Geopolitica

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Dossier Libia: Khalifa Haftar in visita a Roma

A poche settimane dalla visita di Giorgia Meloni in Libia, Khalifa Haftar viene accolto per due ore a Palazzo Chigi. Il 28 gennaio Giorgia Meloni si è recata in Libia, un paese che negli anni scorsi è stato colpevolmente “dimenticato”. La Libia è a tal punto centrale che, recentemente, William Burns (direttore della Cia) si è recato a Tripoli (dopo essere stato in Egitto) per un colloquio con Abdel Hamid Dbeibah (primo ministro) e il generale Khalifa Haftar (uno dei principali “candidati” alla presidenza); i principali argomenti di discussione sono stati di carattere energetico (petrolio e gas) e inerenti la lotta al terrorismo (il gruppo Wagner è indiscutibilmente protagonista, soprattutto nella zona di Sirte). Un fattore di prioritaria importanza per il nostro paese è la presenza di gruppi terroristici di matrice jihadista nella regione del Fezzan (confine con l’Algeria): è tristemente noto come tali cellule cerchino finanziamenti per le loro attività sfruttando l’immigrazione clandestina. La situazione politica libica impone all’Italia una “presenza attenta”: il paese continua ad essere “diviso” tra due esecutivi, fondamentalmente entrambi privi di legittimazione. È stato ufficializzato un accordo sul gas che vede protagoniste l’Eni e Noc (azienda nazionale libica degli idrocarburi). La collaborazione prevede un investimento…

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Il tentato golpe in Sudan

A poche ore dal tentato golpe è necessario capire il posizionamento del Sudan e le ragioni della sua instabilità, in chiave geopolitica e gli approcci con i paesi corregionali. Il Sudan ha da tempo un contenzioso “aperto”, insieme all’Etiopia, nei confronti dell’Egitto: nel pressoché totale silenzio mondiale è in via di costruzione la discussa Diga Gerd che sicuramente saprebbe aiutare i primi due paesi menzionati nella fornitura di energia elettrica a quei due terzi di cittadini che tutt’ora non ne possono usufruire. Il piano però, così come concepito, porterebbe ingenti danni alle capacità di volumi di acqua al fiume Nilo e, nonostante la terra dei faraoni sia corsa al riparo attuando progetti atti a minimizzare le conseguenze con ingenti lavori sul delta del fiume, porta a frizioni quasi insanabili tra gli stati coinvolti. In queste ore è in corso un tentativo di colpo di Stato in Sudan e la notizia appena menzionata ci aiuta a comprendere come i rapporti regionali siano tesi da tempo. Il Sudan è da tempo sotto l’influenza del gruppo Wagner e gli investimenti cinesi, soprattutto legati alla costruzione di infrastrutture, sono ingenti. Nelle ultime ventiquattro ore la capitale Khartoum è attraversata da esplosioni e spari che…

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La strategia musicale nella propaganda iraniana

La scelta del governo di Teheran e della propaganda iraniana al fine di “risvegliare” la popolazione con dei video musicali. N.B. l’analisi è compiuta sulla base del testo sottotitolato in lingua inglese. Alcune informazioni non verificabili in rete sono state fornite da una fonte che ha richiesto il totale anonimato. Bush (2010): “L’obiettivo principale dei terroristi è la brutale oppressione delle donne e non solamente in Afghanistan” …Per la paura in ogni momento Per la disperazione fino al decadimento Per l’esplosione e il sangue delle mie sorelle Forzato, baciando i soldati nemici Per tutti i confinamenti e la povertà Per un desiderio di dormire in pace Per un paese che è diventato una base militare statunitense Per questi matrimoni forzati Per sguardi sporchi lascivi (malocchio) Per vicoli e schegge di proiettili consumati Per la nostra terra e la sua estinzione Per piaceri e viaggi proibiti Per le chiacchiere senza senso di celebrità inutili Per la madre che in questo momento manca Per il nemico che sorride Ti ho scritto per il futuro Per te, la ragazza della porta accanto (mia vicina) Non lasciare che la tua casa si rovini come le nostre Non lasciare che i tuoi sogni diventino come…

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La Conferenza di Baghdad

Il 20 dicembre la Francia ha organizzato una conferenza ad Amman e la scottante questione irachena è stata uno dei temi caldi. Come già avvenuto nel 2021, Emmanuel Macron ha nuovamente organizzato una tavola rotonda denominata “Conferenza di Baghdad” nella cornice di Amman, capitale della Giordania. Hanno presenziato rappresentanti dell’Unione Europea, dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, del Consiglio di Cooperazione del Golfo, della Lega Araba, dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica, il presidente egiziano Al Sisi, il primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, l’emiro del Qatar e ministri degli esteri di Turchia, Iran e Arabia Saudita. La sede non è stata scelta casualmente dato che il presidente francese ha sempre cercato di coinvolgere la monarchia hashemita per incrementare il suo ruolo all’interno delle dinamiche regionali a fronte di un’alta credibilità agli occhi delle diplomazie occidentali. L’Iran A margine dell’incontro si è discusso anche di alcuni temi caldi riguardanti l’Iran: l’accordo sul nucleare e il sostentamento militare-tecnologico fornito al Cremlino; il capo della diplomazia della Repubblica Islamica ha inoltre incontrato Josep Borrell (Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea). Il focus dell’incontro è stato il cambio di governo in Iraq: il premier e i membri del gabinetto sembrano soggetti a forti influenze iraniane…

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Al Zawahiri: redivivo o araba fenice?

La nuova politica internazionale dopo la morte di Ayman al Zawahiri. Il 31 luglio 2022 è stata una data che passerà alla storia nella lotta contro il terrorismo globale: Ayman al Zawahiri è morto per mano di un’operazione americana (un drone della CIA); questa è la terza missione conclusasi con successo nel 2022 dopo l’eliminazione di due esponenti al vertice del Califfato Islamico (Abu Ibrahim Al-Hashemi al-Quraishi, a febbraio e Maher Al-Agal a luglio).Quanto avvenuto non ha un’importanza unicamente strategica in quanto “decapitare” un gruppo terroristico (la cui caratteristica principale è la forte decentralizzazione che fa sì che i numerosi affiliati nelle varie parti del globo non dipendano direttamente dalla leadership centrale) pone comunque in difficoltà l’organizzazione chiamata a riorganizzarsi, ma ha un fortissimo impatto per gli Usa a livello politico internazionale che, dopo numerose disfatte, riesce a riconfermare la propria centralità sul piano strategico. Il leader Al Zawahiri Al Zawahiri, medico egiziano, a seguito della morte di Osama bin Laden nel 2011 (ad Abbottabad, in Pakistan) era diventato il massimo leader di Al Qaeda; in realtà si può facilmente ipotizzare che il loro operato fosse congiunto fin dagli esordi dato che il primo era la mente e lo stratega…

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Il Sahara, la terra del nuovo califfato islamico

L’ISIS in Nordafrica. Il Mali è un Paese che potrebbe giocare un ruolo fondamentale nello scacchiere del potere jihadista. Infatti, proprio in quell’area, Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) ha delle basi logistiche fondamentali. Tale affermazione è confermata dal fatto secondo cui gli europei rapiti nel recente passato fossero detenuti in questi luoghi, con la complicità della popolazione locale. Nella suddetta zona è presente quella che viene ritenuta la casa del popolo Tuareg, costoro si ritiene abbiano stretto una forte collaborazione con il Fronte Polisario, la cui sede si trova nella provincia algerina di Tinduf. Tale regione è denominata Azawad ed è rimbalzata agli onori delle cronache nel periodo della destituzione di Mu’ammar Gheddafi: il Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad (Mnla) avrebbe fornito un numero ingente di combattenti per infoltire le file dei fedeli al leader libico. Il Movimento si è sempre impegnato nel richiedere l’indipendenza di tre regioni del nord del Mali: Timbuctu, Gao e Kidal. L’attività nella zona Azawad, propriamente termine geografico, si può assumere che oggi venga utilizzato per riferirsi alla regione popolata da individui di lingua Tamashek, la lingua dei Tuareg. Tale rivendicazione non è sfuggita alle alte sfere di Al-Qaeda, che hanno così stretto contatti con…

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La pauperizzazione della geopolitica

La nuova condotta delle guerre. Nell’estate del 2014 papa Francesco parlò di una Terza guerra mondiale. I conflitti di cui siamo testimoni oggi ricordano delle guerre premoderne perché non condotte da eserciti regolari, ma da signori della guerra, terroristi, miliziani e mercenari. L’obiettivo è semplicemente una conquista territoriale al fine di garantirsi risorse e soggiogare al proprio volere intere popolazioni. Una guerra di “vecchio stampo” come quelle conosciute nel corso del ‘900 non si replicherà, perché l’obiettivo non è creare nuove autorità statali o almeno non intese nel senso classico del termine. L’assordante realtà che si delinea è che le vittime principali di questi contrasti sono e saranno i civili. Le statistiche riportate dalle principali organizzazioni umanitarie narrano un’escalation del numero di vittime negli ultimi anni. I casi eccellenti Come casi eccellenti a testimonianza di quanto la globalizzazione abbia confuso gli stessi popoli potrebbero essere citati la Siria, l’Iraq e la Libia; infatti la stabilità stessa di molti regimi autoritari è stata compromessa e ciò ha condotto ad una scarsa coscienza politica e delle proprie condizioni. Le varie situazioni in cui si è creato un vuoto di potere in Nord Africa e Medioriente non hanno condotto a scontri finalizzati alla…

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I nuovi Stati guscio

La recente storia delle guerre per procura. Il primo tentativo di costituzione di uno Stato guscio è stato intrapreso decenni orsono attraverso il concetto di privatizzazione del terrorismo da parte dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Arafat è stato capace di riunire una confederazione di gruppi armati, sostenuti da numerosi sponsor internazionali, al fine di dar vita ad un’unica organizzazione capace di autofinanziarsi. Così facendo il leader palestinese è riuscito ad ottenere la gestione di un territorio senza però essere vincolato dagli attori internazionali coinvolti perché il sistema “matrioska” di finanziamento li delegittimava dal porre condizioni. Si è venuto così a creare il primo esempio di Stato guscio: una sorta di entità statale che possiede le tipiche infrastrutture nazionali ma che manca del suo corpo centrale: il diritto all’autodeterminazione. Nella Guerra Fredda Furono numerosi gli Stati guscio che si crearono nel periodo della Guerra Fredda: gli sponsor finanziavano attori non statalmente riconosciuti (le bande di guerriglieri armati erano in cima alla classifica di gradimento in tale coinvolgimento) affinché destabilizzassero il Paese oggetto dell’interesse che, successivamente, si sarebbe ritrovato pronto ad accettare le condizioni poste. Questo fenomeno, diffusosi negli anni ’70 e ’80 è giusto definirlo “guerra per procura in chiave…

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