacquero altre reti di resistenza.

Nel momento in cui scrivo, queste reti di resistenza ancora operano e vengono coordinate dal Centro Nazionale di Resistenza dell’Ucraina (NRC) che è responsabile dell’addestramento, del coordinamento e della direzione delle operazioni di resistenza all’interno dei territori occupati.

Queste reti, note appunto come Resistenza Ucraina, ad oggi comprendono: l’esercito partigiano di Berdiansk, attivo con operazioni di sabotaggio ed assassinio principalmente nell’oblast di Zaporizhzhia; la Resistenza Popolare dell’Ucraina, che trasmette le informazioni importanti sulla posizione delle truppe e degli equipaggiamenti russi nelle zone occupate, e Atesh[3], che conduce operazioni clandestine e di guerriglia in tutti i territori occupati.

Quest’ultima, fondata a seguito dell’invasione russa del 2022 dalla minoranza etnica tatara di Crimea, ad oggi ha dimostrato di essere la rete di resistenza più efficace contro le forze russe, ritagliandosi un ruolo fondamentale negli attacchi alla flotta russa nel Mar Nero.

Lo spettro di attività svolte da queste reti di resistenza comprende: uso di esplosivi convenzionali o improvvisati contro obiettivi umani, infrastrutturali e militari; incendi di obiettivi militari e governativi illegittimi; assassinio di collaboratori e di figure politiche illegittime; avvelenamento del personale di sicurezza e militare e imboscate contro obiettivi militari.

Da un punto di vista statistico, il 50% degli attacchi cinetici condotti dalle reti di resistenza ha preso di mira collaboratori, agenti di polizia o figure governative locali, suggerendo che l’NRC abbia dato priorità alla destabilizzazione dei governi illegittimi delle zone occupate piuttosto che l’interruzione dei rifornimenti logistici per la prima linea. Questa osservazione è stata riportata da diversi analisti OSINT, i quali la hanno usata per sottolineare che indirizzare le risorse della resistenza verso all’interruzione o la distruzione delle capacità chiave delle forze russe, come le comunicazioni o i nodi logistici, potrebbe rivelarsi molto più vantaggioso per gli sforzi delle forze armate ucraine che combattono in prima linea. Analogamente, simili osservazioni sono state fatte verso l’NRC che, invece di orientare e coordinare le azioni verso l’indebolimento e l’erosione dei governi illegittimi delle zone occupate, dovrebbe concentrare le sue priorità maggiormente verso obiettivi prettamente militari.

Da alcuni mesi a questa parte, dall’analisi di fonti aperte, è stato notato un aumento della presenza di forze per operazioni speciali ucraine (SOF) e di altre unità specializzate dietro le linee di contatto con le forze russe. Molto verosimilmente queste unità sono state inserite con lo scopo di migliorare le capacità d’azione della resistenza ucraina tramite formazione, consulenza ed assistenza (la Military Assistance è effettivamente una delle prerogative delle Forze Speciali). Non è da escludere anche che le SOF ucraine siano state inviate per l’accompagnamento diretto nelle campagne cinetiche della resistenza come incursioni ed imboscate, con una effettiva prioritizzazione degli obiettivi militari russi che forniscano un effetto immediato sulla prima linea.

Un soldato ucraino tiene in mano un missile antiaereo Stinger in una posizione in prima linea nella regione di Mykolaiv nell'agosto 2022. Foto di Anna Kudriavtseva/Reuters/Archivio
Un soldato ucraino tiene in mano un missile antiaereo Stinger in una posizione in prima linea nella regione di Mykolaiv nell’agosto 2022. Foto di Anna Kudriavtseva/Reuters/Archivio.

Ciò che dal 2022 ad oggi è rimasto costantemente prezioso per le campagne di strike delle Forze Armate Ucraine è il volume di HUMINT (Human Intelligence) fornito dalle reti di resistenza ucraine.

Sebbene ad oggi la mole maggiore di actionable intelligence[4] sia fornita agli Ucraini dai partner occidentali, la raccolta di informazioni effettuata dalle reti di resistenza ha contribuito ad infliggere perdite sbalorditive alle forze russe.

Se le reti di resistenza nello sviluppo di strategie che rendano possibili attacchi continui contro le vulnerabilità e le capacità chiave militari russe, diventassero efficaci come la loro capacità di raccolta HUMINT, è altamente probabile che le forze russe sarebbero costrette a ridislocare unità nei ruoli di sicurezza delle retrovie, contribuendo ad alleggerire la pressione sulla prima linea ucraina.

Potrebbero sortire lo stesso effetto il coordinamento più efficiente delle attività di guerriglia su Luhansk, hub logistico fondamentale: ciò, infatti, significherebbe interrompere i rifornimenti alle unità russe che combattono in centri strategicamente importanti come Pokrovsk e Chasiv Yar.

Da un punto di vista prettamente statistico, negli oblast di Zaporizhzhia, Kherson e Crimea, le azioni di guerriglia delle reti di resistenza hanno un’efficacia significativamente maggiore, con una notevole serie di azioni come imboscate, sabotaggi ed omicidi mirati che vengono eseguiti per lo più al di fuori delle aree urbane. Queste componenti operative clandestine di guerriglia, tradizionalmente responsabili della parte esecutiva delle azioni dirette, sono supportate da una rete ausiliaria di supporto logistico e di raccolta di informazioni che hanno poco da invidiare alla struttura ufficiale delle Forze Armate Ucraine.

Come per moltissimi altri aspetti di questo conflitto, anche dall’analisi delle azioni della Resistenza Ucraina, gli eserciti della NATO stanno traendo un enorme numero di lezioni apprese che possono essere utilizzate per riflettere in maniera pratica sul futuro impiego di possibili reti di resistenza e sullo sviluppo di specifiche capacità da parte dell’Alleanza.

Non molto tempo fa, la Joint Special Operations University[5] ha pubblicato uno studio molto articolato e strutturato intitolato “Resistance Operating Concept”. Tale studio è volto a informare le leadership sul come sviluppare una capacità di resistenza organizzata ed autorizzata a livello nazionale, prima di un’invasione e di un’occupazione totale o parziale che comporti perdita di territori e di sovranità. Viene descritta la resistenza come forma di guerra, concepita come parte di una difesa nazionale articolata ed approfondita.


Volontari bielorussi del reggimento Kalinouski durante la battaglia di Bakhmut. Gennaio 2023. Foto: facebook.com/kalinouskipolk/
Volontari bielorussi del reggimento Kalinouski durante la battaglia di Bakhmut. Gennaio 2023. Foto: facebook.com/kalinouskipolk/

Il Resistance Operating Concept cerca di sviluppare inoltre il concetto di resilienza nazionale in un contesto pre-crisi, delineando i requisiti di resistenza e supportando la pianificazione e le operazioni nel caso in cui un avversario comprometta o violi la sovranità e l’indipendenza di una nazione alleata o partner. Il ROC cerca di dimostrare sia l’importanza della resilienza nazionale sia l’importanza di mantenere la legittimità durante lo svolgimento di operazioni di resistenza nella lotta per ripristinare e riprendere la sovranità nazionale.

Lo studio analitico e ragionato del ROC, in sinergia con quanto emerge dall’esperienza ucraina, dovrebbe dare ai membri dell’Alleanza l’opportunità di riesaminare i propri piani di emergenza nel contesto di quelle che sono anche note come stay behind operations[6] (operazione “Gladio” in Italia, con le dovute analisi razionali, ne è stato un esempio da manuale), creando le finestre di opportunità per garantire la prontezza delle loro reti a perseguire attacchi contro l’intero spettro di obiettivi nemici.

In estrema sintesi, l’esperienza ucraina dimostra in maniera inequivocabile che un’efficace e produttiva rete di resistenza nazionale può essere garantita anche sotto il più oppressivo e brutale dei regimi.

Gli stati dell’Alleanza, che manterranno le capacità di resistenza come parte integrante ed attiva delle loro strategie di difesa del suolo nazionale, avranno senza dubbio un valore aggiunto nei conflitti simmetrici contemporanei, potendo contare sulla massimizzazione dell’efficacia delle operazioni congiunte tra forze armate e reti di resistenza.


Note e riferimenti bibliografici:

[1] https://www.corriere.it/esteri/25_aprile_24/crimea-storia-300233f3-e3b1-4859-a093-aef31fa03xlk.shtml

[2] https://www.geopolitica.info/guerra-in-ucraina-guerra-popolo-rileggere-clausewitz/#:~:text=resistenza%20nazionale%E2%80%9D%2C%20varata%20dal%20Governo%20Zelensky%20a,su%20base%20regionale%2C%20la%20Teroborona%20%C3%A8%20stata

[3] https://www.linkiesta.it/2024/11/resistenza-partigiani-atesh-ucraina/

[4] Per actionable intelligence si intende un’informazione che può essere utilizzata o sfruttata immediatamente, sia tatticamente in risposta diretta a una situazione in evoluzione, sia strategicamente come risultato dell’analisi dei dati o di altre valutazioni. Si differenzia dall’intelligence, che fornisce dettagli su una situazione o circostanza specifica, come informazioni utili o utili da conoscere, ma non necessariamente necessarie per un’azione immediata.

[5] La JSOU è la divisone editoriale accademica dello United States Special Operations Command (USSOCOM). Si occupa di ricerche di interesse per la comunità delle Forze Speciali.

[6] Un’operazione Stay Behind è un’operazione in cui un paese schiera agenti o organizzazioni segrete sul proprio territorio, da utilizzare in caso di una successiva occupazione nemica. Gli agenti stay behind avrebbero lo scopo di costituire la base di un movimento di resistenza per agire dietro le linee nemiche. Le operazioni su piccola scala possono coprire aree specifiche, ma le operazioni stay behind più ampie prevedono la reazione alla conquista di interi paesi. Stay behind fa riferimento anche ad una tattica militare in cui i soldati appositamente addestrati si lasciano sopraffare dalle forze nemiche per svolgere attività di intelligence, sorveglianza, acquisizione di obiettivi e ricognizione, spesso partendo da nascondigli preparati in precedenza.

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