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Tenente dei panzer

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I combattimenti in Russia e sul Fronte occidentale di un Leutnant della Ricognizione corazzata, 1941-1945

Di August von Kageneck

Rampollo di una delle più antiche famiglie nobiliari tedesche, August von Kageneck e i suoi quattro fratelli si arruolarono tutti combattendo nella Seconda guerra mondiale: Erbo von Kageneck fu asso della caccia sui Messerschmitt Bf 109 e Clemens-Heinrich pluridecorato comandante di Panzer VI Tiger. Figlio di uno degli Aiutanti di Campo del Kaiser Guglielmo II e nipote di Franz von Papen, la lucida e spassionata testimonianza di August von Kageneck ripercorre la storia della sua famiglia dalle origini alle due guerre mondiali, le sue vicende belliche quale Leutnant e comandante di un Plotone esplorante nel Battaglione da ricognizione corazzata della 9a Panzer-Division durante la Campagna di Russia e poi nella Panzer-Lehr in difesa della Germania e quelle dei suoi fratelli, dall’ebbrezza della vittoria all’umiliazione della disfatta finale.

La copertina del libro "Tenente dei panzer. I combattimenti in Russia e sul fronte occidentale di un Leutnant della Ricognizione corazzata, 1941-1945".
La copertina del libro “Tenente dei panzer. I combattimenti in Russia e sul fronte occidentale di un Leutnant della Ricognizione corazzata, 1941-1945”.

L’autore

August von Kageneck, tedesco originario della Renania, fu successivamente un combattente nelle truppe corazzate, un giornalista e uno scrittore. Fu uno degli artefici della riconciliazione tra Francia e Germania. La sua vita e i suoi libri testimoniano sia un periodo drammatico della storia sia l’esistenza di “Giusti” in ognuna delle fazioni.

August von Kageneck nacque sulle rive della Mosella, a metà strada tra Treviri e Coblenza, in una famiglia aristocratica, ed era il quinto figlio maschio. Suo padre, un ex Generale che aveva comandato una Brigata di corazzieri durante la Grande Guerra, era stato in precedenza attaché militare a Vienna e Aiutante di Campo dell’imperatore Guglielmo II. August trascorse l’infanzia vicino a Wittlich, sede di una guarnigione francese, fino al 1930. I sentimenti dei Kageneck nei confronti della Francia tra le due guerre furono ambigui. Era ritenuta responsabile del Trattato di Versailles, unanimemente disprezzato; l’occupazione della riva sinistra del Reno fu vissuta come un’umiliazione. Ma tutti parlavano francese ed erano avidi di letteratura.

Cattolico e monarchico, il Generale era istintivamente riservato nei confronti di Hitler e del Nazionalsocialismo. Tuttavia, non impedì a suo figlio di unirsi alla Hitlerjugend, come si potrebbe entrare negli Scout. August continuò gli studi secondari presso il Collegio dei Gesuiti di Bad Godesberg, dove fu formato da questi inimitabili educatori. La sua vocazione era chiara: a poco meno di 17 anni, nell’aprile del 1939, si arruolò nel 17° Reggimento di cavalleria a Bamberg.

Arrivato in Francia dopo la fine della Campagna del 1940, vi trascorse alcuni mesi in un Battaglione da ricognizione. Questo sarebbe stato il suo destino: avrebbe sempre prestato servizio in reparti esploranti. Il 1° gennaio 1941 si presentò alla Scuola delle truppe corazzate di Krampnitz, vicino a Potsdam, come Aspirante Ufficiale. Fu brevettato Sottotenente il 1° maggio 1941 e si arruolò nel Battaglione da ricognizione della 9ª Panzer-Division formata da austriaci. Il 23 giugno 1941, all’età di 19 anni, entrò in Russia alla testa del suo Plotone di autoblindo. Seguirono tredici mesi di feroci combattimenti nella polvere, nel fango e nel freddo estremo. Riportò tre ferite, tra cui una terribile al volto il 25 luglio 1942, nella regione del Don. Per molti mesi fu trasferito da un ospedale all’altro, dove subì numerosi interventi chirurgici, con risultati notevolmente positivi.

Nonostante il suo desiderio di tornare al fronte, fu assegnato come istruttore alla Scuola delle truppe corazzate, che seguì nei suoi trasferimenti di sede. Nel dicembre 1944 fu finalmente destinato al Fronte occidentale e concluse la guerra combattendo gli americani nel cuore dell’Harz, nelle fila del Battaglione da ricognizione della famosa Panzer-Lehr-Division. Riuscì a scampare alla prigionia e a ricongiungersi ai genitori in Renania, nuovamente occupata dai francesi. Due dei suoi fratelli furono uccisi: uno alla guida di un Battaglione del 18° Reggimento di fanteria davanti a Mosca, l’altro, un asso della Luftwaffe con 69 vittorie, abbattuto sopra Tobruk.

Dopo il periodo buio attraversato dalla Germania dopo la sconfitta, si dedicò al giornalismo. Nel 1948 collaborò con un quotidiano locale pubblicato a Bad Kreuznach. Nel 1950 lavorò come reporter per un quotidiano di Amburgo. Fino al 1955, quando si trasferì a Parigi, realizzò numerosi reportage dall’Africa per la televisione tedesca. Per sedici anni fu corrispondente dalla Francia per l’importante quotidiano tedesco “Die Welt” e per la televisione nazionale tedesca. Lavorò anche per la “Bild Zeitung”, coprendo la “settimana delle barricate” di Algeri (gennaio 1960). A Parigi, fu una delle figure di spicco della comunità tedesca e collaborò al quotidiano “Pariser Kurier”. Divenne presidente dell’Associazione dei giornalisti stranieri di Parigi.

Dal 1986 al 1994 tornò a Bonn, dove pubblicò il suo bollettino d’informazione “Economia e politica tedesca” per l’Ufficio stampa federale. Nel 1994 raggiunse la sua famiglia a Neuilly e si dedicò infine alla sua seconda vocazione: quella di scrittore. Nello stesso anno pubblicò Lieutenant de Panzers, scritto in francese, con le edizioni Perrin, che lo portò all’attenzione del grande pubblico. È un resoconto asciutto e vivido della sua vita di soldato.

Nel 1996, pubblicò Examen de conscience con lo stesso editore. Il libro suscitò polemiche tra i suoi ex commilitoni e persino tra i suoi parenti, che lo accusarono di contribuire alla criminalizzazione dei tedeschi. Sapevano che il loro paese si era macchiato di crimini di guerra, in particolare in Russia, ma volevano continuare a credere che la Wehrmacht non fosse coinvolta in questi crimini, commessi solo dalle SS o dalle autorità del partito nazionalsocialista. Tuttavia, August von Kageneck affermò, con prove a sostegno, che la Wehrmacht era stata complice e, a volte, l’autrice di questi crimini.

Nel 1998, sempre per Perrin, uscì La guerre à l’Est – Histoire d’un regiment allemande – 1941-1944. Racconta l’odissea del 18° Reggimento di fanteria, nelle cui fila perse la vita suo fratello Franz-Josef[1]. È un valido libro di guerra che ricorda Nelle tempeste d’acciaio di Ernst Jünger. Infine, nel 2002, pubblicò un libro di dialoghi con Hélie de Saint-Marc per le edizioni Arènes, intitolato Notre histoire – 1922-1945. I percorsi dei due uomini erano paralleli: stessa età, stessa provenienza sociale, stessa formazione gesuita, stessa vocazione militare, stessa visione della guerra e della sofferenza e, in definitiva, la stessa preoccupazione di riflettere sul destino e di trasporre queste riflessioni in libri.

August von Kageneck è estremamente sobrio nelle sue narrazioni di guerra, estremamente sensibile e con una coscienza inquieta nelle sue riflessioni. I suoi libri sono facili e piacevoli da leggere. August von Kageneck si impegnò a fondo per la riconciliazione tra Francia e Germania, basata sulla confessione dei crimini e sul riconoscimento delle colpe. Non aveva forse partecipato, già nel 1948, a una marcia dei giovani europei a Strasburgo? Attraverso i suoi libri, le sue conferenze e i suoi rapporti con l’alta società di Parigi, contribuì a trasformare l’immagine che i francesi avevano dei loro vicini. Nel 2001, si recò a Oradour-sur-Glane per chiedere perdono per i crimini commessi nel 1944.

Morì il 13 dicembre 2004 a Bad Oldesloe, vicino a Lubecca, dopo una lunga malattia.


Note:

[1] Tra gli altri suoi libri, ricordiamo anche Erbo, pilote de chasse – 1918-1942, Parigi 1999, NdC.

  • Nato a Genova nel 1973, appassionato di storia e letteratura del Novecento, è titolare della casa editrice ITALIA Storica Edizioni in Genova, specializzata in storia militare e che conta nel suo catalogo traduzioni di testi di documentazione storica e di memorie inedite in italiano quali "La fanteria tedesca nella seconda guerra mondiale" di Alex Buchner, "Tiger nel fango" di Otto Carius, "Vittorie perdute" di Erich von Manstein, "Battaglie di Panzer" di Friedrich von Mellenthin, "Comandante di Panzer" di Hans von Luck, "Volare, la mia vita" di Hanna Reitsch, "Al fianco di Hitler" di Nicolaus von Below (prefazione di Francesco Perfetti), "Il sognatore con l’elmetto" di Christian de La Mazière e di opere di autori italiani come "Guida alle artiglierie italiane nella 2a guerra mondiale 1940-1945" di Enrico Finazzer (con la collaborazione di Ralph Riccio) e "Il mulo – l’ibrido Alpino" del Generale Fabio Palladini e collaborazioni con l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito.
    Socio della SISM, Società Italiana di Storia Militare fondata dal professor Raimondo Luraghi, suo primo presidente, e segretario del Gruppo ANMI (Associazione Nazionale Marinai d’Italia) di Genova.
    Curatore del primo sito italiano tutto dedicato a Louis-Ferdinand Céline, autore del medesimo e curatore di numerose opere e socio e corrispondente per l’Italia della SLC (Société des Lecteurs de Céline).
    I libri da lui curati sono stati recensiti da testate nazionali quali “il Giornale”, “il Foglio”, “Repubblica” e “il Manifesto”, “Robinson”, “STORIA Militare” e “L’indice dei libri del mese” e segnalati su TG2 Mizar e “La storia siamo noi”, RAI3.
    Tra gli altri, ha collaborato e collabora con i periodici “Satisfiction”, “The Fashionable Lampoon”, “Costume”, “Rivivere la storia”, “Storia del Novecento”, “SGM”, “Steel Art”, “Storia Verità”, “Storia e Battaglie”, “Le Ali”, “Barbadillo.it”, “Pangea”, “Le Bulletin Célinien”, “Spécial Céline”, “CulturaIdentità” e con l’edizione nazionale de “il Giornale”.

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