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Guerra russo-ucraina: il punto sulle telecomunicazioni dopo tre anni

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Approccio scelto

A distanza di tre anni dall’inizio del conflitto su larga scala fra Russia ed Ucraina quale insegnamento possiamo trarre sul fronte delle telecomunicazioni?

Innanzitutto, definiamo le comunicazioni in ambito militare. Stiamo parlando di un ogni tipologia di strumento destinato a permettere l’impiego della catena di Comando ossia “dare e ricevere ordini”. Questo vale per ogni tipo di contatto sia esso umano, come un reparto, od automatico, come un missile od un drone. Se questo flusso viene gestito tramite l’impiego dello spettro elettromagnetico è possibile aggiungere il prefisso “tele”.

Per i fini di questa disamina, nei limiti di quanto disponibile sulle fonti aperte, eviteremo di utilizzare il quadro oggi più in voga ossia quello dei cinque domini[1]. Terra, Mare, Aria, Spazio Esoatmosferico e Cyberspazio sono tutti influenzati dalle telecomunicazioni allo stesso modo. È anche possibile dire, non ce ne vogliano i puristi, che sia proprio l’elemento delle comunicazioni a congiungere i 5 ambiti del conflitto contemporaneo. La perdita di questo filo rosso (tradotto la indisponibilità delle Telecomunicazioni in tutto od in parte a seguito dell’azione del nemico) ci riporterebbe decenni addietro obbligando le forze combattenti ad un approccio a “compartimenti stagni”. Questo significa essere più lente, meno mobili ed incapaci di impiegare in modo adeguato i “moltiplicatori di forze” dando, al contrario, un vantaggio chiave al nostro avversario.

Useremo invece il desueto modello verticale della divisione fra Tattico, Operativo e Strategico impiegando ulteriori categorie appartenenti al passato come “per uso civile” opposto a “per uso militare” con una breve incursione anche nel famoso “dual use” che proprio nello spettro elettromagnetico vede il proprio impiego d’elezione[2].

Comunicazioni tattiche

Dopo le battute iniziali del conflitto in cui venivano impiegate massicciamente, da ambo le parti, le comunicazioni cellulari le forze in campo hanno iniziato ad impiegare radio portatili, veicolari e base dei tipi più svariati. Parliamo di radio digitali su tecnologia DMR capaci di trasmettere voce e dati anche in modalità criptata. Sulle fonti troviamo, da parte russa, radio a standard militare come le R‑168 Akveduk, R‑187 Azart[3] mentre gli ucraini mettono in campo una pluralità di apparati di varia provenienza come le L3 Harris AN/PRC‑152, AN/PRC‑163 o le locali Himera G1 / G1 Pro[4].

La radio russa AZART R-178. Pari agli analoghi prodotti NATO opera da 27 a 520 Mhz e trasmette in digitale fino a 7.2 kbps.

Le dotazioni russe hanno dimostrato una performance non eccezionale nel cosiddetto “salto di frequenza” oltre ad una minore capacità di resistenza allo jamming mentre le ucraine stanno dando buona prova di sé seppur, anche qui, la modalità a salto di frequenza sia del tipo “simil casuale”.

Riguardo l’impiego della telefonia mobile si è parlato molto, soprattutto sui giornali, del problema legato alla capacità di intercettazione delle rispettive comunicazioni. Le due nazioni hanno usato in modo promiscuo, tramite roaming, le varie reti commerciali attive, poggiavano di volta in volta su un operatore telefonico o su un altro. Ad oggi, a conflitto inoltrato, non ci sono più segnalazioni di rilievo al riguardo anche perché nei territori occupati è stata stabilmente impiantata una rete telefonica russa ed è verosimile pensare che siano utilizzate delle “chiavi” di criptazione sulla dorsale GSM. A questo poi va aggiunto l’impiego massiccio di messaggistica commerciale, sia mediante l’uso di VPN che non, capaci di criptare le comunicazioni audio e video.

Tornando alle radio portatili le varie documentazioni fotografiche mostrano lunghe antenne adattate sui vari apparati facendo ipotizzare che, nonostante la favorevole configurazione del territorio ucraino, l’accesso ai vari ripetitori non sia così semplice. Esistono torri per l’osservazione che hanno anche funzionalità di ripetitore per le comunicazioni radio che, come tutto del resto, soffrono della continua presenza di droni. Droni che, a loro volta, aumentano il proprio raggio d’azione proprio grazie alla presenza di ripetitori di segnale in microonda su queste torri.

Comunicazioni operative

Per quanto riguarda gli ucraini le comunicazioni intra teatro sono possibili grazie all’impiego massiccio dei terminali Starlink. Sulla stampa al momento non ci sono grandissime notizie riguardo il loro utilizzo se non il tentativo, riuscito secondo Elon Musk, di impedirne l’utilizzo ai russi che vi accedevano attraverso canali paralleli o di mercato nero.

Inutile presentare il valore di questa tecnologia che, soprattutto grazie alla sua semplicità per la messa in opera e la bassa latenza, ha un ruolo chiave nella resilienza degli ucraini all’azione dei russi. Questi ultimi stanno, secondo informazioni dello stesso Ministero della Difesa di Mosca, mettendo in posa un numero di chilometri sempre maggiore di fibra ottica e linee telefoniche, alcune anche in rame, collegando la linea del fronte ed i vari posti comando con le retrovie. Tutta la catena di comunicazione russa, deficitaria rispetto a quella ucraina dei primi mesi, adesso pare essere più efficace e stringente rendendo la catena see-to-kill capace di eguagliare quella di stampo occidentale introdotta da Kiev.

Il Ministero della Difesa Russo diffonde, per la seconda volta nel 2025, un video che racconta l’attività del proprio Genio Comunicazioni che posa reti in fibra ottica nelle zone contese.

Negli ultimi tempi notizie di stampa hanno confermato l’ipotesi che nel 2022 lo stesso Elon Musk abbia chiesto, 2022, uno spegnimento temporaneo del suo sistema sull’Ucraina garantendo la salvezza ad un intero corpo di soldati russi rimasti accerchiati dalle truppe di Kiev[5]. Il conflitto ha poi visto un ritorno anche delle comunicazioni banda HF. Similmente a quanto accaduto in Medio Oriente, dove lo spazio per le bande VHF/UHF è via via eroso dall’impiego massiccio dei vari contendenti, le HF hanno trovato un proprio spazio anche in ambito intra-teatro. Criptazione, comunicazioni via IP e distribuzione di una banda dati, seppur stretta, hanno consegnato una nuova giovinezza a questa tecnologia una volta relegata ai collegamenti a lunghissimo raggio[6].

Comunicazioni strategiche

In questo ambito la superiorità ucraina è in gran parte legata a Starlink oltre che a vari sistemi satellitari duali civile – militare che gli occidentali hanno messo a disposizione. Uno per tutti il sistema One Web di Airbus[7] ed altre soluzioni che, senza clamore, sarebbero state concesse. Seppur non performanti come il prodotto americano sono sistemi pienamente a standard militari capaci di integrarsi agevolmente nelle linee NATO ed hanno il non banale vantaggio di liberarsi, almeno in parte, dalla dipendenza da un unico fornitore a stelle e strisce, per di più privato. Il sistema in orbita bassa americano si è dimostrato suscettibile anche di blackout tecnici (quindi non solo legati alla volontà del proprietario) come quello del 24 luglio del 2025 dove la connettività globale è rimasta ferma per oltre 2 ore[8].

I russi da parte loro, consci del gap in essere, sono corsi ai ripari non solo potenziando la rete di posizionamento satellitare GLONASS ma anche spendendo in orbita versioni aggiornate dei vari Raduga, Meridian, Blagovest e Gelios. Oltre a questo, si parla di un ulteriore potenziamento con satelliti di nuova generazione come il progetto “Sfera” con capacità duali civile – militare sul modello occidentale[9]. Per quanto non ci siano prove di un contributo cinese a Mosca sul fronte delle comunicazioni satellitari è verosimile pensare che siano in essere delle collaborazioni. Sul fronte della intelligence, dell’osservazione e del posizionamento satellitari queste sono confermate da fonti di stampa[10]

In questo contesto, complesso ed opaco, si registrano anche delle telecomunicazioni di carattere sperimentale. Da parte ucraina si pensa che alcuni attacchi portati avanti con droni quadricottero guidati in prima persona trasportati sui navali Magura siano stati appoggiati da dei “ponti radio volanti” installati sui droni di provenienza turca Baykar (esperimento di cui abbiamo notizia esclusivamente dalla stampa turca)[11]. Ciò. per ridurre al minimo la latenza delle comunicazioni e rendere possibile il controllo dei velivoli pur a grandissima distanza dei centri di controllo cosa possibile anche con Starlink ma al conto di una lag leggermente più elevata. Da parte loro, ma la fonte è solo ucraina, i russi hanno installato dei ripetitori su dei dirigibili vincolati posso dietro la linea del fronte[12]. Questo, grazie anche alla particolarità dell’orografia del territorio, dovrebbe permettere a Mosca di disporre di sistemi poco visibili ai radar (seppur un ponte radio sia un “faro” naturale) e siti in posizioni vantaggiose ben addentro al territorio nazionale. Mosca riprende l’esperienza degli americani in Afghanistan che hanno riciclato i vecchi cari Zeppelin come picchetti radar capaci di avvistare colpi di mortaio e razzi lanciati dai talebani contro i loro avamposti oltre che progetti nazionali riguardo il monitoraggio delle comunicazioni da parte dei vicini[13]. Secondo il rodato concetto dell’“effetto specchio” anche gli ucraini stanno sviluppando sistemi per ampliare le proprie comunicazioni che possano essere aerotrasportati, in alcuni casi addirittura tramite droni quadricottero o su “zeppelin”[14].

“Zeppelin” ucraino in test con un ripetitore a bordo ad una quota variabile da 500 ed 800 metri. Si parla di una copertura di 32 km ed una autonomia di 14 giorni.

La lezione appresa

Qual è quindi l’insegnamento, sul fronte delle telecomunicazioni, di questo conflitto giunto oramai al terzo anno ed in cui si registrano solo marginali avanzamenti sulla linea del fronte?

Adesso possiamo riprendere in mano le categorie dei cinque domini in cui lo Spazio esoatmosferico e, soprattutto, il cyberspazio la fanno da padroni.

Anche sul fronte tattico le comunicazioni garantite da Starlink hanno un ruolo permettendo di collegare fra di loro i vari ripetitori sul modello della telefonia cellulare. Gli ucraini poi hanno realizzato dei software su “carrozza” civile ma a standard militare capaci di fondere in una unica soluzione ogni tipologia di dato proveniente da ogni piattaforma sia essa informativa, radio o “manuale”.

Tutto ciò rende necessario difendere l’accesso ad internet della struttura nel suo complesso soprattutto tramite le mai obsolete regole della ridondanza, come è stato fatto per limitare la dipendenza da Starlink, e della preferenza dell’uso del cavo su tutto ciò che wireless.

Il conflitto in Ucraina si pone, almeno secondo si scrive, come un unicum per una quantità di motivi a cui le telecomunicazioni non sfuggono. Se da una parte sono in campo tecnologie avanzatissime come droni terrestri, missili ipersonici e comunicazioni satellitari avanzate dall’altra si scava trincee, denti di drago e pone in opera un numero smisurato di mine. La rete delle comunicazioni dei bombardieri russi è una normalissima rete in HF di tipo aeronautico militare senza protezioni particolari o salti di frequenza. Questo, dato le particolarità dell’aereo , rende noto a tutti gli appassionati la presenza dei vettori; informazione, va detto, il cui possesso è sostanzialmente inutile. Servono poi radio economiche al punto da poter essere distribuite in numeri grandissimi (basti pensare che i soldati russi sulla linea del fronte siano oramai 700-mila) la cui gestione sia parimenti semplice. Pensiamo a quale vero e proprio incubo logistico sia cambiare periodicamente i codici dei vari sistemi di criptazione degli apparati su tecnologia digitale. Anche per questo i russi, giustamente, impiegano per tutta una serie di ruoli di seconda linea degli apparati di provenienza commerciale di scarso valore militare ma di grande utilità.

Un discorso a parte poi meriterebbe la gestione dello spettro elettromagnetico. Strumenti con potenze di vario tipo, radar di ogni possibile tipologia, guerra elettronica, jamming, spionaggio, sovrapposizione con i canali dell’altra parte, un territorio pianeggiante che non presenta ostacoli naturali, un numero di droni spaventoso oltre al normale impiego per le funzioni civili (le zone occupate restano in ogni caso urbanizzate ed oggetto di servizi come polizia, protezione civile, vigili del fuoco ed ambulanze) rendono il quadro complicato oltre ogni possibile esperienza nota. Pensiamo all’ormai irrinunciabile localizzazione via GPS che soffre del jamming di ambo le parti.

È proprio questo l’insegnamento del conflitto, ossia la necessità di non muoversi in modo naif installando uno dietro l’altro ogni dispositivo che ci serve ma di pianificare un flusso delle comunicazioni razionale che preveda un uso efficiente, efficace, ridondante e resiliente dello spettro delle telecomunicazioni.


Glossario:

  • La catena di comando è la struttura gerarchica che definisce le relazioni di autorità e comunicazione all’interno di un’organizzazione, stabilendo chi riporta a chi e come vengono impartiti gli ordini
  • In telecomunicazioni, HF (High Frequency) indica la banda di frequenze che va da 3 a 30 MHz. Questa banda è anche nota come banda delle onde corte e viene ampiamente utilizzata per le comunicazioni a lunga distanza, in particolare dai radioamatori, grazie alla sua capacità di rifrazione da parte della ionosfera.
  • In telecomunicazioni, VHF (Very High Frequency) e UHF (Ultra High Frequency) si riferiscono a due bande di frequenza dello spettro elettromagnetico. VHF comprende frequenze da 30 MHz a 300 MHz, mentre UHF si estende da 300 MHz a 3 GHz. Queste bande sono utilizzate per diverse applicazioni, tra cui comunicazioni radio, televisione e sistemi radar. Operano nel corto e medio raggio.
  • Il salto di frequenza, in inglese “frequency hopping“, è una tecnica di trasmissione che consiste nel cambiare rapidamente la frequenza di una portante radio in modo pseudocasuale, seguendo una sequenza predefinita. Questo processo viene utilizzato per aumentare la sicurezza e la robustezza delle comunicazioni wireless, rendendo più difficile l’intercettazione o l’interferenza del segnale.

Note e riferimenti bibliografici:

  • (Toscana, 1975) Giornalista Pubblicista dal 2005 ha all'attivo collaborazioni con varie testate locali e gruppi stampa.
    Ha gestito un blog e ha prodotto una trilogia di articoli su Ares Osservatorio Difesa incentrati sull’impiego dual use delle tecnologie per la difesa.
    Esperto di Protezione Civile è nel Consiglio Nazionale dell’Associazione Nazionale Disaster Manager.
    Opera attivamente nel volontariato da oltre 25 anni.

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