Miss Finlandia e il riso nella commedia greca antica
Carlo Emilio Gadda, il grande ingegnere-scrittore della letteratura italiana, nella sezione Mercato di Frutta e Verdura del suo Le Meraviglie d’Italia (1939) scrive a un certo punto:
Oh, ci potessero, i fichi secchi, lasciar dentro bocca la lingua di Aristofane e di Luciano!
Cosa intendeva dire? Osservando su una bancarella i saporiti frutti provenienti dalla Grecia, esprimeva sconsolatamente il desiderio irreale che masticarli potesse produrre il prodigio di far risorgere nella bocca dei contemporanei adoratori del Fascio il linguaggio libero, satirico e mordace tipico di quei due grandi scrittori greci: quasi che gli umori di libertà della terra ellenica potessero trasferirsi agli Italiani.
Ma con un suo tipico gioco di specchi, con l’espressione “fichi secchi” alludeva anche a tutta la pletora di ripetitori automatici degli slogan di regime, che parlavano una lingua morta, totalmente scollegata dal pensiero critico e dall’autonomia di giudizio. Se muore la lingua, muoiono anche la creatività, la bellezza e in ultima analisi la verità.
Gadda non sopportava, da autentico intellettuale di destra, la cappa di stupido conformismo che era calata sull’Italia negli anni Trenta. Vi reagì in forme d’arte, sia durante che dopo il Ventennio, inventando una prosa acuta e tagliente come un rasoio, mista di parole arcaiche e neologismi, di termini aulici e gergali, sublimi e sconci, traboccante di metafore e doppi sensi: il famoso pastiche gaddiano.
Una istrombazzata di parole senza costrutto, ch’erano i rutti magni di quel furioso babbèo, la risarciva de’ contributi sindacali «in continuo e promettente sviluppo», cioè via via magnificati alla chetichella «per legge», o «per decreto-legge», cioè ad arbitrio d’un tratto di penna di essi despoti. La Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia abbozzava: ingollava e defecava la legge.
C.E.Gadda, Eros e Priapo cap. I
Dunque Aristofane e Luciano erano i suoi modelli greci. Qui dirò qualcosa solo di Aristofane, rimandando al mio recente Dialoghi sul linguaggio (Prometheus 2025) chi volesse sapere di più sul caustico scrittore del II secolo dopo Cristo.
Aristofane (Atene, circa 445-385 a.C.) è il massimo rappresentante della Commedia Antica. Le undici commedie intere che di lui ci sono pervenute sono un trionfo dell’inventiva più sfrenata, della massima libertà e fantasia di parola, messe al servizio di una satira politica, sociale e letteraria che sferza giocosamente chiunque. Politici arraffoni, pervertiti, ciarlatani, atei, inventori di oracoli, guerrafondai… tutti finiscono sotto la mannaia di Aristofane, che rappresentava le sue commedie al Teatro di Dionisio, davanti a migliaia di spettatori, cittadini comuni e pubbliche autorità.
Ce n’era anche per la lobby degli omosessuali. Nelle Nuvole – un attacco alla nuova educazione “democratica” di tipo sofistico, che sta abbattendo quella tradizionale – personifica quest’ultima come Discorso Giusto (ma perdente), e quella moderna come Discorso Ingiusto (ma vincente). I due Discorsi si sfidano in un duello di argomenti, per persuadere il giovane Fidippide a seguire la propria scuola.
Discorso Ingiusto, sfrontato com’è, riesce facilmente a prevalere sui ragionamenti di buon senso ma antiquati di Discorso Giusto, fino a dargli il colpo di grazia sul tema dell’omosessualità, a cui ovviamente quest’ultimo è contrario:
DISCORSO INGIUSTO: Allora dimmi: gli avvocati, che gente sono?
DISCORSO GIUSTO: Rottinculo.
DISCORSO INGIUSTO: D’accordo. E i poeti tragici?
DISCORSO GIUSTO: Rottinculo.
DISCORSO INGIUSTO: Benissimo. E i politici?
DISCORSO GIUSTO: Rottinculo!
DISCORSO INGIUSTO: E allora, lo vedi che dicevi una sciocchezza? E gli spettatori, per la maggior parte, chi sono?
DISCORSO GIUSTO [guarda fra il pubblico]: Sto guardando…
DISCORSO INGIUSTO: E che vedi?
DISCORSO GIUSTO: Per gli dèi… la maggior parte sono rottinculo… Questo lo conosco… e anche questo, e quell’altro con la zazzera!
DISCORSO INGIUSTO: E allora, che mi dici?
DISCORSO GIUSTO: Ho perso. Tenete il mio mantello, gente di culo aperto: passo dalla vostra parte!
Aristofane non ci va leggero neanche con gli stranieri, che nell’Atene del V secolo a.C. erano numerosi, anche se ovviamente senza nessun diritto politico. In particolare, c’era un corpo di polizia urbana formato da arcieri sciti, cioè provenienti da un’area a nord del Mar Nero dove oggi c’è l’Ucraina.
Erano schiavi, ma con un’autorità di controllo dell’ordine pubblico delegata loro dai magistrati. Nelle Tesmoforiazuse il poeta dileggia queste guardie, mettendone in ridicolo la parlata scorretta e barbarica. Sbagliano il genere grammaticale, confondono le lettere, non sanno coniugare i verbi, saltano le desinenze. Va detto che la conoscenza perfetta del greco era uno dei requisiti essenziali per meritarsi l’integrazione a pieno titolo nella città di Atene.
In un’altra commedia, gli Uccelli, Aristofane attribuisce a due cittadini ateniesi la straordinaria idea di convincere tutti gli uccelli a creare un loro regno beato nel cielo, a metà fra gli uomini e gli dèi, senza leggi né processi né denaro. Qui potranno vivere finalmente in pace, al riparo dalla stupidità e dall’ignoranza dell’invivibile società contemporanea. In più, le divinità verranno neutralizzate, perché i fumi dei sacrifici saranno intercettati dalla Città degli Uccelli, che diventeranno i nuovi dèi.
Alla fine gli antichi dèi, stremati, inviano tre ambasciatori a trattare la pace: sono Poseidone, Eracle e Triballo, il dio dei Triballi, una popolazione rozza e incivile della Tracia, corrispondente all’odierna Bulgaria. Aristofane non esita a farne la caricatura, facendolo parlare in modo non solo sgrammaticato ma anche decisamente grossolano e idiota. “Straniero” nei comici attici è infatti emblema di sciocco, rozzo e primitivo. I Greci, in particolare Ateniesi e Spartani, erano ellenocentrici e se ne vantavano.
PISETERO: O democrazia, dove ci mandi mai a sbattere, se gli dèi hanno eletto un tipo del genere (Triballo)?
Il fatto è che ai tempi dell’Atene classica non esisteva la globalizzazione (una sciagura) e neppure la comunicazione internet multimediale. Non c’era nessun rischio di un incidente diplomatico con gli Sciti o con i Traci. Ma, a parte questo, c’erano un acuto senso del ridicolo (sia attivo che passivo) e un’altissima considerazione della parrhesìa, la libertà di parola. Non si viveva, come purtroppo ai nostri tempi, in un’“era della suscettibilità” (come s’intitola un bel saggio di Guia Soncini, Marsilio 2022), ma si diceva storpio allo storpio e idiota all’idiota.
Non imperava la cretinaggine strutturale che in questi giorni ha portato alla destituzione la nuova Miss Finlandia, Sarah Dzafce, per il fatto che è comparsa sui social una sua foto mentre sta imitando scherzosamente gli occhi a mandorla cinesi. Apriti cielo. Non solo ha perso la corona, ma ha causato una crisi diplomatica tale che il primo ministro finlandese ha dovuto scusarsi con i governi di Cina, Giappone e Corea affermando che “questi post non riflettono i valori di uguaglianza e inclusione della Finlandia” e che “razzismo e discriminazione non hanno posto nella società finlandese”.
È chiaro che il triballonismo, almeno a livello concettuale, è quanto mai diffuso nel mondo contemporaneo, e che “dentro bocca” non ci sono idee, ma le più viete e trite parole etiche ricopiate da una stucchevole woke style guide!


