Europa e passaporti globali
Sicurezza, mobilità e nuovi equilibri geopolitici
L’Entry-Exit System europeo e il declino del passaporto statunitense ridisegnano le rotte della mobilità internazionale. 
Mentre l’Asia consolida la sua leadership, l’Europa alza le barriere.
Dal 12 ottobre 2025 è operativo l’Entry/Exit System (EES), il nuovo sistema europeo di controllo automatizzato degli ingressi e delle uscite dei cittadini extracomunitari riguarda i 25 Paesi dell’Unione europea dell’area Schengen più Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda.
L’EES registrerà per tre anni i dati biometrici (impronte digitali, riconoscimento facciale e scansione dell’iride) dei viaggiatori provenienti da Paesi terzi per soggiorni di breve durata. I dati saranno custoditi dall’EU-LISA, agenzia europea con sede a Tallinn, in Estonia. Si tratta di una svolta non solo tecnologica, ma soprattutto geopolitica, che riflette la crescente priorità dei Paesi europei per la sicurezza delle frontiere esterne e anche un tentativo di evitare il ricorso sempre alla sospensione degli accordi di Schengen da parte dei singoli governi, in determinate circostanze.

Il sistema EES presenta però attualmente criticità operative come, per esempio, tempi più lunghi ai controlli, la necessità di infrastrutture adeguate e una gestione armonizzata tra gli Stati membri. Da qui la scelta di un’implementazione graduale per cui l’EES sarà completamente operativo entro il 10 aprile 2026. In Italia sono già attivi i dispositivi agli scali di Roma Fiumicino e Milano Malpensa e nei porti di Genova e Civitavecchia.
L’introduzione dell’EES e l’evoluzione della geografia della mobilità definiscono un quadro inedito: da un lato l’Europa chiude e sorveglia i confini, dall’altro deve restare aperta e interconnessa per non perdere rilevanza globale.
Quasi contemporaneamente all’entrata in vigore dell’EES, giovedì 16 ottobre la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha presentato il Patto per il Mediterraneo, la creazione di uno Spazio Comune Mediterraneo con il quale l’UE intende affrontare questioni cruciali con i Paesi rivieraschi. L’intento di base è piuttosto simile a quello dell’adozione dell’EES: fermare i migranti irregolari già nei porti del Nordafrica, facilitando invece l’ingresso dei regolari. Come farlo? Secondo gli intenti, evidenziati da Dubravka Suica – Commissaria UE per il Mediterraneo, tramite la promozione di opportunità di sviluppo sostenibile, contribuendo, con la Mediterranean Green Economy, a una transizione verde giusta e inclusiva. puntando allo sviluppo digitale, del commercio, ed energetico in modo reciproco e vantaggioso per tutti.
Geopolitica della mobilità: Asia in ascesa, USA in calo
L’Henley Passport Index è un indicatore che classifica i paesi in base alla libertà di viaggio consentita ai loro cittadini dai passaporti ordinari di quei paesi. L’indagine esamina 199 passaporti rispetto a 227 paesi di destinazione, territori e microstati partendo da dati esclusivi IATA (L’Associazione internazionale del trasporto aereo). I passaporti sono classificati in base al numero di destinazioni che possono essere raggiunte senza la necessità di un visto preventivo.
A guidare la classifica ci sono tre nazioni asiatiche: Singapore (193 destinazioni), Corea del Sud (190) e Giappone (189), che consolidano il primato della regione Asia-Pacifico nella mobilità internazionale. L’Italia si posiziona al 4° posto, insieme a Germania, Spagna, Lussemburgo e Svizzera con 188 Paesi visitabili senza visto. Per curiosità, all’ultimo posto si colloca l’Afghanistan con soli 34 Paesi.

L’Henley Passport Index racconta un cambiamento globale. Il dato geopoliticamente più significativo riguarda l’asimmetria statunitense. Per la prima volta, nel 2025, il passaporto USA è sceso al 12° posto, insieme alla Malesia – ben lontano dalla posizione di vertice che occupava nel 2014. Oggi i cittadini statunitensi possono accedere senza visto a 180 destinazioni su 227 ma, al contrario, i Paesi i cui cittadini possono entrare senza visto negli USA sono solo 46. Questo posiziona gli Stati Uniti al 77° posto nell’Henley Openness Index (l’indicatore che classifica i Paesi in base all’accessibilità). Si tratta di uno dei divari più ampi al mondo e segnala una progressiva chiusura diplomatica dell’Occidente. Scorrendo la classifica del già citato Henley Openness Index. I Paesi “più aperti” sono 11 a pari merito, dei quali 7 africani (Burundi, Capo Verde, Comore, Gibuti, Kenya, Mozambico e Ruanda), 3 oceanici (Micronesia, Samoa e Tuvalu) e uno asiatico (Timor-Leste). Il primo Paese europeo è il Kosovo, al 36° posto.
Annie Pforzheimer, Senior Associate presso il Center for Strategic and International Studies di Washington, osserva che la ritirata americana è radicata nella politica. Una mentalità egenomica e isolazionista che si riflette anche nella perdita di potere degli Stati Uniti in materia di passaporti. L’amministrazione attuale ha sospeso il rilascio dei visti a 12 Paesi, imposto pesanti restrizioni ad altri sette e proposto nuove tariffe d’ingresso, tra cui una controversa “tassa di integrità del visto” di 250 dollari e un recente aumento, da 21 a 40 dollari, della tariffa per ottenere l’ESTA (Electronic System for Travel Authorization, un’autorizzazione che consente ai viaggiatori di entrare negli Stati Uniti senza bisogno di un visto convenzionale). Queste misure hanno colpito maggiormente i paesi in via di sviluppo, limitando l’accesso ai viaggi e innescando reazioni negative.
Cina: strategia di apertura e soft power
La mobilità globale si sposta verso l’Asia e le economie emergenti. Se gli Stati Uniti arretrano, contemporaneamente la Cina fa grandi balzi. In dieci anni, dal 2015 al 2025 è passata dal 94° al 64° posto nell’Henley Passport Index, grazie a una strategia morbida di diplomazia della mobilità. Che può essere chiaramente vista in funzione antiamericana.
Senza dimenticare la massiccia campagna di penetrazione in Africa con massicci investimenti in infrastrutture, la Cina è stata abile a sfruttare la complicata situazione geopolitica degli ultimi anni per avvicinarsi più strettamente ad altri Paesi che non vedono troppo di buon occhio l’atteggiamento “muscolare” americano. Recentemente i cinesi hanno stilato accordi di liberalizzazione dei visti con Russia, Stati del Golfo, America Latina e parte dell’Europa che testimoniano una volontà di consolidare la proiezione internazionale di Pechino.
Secondo Tim Klatte di Grant Thornton China (un importante studio di consulenza, revisione contabile, fiscale, e di valutazione patrimoniale) “I percorsi divergenti di Washington e Pechino stanno rimodellando le dinamiche economiche e diplomatiche mondiali attraverso la leva della mobilità internazionale”. E il suo collega Tim Klatte evidenzia le implicazioni geopolitiche. “Il ritorno di Trump al potere ha portato nuovi conflitti commerciali che indeboliscono la mobilità americana, mentre l’apertura strategica della Cina ne rafforza l’influenza globale. Questi percorsi divergenti rimodelleranno le dinamiche economiche e di viaggio in tutto il mondo”.
Christian H. Kaelin, ideatore dell’Henley Passport Index, afferma che questi cambiamenti apparentemente modesti hanno avuto grandi conseguenze: “Il calo di potere del passaporto statunitense nell’ultimo decennio è più di un semplice rimpasto nelle classifiche, segnala un cambiamento fondamentale nella mobilità globale e nelle dinamiche di soft power.
Le nazioni che abbracciano l’apertura e la cooperazione stanno guadagnando terreno, mentre quelle che si aggrappano ai privilegi del passato vengono lasciate indietro”.
Cittadinanza come asset geopolitico
La perdita di potere del passaporto statunitense ha innescato un boom di richieste di seconda cittadinanza tra le élite americane. Per proteggere capitali e libertà di movimento si riscoprono antiche origini e la cittadinanza tramite investimento è diventato strumento di arbitraggio geopolitico. La cittadinanza, da status giuridico, diventa così una leva strategica nell’ordine mondiale multipolare.
Tra sicurezza e apertura globale
Questo cambiamento profondo nella politica dei visti e nelle strategie di accesso internazionale porterà conseguenze nel settore turistico e alberghiero modellando non solo il comportamento dei viaggiatori, ma anche i flussi di viaggiatori, soprattutto di coloro che viaggiano per lavoro, la cosiddetta mobilità aziendale internazionale, basti pensare solo a tutto il turismo MICE (Meetings, Incentives, Conferences, and Exhibitions, ovvero incontri, viaggi di incentivazione, conferenze ed esposizioni).
Il passaporto significa libertà di movimento e si conferma uno strumento centrale di potere, influenza e posizionamento geopolitico.
Riferimenti bibliografici:
- Henley & Partners. (2025, 22 luglio). 2025 Passport Index Q2 | Press Release. 
 https://www.henleyglobal.com/newsroom/press-releases/henley-global-mobility-report-july-2025
- Henley & Partners. (n.d.). The Official Passport Index Ranking. 
 https://www.henleyglobal.com/passport-index/ranking
- Henley & Partners. (2024, gennaio). Henley Global Mobility Report 2024 January. 
 https://www.henleyglobal.com/publications/global-mobility-report/2024-january
- Madden, D. (2025, 8 gennaio). Henley Passport Ranking 2025: The World’s Most Powerful Passports. Forbes.
 https://www.forbes.com/sites/duncanmadden/2025/01/08/henley-passport-ranking-the-worlds-most-powerful-passports-in-2025/
- Commissione Europea. (2024, gennaio). Commission Staff Working Document – Report on the first review of the functioning.
 https://commission.europa.eu/system/files/2024-01/JUST_template_comingsoon_Commission%20Staff%20Working%20Document%20-%20Report%20on%20the%20first%20review%20of%20the%20functioning.pdf
- European Union Agency for Railways. (2022, novembre). Implementation Guidance for CSIs.
 https://www.era.europa.eu/system/files/2022-11/Implementation%20guidance%20for%20CSIs.pdf
- Suominen, K. (2022, novembre). Implications of the European Union’s Digital Regulations on U.S. and EU Economic and Strategic Interests. Center for Strategic and International Studies (CSIS).
 https://csis-website-prod.s3.amazonaws.com/s3fs-public/publication/221122_EU_DigitalRegulations.pdf
- CSIS. (2023, 29 giugno). The EU Data Act: The Long Arm of European Tech Regulation Continues.
 https://www.csis.org/analysis/eu-data-act-long-arm-european-tech-regulation-continues
- CSIS. (2025, 9 aprile). The EU AI Continent Action Plan.
 https://www.csis.org/analysis/eu-ai-continent-action-plan
- CSIS. (2025, 13 marzo). Future of Transatlantic Digital Collaboration with EU / Commissioner Michael McGrath [Transcript].
 https://www.csis.org/analysis/future-transatlantic-digital-collaboration-eu-commissioner-michael-mcgrath




 
							
 
							
 
							
 
							 
			 
							
 
							