Reportage Africa ExPress: Nord-Darfur
Cuore delle violenze nella guerra del Sudan
Per gentile concessione di Africa-ExPress.info, ripubblichiamo il loro articolo originale
La fuga dal capoluogo è costosa e pericolosa. Si rischia di morire ovunque, di fame o sotto le bombe delle RFS. La Missione d’inchiesta dei Diritti umani dell’ONU accusa entrambe le fazioni di efferati crimini contro i civili.
Le testimonianze dei sopravvissuti che sono riusciti a fuggire dall’inferno di al-Fasher, capoluogo del Nord Darfur, sotto assedio dalla primavera 2024, sono a dir poco raccapriccianti.

Chi è riuscito ad arrivare nei vicini campi di Tawala (una settantina di chilometri di al-Fasher), ha raccontato che ai check-point è stato taglieggiato taglieggiato dalle RFS (Rapid Support Forces) ed è stato costretto a pagare l’equivalente di 300 dollari a testa. Come se questo non bastasse, per poter continuare il viaggio verso la “salvezza” i fuggiaschi devono anche consegnare ai paramilitari gioielli e tutti i loro averi.
Checkpoint RFS
Non tutti fuggiaschi però riescono nel loro intento. Molto spesso gli uomini vengono arrestati dai paramilitari, per essere poi brutalmente uccisi, qualora sospettati di essere dei combattenti, mentre donne e bambini vengono rapiti.
Purtroppo anche nei siti riservati agli sfollati nei pressi di Tawila si nasconde un nuovo nemico: il colera. Secondo l’ultimo rapporto di fine agosto, negli accampamenti sono morte 77 persone, mentre quasi 4.900 sono state contagiate dal temibile batterio.
L’inferno al-Fasher
I pericoli durante la fuga sono altissimi, ecco perché molti scelgono di restare nella città assediata, anche se rischiano di morire di fame o sotto le bombe. Al-Fasher è diventata un vero e proprio epicentro della sofferenza infantile.
Malnutrizione acuta e grave, malattie, violenze sono all’ordine del giorno. Si stima che nel capoluogo vivano ancora 260.000 persone – metà di queste sono bambini – in condizioni disperate, senza aiuti umanitari da oltre 16 mesi. La gente ha perso ogni speranza. Per ora non si intravvede nessuna luce in fondo al tunnel, costellato di sofferenze e dolore.
Rapporto ONU: “War of atrocity”
Mohamed Chande Othman, presidente della Missione di accertamento dei fatti per il Sudan, ha presentato il suo ultimo rapporto “War of atrocity” la scorsa settimana al Consiglio dei Diritti umani dell’ONU a Ginevra. In tale occasione non solo ha confermato ciò che i residenti hanno riportato, ma ha accusato entrambe le fazioni del conflitto in corso dall’aprile 2023, di attacchi su larga scala contro civili e infrastrutture vitali, compresi centri medici.

Nella relazione la Missione di accertamento ha evidenziato che sia le Rapid Support Forces (RFS), capitanate da Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti,” sia le Forze armate sudanesi (SAF) di Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, leader del Consiglio sovrano e de facto presidente del Sudan, hanno commesso gravissime violazioni del diritto internazionale.
Elenco delle violenze subite è infinito
“Omicidi, persecuzioni, sfollamenti forzati, torture, stupri, schiavitù sessuale: l’elenco delle violenze subite dai civili sudanesi è infinito”, ha sottolineato Othman.
I civili continuano a essere perseguitati, costretti a fuggire, a soffrire la fame, un’arma da guerra antica quanto il mondo.
La maggior parte degli ospedali sono chiusi, quelli ancora “funzionanti” sono al collasso: hanno pochissimi medicinali e materiale sanitario a disposizione. Ora a al-Fasher i sanitari sono costretti a utilizzare le zanzariere come garze. Lo ha confermato pochi giorni fa Nabil Mohamed, direttore dei centri medici del ministero della Salute del Darfur settentrionale.
Gli ospedali di al-Fasher ricevono giornalmente tra 60 e i 90 feriti, per lo più colpiti dai bombardamenti delle RSF. I ribelli continuano a prendere di mira i rifugi dei civili, ha spiegato Nabil Mohamed. Ha poi aggiunto che è rimasto solo un chirurgo per curare i feriti.







