La Turchia e la nuova architettura geopolitica dell’Eurasia
L’oleodotto Kirkuk-Ceyhan
La riapertura dell’oleodotto Kirkuk-Ceyhan[1], avvenuta il 27 settembre dopo quasi due anni di blocco, rappresenta un passaggio decisivo nei rapporti di forza del Medio Oriente. Dietro la ripresa del flusso di greggio tra l’Iraq settentrionale e la Turchia si cela un complesso negoziato diplomatico, condotto con la mediazione degli Stati Uniti, che ha ricomposto uno dei nodi più delicati nelle relazioni tra Baghdad, il Governo Regionale del Kurdistan (KRG) ed Ankara.

L’accordo, che pone fine ad un lungo contenzioso giuridico internazionale, segna un riassetto delle competenze e delle alleanze regionali: l’autorità federale irachena riafferma il proprio controllo politico sulle esportazioni energetiche del nord, mentre il KRG, pur perdendo parte della propria autonomia decisionale, rientra nel quadro statale sotto una formula di compromesso. L’intesa permette così a Baghdad di riaffermare la propria sovranità su una regione che per anni ha agito quasi come un’entità autonoma, con ricadute dirette sull’equilibrio interno e sui rapporti con i vicini.

Per la Turchia, la riapertura della linea rafforza la propria posizione strategica nel grande gioco energetico eurasiatico. Ankara si conferma crocevia imprescindibile tra Medio Oriente, Caucaso e Mediterraneo, proiettando la propria influenza verso sud e consolidando il ruolo di snodo tra le principali potenze fornitrici ed i mercati europei. Dal punto di vista geopolitico, la riattivazione del collegamento iracheno riduce la vulnerabilità delle rotte attraverso il Golfo Persico e lo Stretto di Hormuz[2], aree soggette a tensioni cicliche e rischi di chiusura.
Turchia: il riallineamento diplomatico
Dopo anni di rivalità nate dalle contrapposizioni delle cosiddette “Primavere arabe”, Ankara ha intrapreso una fitta attività di distensione con le monarchie del Golfo, costruendo nuove convergenze politiche e strategiche. Gli accordi siglati con Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti nel corso del 2023 vanno letti in questa prospettiva: non solo come cooperazione energetica, ma come tasselli di una più profonda normalizzazione dei rapporti, che restituisce alla Turchia un ruolo centrale nel mosaico regionale.
L’avvicinamento a Riad ed Abu Dhabi consente ad Ankara di allargare la propria sfera d’influenza verso sud, mentre le monarchie del Golfo trovano nella Turchia un interlocutore in grado di bilanciare la presenza di Iran ed Israele nel Mediterraneo orientale. La diplomazia energetica, in questo senso, si traduce in un nuovo strumento di politica estera: un linguaggio di cooperazione che cela un disegno di potenza.
Anche per Baghdad, la normalizzazione con Ankara e con il KRG offre una possibilità di consolidamento interno in un momento di forte pressione geopolitica. Il controllo condiviso dell’oleodotto rafforza la legittimità del governo centrale e riapre un canale stabile di dialogo con la Turchia, partner indispensabile per la sicurezza dei confini settentrionali e per la gestione delle tensioni con il PKK.
Il Middle Corridor e l’influenza della Cina
Gli ultimi sviluppi nel settore delle infrastrutture energetiche e dei trasporti si inseriscono in un quadro geopolitico più ampio, che vede emergere un nuovo sistema di connessioni tra Asia, Medio Oriente ed Europa. Al centro di questa trasformazione si trova la Turchia, oggi punto di incontro tra la strategia cinese della Belt and Road Initiative (BRI)[3] ed i progetti regionali di integrazione guidati da potenze medie come l’Iraq, gli Emirati Arabi Uniti ed il Qatar.

Uno dei pilastri di questa rete è il cosiddetto Middle Corridor[4] – o Corridoio Transcaspico – un’infrastruttura multimodale che unisce ferrovie, autostrade e rotte marittime per collegare la Cina all’Europa attraverso l’Asia centrale, il Mar Caspio, il Caucaso ed infine la Turchia. La sua rilevanza strategica è cresciuta sensibilmente dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, che ha reso sempre più problematica la tradizionale rotta settentrionale attraverso il territorio russo. Il Middle Corridor offre così una via alternativa, libera da sanzioni e più sicura dal punto di vista politico, per il commercio ed il trasporto energetico eurasiatico.

Pechino, consapevole del valore geopolitico di questa direttrice, ha intensificato la cooperazione con Kazakistan, Azerbaigian e Turchia, concentrandosi sul potenziamento delle infrastrutture e sulla semplificazione dei passaggi doganali. Ankara, posta all’estremità occidentale del corridoio, punta a trasformare tale rete in un’estensione naturale della propria strategia di connettività, integrando i nuovi flussi commerciali con i progetti di oleodotti e gasdotti che già la collegano al Caucaso e, potenzialmente, al Golfo Persico ed al Turkmenistan.

Questo intreccio di corridoi energetici e logistici consolida la posizione turca come nodo vitale tra l’Asia ed il Mediterraneo. Il petrolio kazako, che già raggiunge il porto di Ceyhan passando per il Caspio e Baku, rappresenta un primo tassello di questa architettura. Ad esso potrebbero aggiungersi, in futuro, forniture di gas turkmeno destinate al gasdotto TANAP[5], rafforzando ulteriormente la funzione strategica di Ankara come snodo di transito e come attore politico indispensabile per la sicurezza energetica continentale.
In questo scenario si colloca anche la Strada di Sviluppo – un’iniziativa promossa congiuntamente da Iraq, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Qatar – che mira a creare una dorsale infrastrutturale tra il Golfo ed il Mediterraneo. Il progetto, concepito per integrare porti, ferrovie ed autostrade, potrebbe collegarsi direttamente al Middle Corridor, formando un reticolo eurasiatico in grado di ridurre significativamente i tempi di trasporto tra Asia ed Europa, fino a dieci giorni in meno rispetto al passaggio attraverso il Canale di Suez.
Pechino ha riconosciuto ufficialmente la complementarità tra la Strada di Sviluppo e la Belt and Road Initiative, ma finora ha mantenuto un profilo defilato nel finanziamento e nella costruzione dell’opera, lasciando alla Turchia ed agli investitori del Golfo il compito di guidarne l’attuazione. Questo equilibrio parziale riflette una nuova fase della competizione silenziosa tra le potenze medie regionali e la Cina: un gioco di convergenze tattiche e rivalità strategiche in cui Ankara cerca di affermarsi come il principale crocevia della connettività eurasiatica, proiettando la propria influenza tanto verso Est quanto verso Sud.
La nuova architettura della mappa geopolitica dell’Eurasia
La convergenza di progetti infrastrutturali ed alleanze energetiche in Medio Oriente ed in Asia centrale sta ridisegnando in profondità la mappa geopolitica dell’Eurasia. L’Europa ed i principali mercati mondiali vedono aprirsi rotte alternative per l’approvvigionamento di petrolio e gas, mentre i paesi produttori del Golfo e dell’Iraq acquisiscono nuove vie di esportazione verso Occidente. In questo contesto, la Turchia emerge come perno strategico: Ankara concentra su di sé oleodotti, gasdotti e snodi ferroviari che la trasformano in un mediatore naturale tra Est ed Ovest, tra le economie emergenti asiatiche ed il sistema euro-mediterraneo.

La capacità turca di ospitare infrastrutture chiave e di negoziare intese energetiche con attori rivali — dagli Stati Uniti alla Cina, dai paesi del Golfo all’Iraq — conferisce ad Ankara un potere di leva crescente nella diplomazia regionale. Parallelamente, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar stanno utilizzando investimenti mirati in Turchia ed in Iraq per estendere la propria influenza politica oltre la penisola arabica, tessendo una rete che lega il Levante, l’Anatolia e il Golfo in un inedito spazio di cooperazione interdipendente.
Questa nuova architettura eurasiatica segna un allontanamento progressivo dai tradizionali canali di transito globali — dal Canale di Suez alle rotte ferroviarie russe — e suggerisce un riequilibrio delle dipendenze strategiche. Le dinamiche in atto stanno creando una fascia di interconnessione Est-Ovest che riduce i punti di vulnerabilità e rafforza il peso politico delle potenze medie regionali.

La riapertura dell’oleodotto Iraq-Turchia, le partnership energetiche tra Ankara e le monarchie del Golfo e l’espansione del Corridoio Transcaspico appaiono così come i tre pilastri di una trasformazione silenziosa ma profonda: un sistema infrastrutturale che ridisegna il potere in Asia occidentale, spostando l’asse della connettività globale verso nuove direttrici.
In un mondo attraversato da conflitti, sanzioni e ridefinizioni di alleanze, i flussi energetici e commerciali tornano ad essere lo strumento primario della competizione geopolitica: mentre si riconfigurano le rotte, mutano anche le influenze. Se questi progetti riusciranno a consolidarsi, l’Eurasia potrebbe assistere a una storica deviazione del traffico e del potere: una nuova “Via della Seta” del XXI secolo, con Ankara, Bassora e Dubai come nodi centrali di un ordine regionale in formazione.
Riferimenti bibliografici:
- https://www.caputmundi.info/2025/02/14/middle-corridor-il-progetto-caro-ad-ankara-per-unire-europa-ed-asia/
- https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/06/27/ankara-abbiamo-un-problema-energetico-cosi-erdogan-sta-mediando-per-assicurare-il-trasporto-del-petrolio/8041676/
- https://www.agenzianova.com/news/lanalista-sassi-a-nova-la-ripresa-dellexport-di-petrolio-curdo-rilancia-la-competizione-italia-turchia/
- https://www.informatorenavale.it/news/turchia-krg-loleodotto-inizia-ad-entrare-in-funzione/
- https://rienergia.staffettaonline.com/articolo/32769/Il+TAP+%C3%A8+davvero+strategico/Franza
- https://it.insideover.com/energia/vendere-gas-russo-alleuropa-unaltra-beffa-di-erdogan-alla-ue.html
- https://www.stimson.org/2025/new-and-revived-energy-partnerships-boost-turkey-and-east-west-trade-routes/
- https://ilcaffegeopolitico.net/996606/nuove-frontiere-della-belt-and-road-initiative
- https://www.chinadailyasia.com/hk/article/622640
- https://www.economicsobservatory.com/the-belt-and-road-initiative-what-impact-on-china-and-the-global-economy
- https://thediplomat.com/2025/09/the-complex-politics-of-chinas-belt-and-road-initiative/
Note:
[1] L’oleodotto di Kirkuk-Ceyhan, noto anche come oleodotto Iraq-Turchia, è un oleodotto lungo 970 km che va da Kirkuk in Iraq a Ceyhan in Turchia. È la più grande linea di esportazione di petrolio greggio dell’Iraq.
(https://en.wikipedia.org/wiki/Kirkuk%E2%80%93Ceyhan_Oil_Pipeline)
[2] Il braccio di mare lungo circa 60 km e largo 30 che separa l’Iran, a nord, dalla penisola Musandam, exclave dell’Oman nel territorio degli Emirati Arabi Uniti, a sud, descrive una specie di gomito ed è un punto di grandissima importanza strategica poiché qui transita circa un quarto della produzione mondiale di petrolio. Sul lato ovest del gomito, presso le coste iraniane, si trova l’isola di Hormuz.
(https://it.wikipedia.org/wiki/Stretto_di_Hormuz)
[3] La Belt and Road Initiative (BRI o B&R), nota anche in Cina come One Belt One Road e talvolta chiamata Nuova Via della Seta, è una strategia globale per le infrastrutture e lo sviluppo economico lanciata dal governo della Repubblica Popolare Cinese nel 2013. Mira a investire in oltre 150 paesi e organizzazioni internazionali attraverso sei corridoi economici terrestri e la Via della Seta Marittima del XXI secolo. La BRI è fondamentale per la politica estera cinese, promuovendo la connettività commerciale e il ruolo di leadership della Cina negli affari globali. Nel 2024, i paesi partecipanti rappresentavano quasi il 75% della popolazione mondiale e oltre la metà del PIL globale. I sostenitori ne sottolineano il potenziale per stimolare il commercio e la crescita globali, in particolare nei paesi in via di sviluppo, mentre i critici sollevano preoccupazioni sull’impatto ambientale, sui diritti umani e sulla dipendenza dal debito.
(https://en.wikipedia.org/wiki/Belt_and_Road_Initiative)
[4] https://www.caputmundi.info/2025/02/14/middle-corridor-il-progetto-caro-ad-ankara-per-unire-europa-ed-asia/
[5] Il gasdotto Trans-Anatolico o in sigla TANAP dall’inglese: Trans-Anatolian Natural Gas Pipeline, in turco: Trans-Anadolu Doğalgaz Boru Hattı è un gasdotto che, attraversando tutta la Turchia, costituisce la parte centrale del cosiddetto “Corridoio meridionale del gas”, costituito anche dal Gasdotto sudcaucasico (SCP) tra Azerbaigian e Georigia, e dal Gasdotto Trans-Adriatico tra Grecia, Albania e Italia, collegando così l’area di estrazione di Shah Deniz nel Mar Caspio all’Europa.
(https://it.wikipedia.org/wiki/Gasdotto_Trans-Anatolico)


