Giordania: colpo di grazia ai Fratelli Musulmani
La sentenza
La decisione emessa l’8 ottobre da un tribunale militare giordano nei confronti di nove imputati accusati di complotto contro lo Stato ha assunto un valore che va oltre l’aspetto giudiziario. Secondo numerosi osservatori, rappresenta infatti un momento di rottura nei complessi rapporti tra il governo hashemita e la Fratellanza Musulmana, considerata la più antica ed influente organizzazione islamista del mondo arabo.
Le condanne, comprese tra tre e quindici anni di reclusione, riguardano accuse di fabbricazione di armi, addestramento militare in Libano e preparazione di attacchi sul territorio giordano. La sentenza si inserisce in un più ampio quadro di controllo politico che il governo di Amman ha rafforzato negli ultimi anni, in un contesto regionale segnato dal conflitto a Gaza e da una crescente pressione contro i movimenti dell’islam politico.
Secondo l’impianto accusatorio, alcuni membri del gruppo avrebbero ricevuto fondi ed addestramento per pianificare attacchi con razzi e droni contro obiettivi sensibili nel Paese. Le indagini avrebbero portato alla luce una rete composta da quattro cellule clandestine, monitorate sin dal 2021, ed un razzo già pronto per il lancio.
Tra i principali imputati figurano Abdullah Hisham e Moath Ghanem, condannati per produzione illegale di armi a pene fino a 15 anni. Gli altri hanno ricevuto condanne per attività di reclutamento, addestramento e minaccia alla sicurezza interna. Solo quattro persone, coinvolte in un episodio separato legato all’uso di droni, sono state assolte per insufficienza di prove.
La valenza politica
Pur presentandosi come un’azione giudiziaria, l’esito del processo viene interpretato come un chiaro segnale politico: le autorità giordane intendono tracciare una linea netta tra dissenso politico e minaccia alla stabilità nazionale.
Per molti anni la Giordania aveva mantenuto una posizione prudente nei confronti della Fratellanza Musulmana, resistendo alle pressioni dei Paesi arabi vicini che chiedevano di vietarne le attività. A differenza di altri Stati della regione, dove il movimento è stato classificato come organizzazione terroristica, Amman aveva optato per una linea di contenimento: esercitare un controllo costante senza arrivare ad una repressione totale.
Questo equilibrio, però, si è ora incrinato: in seguito ad una serie di arresti e ad un processo giudiziario, il governo giordano ha deciso di mettere ufficialmente al bando la Fratellanza (la notizia era già stata resa nota in primavera[1]), disponendo il sequestro dei beni, la chiusura delle sedi ed il divieto di diffusione di qualsiasi materiale riconducibile al gruppo.
La mossa è stata interpretata come un chiaro messaggio politico ai partner regionali — in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti — e come un segnale di adesione alla linea più dura nei confronti dell’islam politico.
Non solo politica interna
Secondo gli osservatori, la decisione non può essere considerata solo una questione di politica interna. La Giordania, infatti, occupa una posizione strategica tra il Levante ed il Golfo, tra Israele ed il mondo arabo. Nel clima di tensione seguito all’escalation nella Striscia di Gaza, con Hamas sotto attacco ed il rischio di un allargamento del conflitto, Amman sembra voler prevenire qualsiasi possibile connessione tra le proprie realtà interne ed i movimenti islamisti regionali o transnazionali.

Le autorità giordane considerano la Fratellanza Musulmana, movimento storicamente radicato nel tessuto sociale del Paese, come un possibile collegamento tra l’opposizione interna e le tensioni che attraversano la regione. In questo contesto, la linea di confine tra sicurezza e politica appare sottile: limitare l’influenza del principale gruppo islamista significa, di fatto, rafforzare la posizione della monarchia hashemita e preservare la solidità dei rapporti diplomatici con Israele e Stati Uniti.
Per la Giordania, la stabilità interna rappresenta il principale capitale geopolitico: priva di risorse naturali significative ma collocata in un’area di cruciale importanza strategica, la monarchia deve il proprio equilibrio anche alla gestione di una società divisa tra una consistente componente di origine palestinese e le tradizionali tribù beduine. A sostenere questo fragile equilibrio contribuiscono gli aiuti internazionali, provenienti soprattutto da Washington, dai Paesi del Golfo e da organismi multilaterali, concessi sulla base della fiducia nella capacità del regno di mantenere un profilo moderato e di evitare derive radicali.
Il valore simbolico
La stretta nei confronti della Fratellanza Musulmana assume così anche un valore simbolico, un segnale rivolto agli alleati occidentali e regionali: Amman resta un baluardo di stabilità e pragmatismo politico. In cambio, la Giordania punta a garantire la continuità del sostegno economico e della protezione strategica che ne assicurano la sopravvivenza.
Per anni la Fratellanza Musulmana ha rappresentato in Giordania una forma di opposizione tollerata e controllata all’interno del sistema politico del Paese. Il suo braccio politico, il Fronte di Azione Islamica, era diventato la principale forza parlamentare di opposizione. Con il recente divieto imposto dalle autorità e la conseguente repressione giudiziaria, quella che era stata una valvola di sfogo politico è stata definitivamente chiusa.
Secondo diversi osservatori, questa svolta apre due possibili scenari: da un lato, la marginalizzazione definitiva del movimento, con un ulteriore rafforzamento dell’apparato monarchico; dall’altro, una possibile radicalizzazione di quei settori che finora avevano accettato un equilibrio basato sul compromesso politico. In entrambe le ipotesi, la stabilità interna del Regno hascemita rischia di essere messa alla prova.
La vicenda della Fratellanza Musulmana in Giordania si inserisce in un contesto regionale più ampio, segnato da una progressiva eliminazione dei movimenti islamisti: in molti Paesi arabi, questa politica è adottata dai governi per consolidare il potere in nome della sicurezza e della stabilità. Questa strategia, pur garantendo un controllo immediato, potrebbe nel lungo periodo alimentare nuove forme di radicalismo sotterraneo.
Riferimenti bibliografici:
- https://iltalebano.com/2025/05/16/giordania-fratelli-musulmani-messi-al-bando/
- https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/da-partner-ad-antagonisti-i-fratelli-musulmani-giordani-e-la-monarchia-hascemita-203397
- https://www.ilfoglio.it/esteri/2025/04/25/news/la-giordania-vieta-i-fratelli-musulmani-7652222/
- https://www.panorama.it/attualita/esteri/la-giordania-rompe-con-i-fratelli-musulmani-loccidente-seguira-lesempio
- https://www.notiziegeopolitiche.net/giordania-divieto-di-attivita-e-confisca-dei-beni-per-i-fratelli-musulmani/
- https://www.notiziegeopolitiche.net/giordania-colpo-alla-fratellanza-musulmana/
- https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2025/04/24/giordania-vieta-fratelli-musulmani
- https://www.mosaico-cem.it/attualita-e-news/mondo/la-giordania-mette-al-bando-i-fratelli-musulmani/
- https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2025/04/23/la-giordania-mette-al-bando-i-fratelli-musulmani_08302f14-e52b-4e31-9cc4-d3eff8ca5144.html
- https://www.ilpost.it/2025/04/23/giordania-vietato-fratelli-musulmani/
Note:
[1] https://iltalebano.com/2025/05/16/giordania-fratelli-musulmani-messi-al-bando/




