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Reportage Africa Express: violenze in Mali

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Esecuzioni sommarie, torture e sparizioni: circostanziate accuse a esercito e mercenari russi.

Per gentile concessione di Africa-ExPress.info, ripubblichiamo il loro articolo originale

Caccia di fulani, accusati di sostenere i terroristi. Rifiutata una proposta di mediazione dell’Algeria per la pace con i tuareg. Washington tenta riavvicinamento con Bamako.

Hurman Rights Watch punta nuovamente il dito contro l’esercito maliano (FAMa) e i mercenari russi Wagner (oggi Africa Corps) per l’uccisione di almeno 12 persone e la sparizione di altre 82, tutte di etnia fulani.

Negli ultimi 7 mesi i militari di Bamako, supportati dai soldati di ventura russi, hanno dato la caccia ai fulani, accusati di collaborare con JNIM (Gruppo di sostegno dell’Islam e dei Musulmani), legato a al Qaeda.

Massacro di fulani in Mali
Massacro di fulani in Mali

La ONG per i diritti umani ha raccolto testimonianze e ha documentato uccisioni, case bruciate, torture, arresti e sparizioni nelle aree di Timbuktu, Douentza, Kayes e Ségou. HRW ha chiesto spiegazioni ai ministri di Giustizia e della Difesa di Bamako, ma finora non ha ricevuto risposta alcuna sulla carneficina.

Anche esperti indipendenti dell’ONU hanno denunciato esecuzioni extragiudiziali di fulani. Molti cadaveri sono poi stati ritrovati vicino alla base militare di Kwala come riportato in un articolo di Africa ExPress dello scorso maggio. Human Rights Watch ha menzionato anche questa strage nel suo ultimo rapporto del 22 luglio scorso.

Aumentano rifugiati in Senegal

Proprio a causa dell’insicurezza in Mali e in Burkina Faso, molti cittadini di entrambi i Paesi stanno scappando in Senegal, nel dipartimento di Bakel, nell’est del Paese, al confine con il Mali. I rifugiati hanno dichiarato di essere fuggiti per gli abusi dell’esercito burkinabé e dei suoi ausiliari – Volontari per la Difesa della Patria (VDP) – e dei militari maliani.

Nuovi flussi di migranti maliani e burkinabé verso il Senegal
Nuovi flussi di migranti maliani e burkinabé verso il Senegal

Da tempo i governativi maliani e i mercenari russi sono concentrati a inseguire i ribelli tuareg dell’Azawad, considerati terroristi come i jihadisti di JNIM e quelli EIGS (Stato Islamico del Grande Sahara). Con la differenza sostanziale però, che questi ribelli combattono per la propria libertà e non per conquistare e occupare nuovi territori.

Nel 2020, da quando i golpisti, hanno preso il potere, il monitoraggio dell’accordo di pace, tra i ribelli dell’Azawad e Bamako è praticamente stato bloccato. Inoltre il ritiro dell’operazione francese Barkhane e la partenza dei caschi blu di MINUSMA (missione di pace delle Nazioni Unite in Mali), hanno risvegliato le ostilità. Nel gennaio 2024 la giunta militare al potere ha annullato il trattato di Algeri stipulato nel 2015 tra il governo di Bamako e i gruppi indipendentisti attivi per lo più nel nord del Paese.

FAMa e i suoi alleati russi si concentrano soprattutto a dare la caccia ai tuareg, che l’anno scorso, durante la battaglia di Tinzaouatène (area in prossimità del confine con l’Algeria), grazie a informazioni ricevute da GUR (servizio di sicurezza ucraino), hanno ucciso anche molti mercenari russi, oltre a soldati maliani.

Da tempo le relazioni tra Bamako e Algeri sono più che tese, specie dopo le accuse del governo maliano nei confronti di quello algerino di aver abbattuto un drone nella zona di Tinzaouatène, alla frontiera tra i due Paesi. Il mezzo aereo senza pilota avrebbe sconfinato di 2 chilometri nel Paese confinante.

Algeria: via mercenari dalla frontiera

Recentemente il presidente del Paese nordafricano, Abdelmadjid Tebboune, si è reso però disponibile come mediatore tra i ribelli dell’Azawad e il governo di Bamako. Durante un suo lungo intervento nella TV di Stato, il leader algerino aveva precisato: “Se il Mali desidera una nostra mediazione, siamo pronti,  ma l’Algeria non accetterà mercenari ai propri confini”.

Malgrado gli ottimi rapporti con Mosca, Tebboune è stato chiaro: niente soldati di ventura russi davanti alla porta di casa. Per ora Bamako ha respinto “le mani tese” di Algeri. Anzi, la giunta militare di transizione ha persino accusato il suo vicino di ospitare “terroristi (ribelli dell’Azawad, ndr) che vengono ad attaccare il nostro Paese”.

Paramilitari russi del gruppo Wagner, oggi Africa Corps in Mali
Paramilitari russi del gruppo Wagner, oggi Africa Corps in Mali

Con il ritiro dei mercenari della società privata Wagner, sostituiti con Africa Corps rappresenta, secondo l’Istituto Timbuktu (African Center for Peace studies), una “istituzionalizzazione de facto” della presenza militare russa in Africa.

Nuovi obiettivi di Mosca

In un suo recente rapporto l’Istituto ha evidenziato che la presenza di Africa Corps è finalizzata a diversi obiettivi strategici, tra questi quattro principali: proteggere i regimi militari, garantire l’accesso alle risorse naturali (come la raffineria d’oro vicino a Bamako), stabilire partnership a lungo termine nel settore delle infrastrutture e dell’energia e minare l’influenza occidentale, in particolare quella della Francia.

L’autorevole Centro ha anche sottolineato che tra il 70 e l’80 per cento dei “nuovi mercenari” di Mosca  sono gli stessi che hanno prestato servizio per la società privata Wagner. Dunque nulla di nuovo all’orizzonte.

La relazione del prestigioso Istituto ha sottolineato che l’organizzazione russa creata dal Cremlino assicura anche” la protezione dei leader militari al potere“, consolidando così il sostegno politico ai regimi militari ”senza alcuna condizione legata alla democrazia, tanto meno ai diritti umani”.

I ricercatori che hanno collaborato al rapporto ritengono che le massicce esecuzioni extragiudiziali e gli atti di tortura perpetrati dai partner russi non fanno altro che alimentare il malcontento di alcune comunità e il reclutamento di jihadisti.

Washington: riallacciare rapporti 

Di fronte all’influenza di Mosca in Africa, in particolare nei Paesi di AES (Alleanza degli Stati del Sahel, che comprende Bukina Faso, Mali e Niger), Washington sta tentando di riallacciare i rapporti con i tre Paesi.

Pochi giorni fa, William B. Stevens, sotto-segretario di Stato aggiunto per i Paesi dell’Africa occidentale si è recato a Bamako. L’emissario di Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, ha dichiarato che “Washington sarebbe ben felice di collaborare con il Mali in svariati campi, come, per esempio, impedire ai terroristi di accedere a fonti di finanziamento o bloccare i loro beni nelle banche.

Finora non si è parlato di una presenza militare americana nei Paesi AES, ma in un suo articolo su RFI Serge Daniel, autorevole e apprezzato giornalista di origini beninois,  ha fatto presente che secondo una fonte diplomatica maliana, gli Stati Uniti aiuteranno il Mali almeno fornendo intelligence. Ma ci si chiede come gli americani potranno lavorare in un’area in cui sono presenti mercenari russi? Ovviamente l’argomento non è stato affrontato con la stampa dal vice-sottosegretario di Stato USA.

Business first

E’ chiaro che gli americani vorrebbero anche concludere affari nella ex colonia francese. A questo proposito Stevens ha annunciato la creazione della Camera di Commercio Americana per gli investitori privati americani che desiderano investire in Mali e lavorare con gli imprenditori locali. Fatto particolarmente apprezzato dal ministro degli Esteri della giunta militare di transizione, Abdoulaye Diop.

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